1. Lexotan

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Pov's Christian

Nella testa ancora mi rimbombava il ritmo di ogni canzone di matrice latina quando, dopo aver terminato la serata del grande evento pugliese per il quale ero stato selezionato come ballerino ufficiale dopo aver affrontato una serie di casting infiniti, mi trovai seduto sul comodo sedile in pelle nera del Van, con la testa poggiata contro il finestrino oscurato, con fare stanco, che mi avrebbe trasportato, così come i ballerini seduti al mio fianco, all'hotel che era stato scelto dall'azienda stessa.

Quando arrivammo presso il grande hotel in stile moderno, scarsamente illuminato all'esterno nonostante fosse ormai notte piena, percorremmo il viottolo ciottolato per poter poi entrare dentro quella struttura incredibilmente luminosa all'interno, ritirando ognuno alla reception la propria card con la quale avremmo potuto aprire le porte di ogni singola e propria camera.

Purtroppo o per fortuna, fui uno degli ultimi a ritirare quella card, trovandomi così a salire le scale da solo per raggiungere il secondo piano, mentre le gambe, incredibilmente stanche, minacciavano di cedermi da un momento all'altro se non mi fossi quantomeno seduto.

Quando mi trovai davanti la mia camera, grazie alla card che passai sul sensore aprii la porta, godendomi la solitudine che quello spazio aveva da offrirmi.

Iniziai a spogliarmi mentre raggiungevo il bagno, adiacente alla stanza principale, lasciando per la strada, sul pavimento, le scarpe, la maglia, i jeans, i calzini e infine i boxer, entrando nel box doccia per poter girare la manopola dell'acqua che prese a scorrermi, bollente, addosso, eliminando in parte quello stress fisico al quale era stato sottoposto il mio corpo, rimasto per gran parte della giornata sotto il sole cocente del mese di Luglio.

Uscendo dalla doccia, gocciolante, mi premurai a legarmi in vita quell'asciugamano bianco, riportante il logo dell'hotel in rosso, estremamente morbido e poggiato sopra il mobiletto accanto al lavandino, prendendo poi un secondo asciugamano per poter frizionare quei ricci che mi ricadevano altrettanto gocciolanti sulla fronte.

Con l'asciugamano intorno al collo uscii dal bagno, avvertendo la ricorrente sensazione di oppressione al petto che mi portó ad avvicinarmi al mio borsone, ricercando quella piccola confezione che solitamente tenevo sempre a portata di mano, quella del Lexotan.

Infatti la trovai subito.

Cacciai da quella scatola la piccola e conoscente boccetta in vetro marrone, prendendo un po' del liquido contenuto grazie al contagocce e, come d'abitudine, presi le mie solite venti gocce, mettendo via tutto prima di gettarmi sul letto dalle coperte fresche e pulite.

Rimasi qualche minuto a fissare il tetto dalle rifiniture angolari dorate, alzandomi poi da quel letto con la voglia di bere qualcosa, sapendo che se fossi rimasto sdraiato su quel materasso in attesa che quelle gocce facessero dannatamente effetto, l'oppressione al petto mi avrebbe schiacciato fino a farmi mancare l'aria.

Aprii il piccolo frigo-bar posizionato nelle vicinanze del letto, facendo una smorfia infastidita nel non trovare alcun tipo di alcolico.

E sapevo che non avrei dovuto bere alcolici assumendo ansiolitici, il medico me lo aveva ripetuto fino allo sfinimento, così come mi aveva informato delle possibili gravi conseguenze, ma non mi era mai importato, non avevo niente da perdere.

Con l'idea di chiamare qualche cameriere o qualcuno di simile per farmi portare ciò che desideravo, feci per alzare la cornetta del telefono sul comodino ma venni preceduto dal rumore di un bussare alla porta che mi obbligó ad alzarmi per andare ad aprire

«Buonasera signor Stefanelli, scusi se la disturbo, mi hanno incaricato di fare il giro delle stanze delle persone appena tornate per sapere se servisse qualcosa e... Mi mancava solo lei, quindi... Le serve qualcosa?»

Eclissi |Zenzonelli| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora