Mi giravo i pollici stesa nel mio letto, fissando il soffitto, incapace di stare ferma.
Non avevo mai avuto così tanta ansia in vita mia. Per mia fortuna Erik non tradó molto. Quando lo vidi attraversare la porta della mia stanza balzai sul letto, quasi sull'attenti, ci mancava solo la mano tesa verso la fronte.
-cosa ti ha detto?- gli domandai troppo velocemente, anche un cieco avrebbe notato la mia agitazione.
-Fred ha detto che il concilio l'ha convocato d'urgenza oggi pomeriggio alle 17- rispose sedendosi vicino a me sul letto. Lo vedevo triste, e lui non lo era mai. Mi chiesi cosa dovessi fare.
-non è stata colpa sua, questo il concilio lo capirà-
-Angy...- fece una pausa che corrispondeva a un lungo sospiro pieno di amarezza -hanno lanciato la stella rossa-
Avevo quasi le lacrime agli occhi. Fred non era il mio Peotettore, ma comunque vivevamo a stretto contatto essendo quello di Mary e mi ci ero affezionata. Il fatto che il concilio avesse lanciato la stella rossa significava solo una cosa... Pensandoci mi venivano i brividi e potevo immaginare la preoccupazione di Erik per il suo migliore amico, ma non potevo nemmeno lontanamente immaginare la paura che Fred doveva provare in quel momento.
-mi dispiace- fu l'unica cosa che riuscì a dire, poi mi sostai leggermente verso di lui. Gli appoggiai, inizialmente, la mano sulla spalla con timidezza, poi mi lasciai andare e lo abbracciai. Stranamente ricambiò l'abbraccio.
Rimanendo in quella posizione per non so quanto tempo, ero uscita completamente dal mondo. Poi mi staccai e gli dissi -andiamo anche noi-
-cosa? Non ci faranno entrare senza un motivo preciso-
-un motivo lo abbiamo, diciamo che vogliamo supportare il nostro amico prima dell'eseguzione-
-non conosci il concilio Angelica-
Il fatto che mi avesse chiamata angelica significa che era triste o arrabbiato. Era più probabile la prima opzione.
Alla nostra conversazione seguì un lungo moneto di silenzio che servì a entrambi per pensare.
Dovevo assolutamente andare a parlare con i capi del concilio. Volevo spiegargli quello era successo davvero con i tre demoni e Mary, volevo risuscire a salvare Fred e volevo che il Capo supremo aiutasse mia sorella che era in ospedale da quasi trenta ore.
Con questi pensieri mentivo a me stessa. Cercavo di auto convincermi che il motivo per cui volevo andare al conciolo fosse quello. In realtà coprivo solo la verità con un sottile velo di bugie. La verità era che volevo farmi fare la delega per uccidere senza regole i demoni.
Purtroppo noi Salvatrici avevano un codice lunghissimo di regole che, se no venivano rispettate, o anche solamente aggirate, potevano toglierti il potere e cancellarti completamente la memoria.
Queste regole ci limitavano nei combattimenti, facendo partire i demoni avvantaggiati.
Mentre pensavo a queste cose mi venne in mente che Erik poteva leggere nel pensiero. Se avesse scoperto ora le mie intenzioni non mi avrebbe mai fatta andare, sapendo bene che c'era il 2% di possibilità che accettassero la mia proposta.
Eppure il mio Portettore non dava nessun cenno di dissenso. Contiuava a guardare il voto.
Quanto avrei voluto avere anche io il suo dono, entrare nella sua mente e esplorare l'immenso mare dei suoi pensieri.
-tu ci vai vero?- era una domanda retorica, sapevo già la risposta.
-si-
Come mi aspettavo. Non avrebbe mai abbandonato il suo migliore amico.
Finì così la nostra conversazione.
Dopo un pó vidi il corpo di Erik diventare bianco, poi di nuovo del suo colore roseo naturale, poi ancora bianco e continuò così a intermittenza per qualche secondo, segno che la trasformazione stava iniziando.
Si rimpicciolì gradualmente diventando un piccolo topolino bianco.
Mi sporsi dal bordo del letto e lo afferrai con la mano.
-cosa sai facendo?- non mi ero accorta che alla fine della prima parola qualcuno era entrato nella stanza.
-Angelica... Parli con il topo?- fortuna che non era Rosa altrimenti lo avrebbe ammazzato e mi avrebbe fatto disinfettare le mani per un mese intero.
Guardai Marcus. Poi di nuovo il topo. Stavo per mettermi a ridere, ma mi trattenni.
Lanciai Erik sul cuscino sperando di centrarlo. Già che era stupido se fosse finito contro a un muro non immagino cosa questo avrebbe provocato agli unici due neuroni che ballavano nel suo cervello.
Mi sedetti sul letto e risposi con una parola che mio pradre adottivo non poteva capire -fiesolo-
-perché sono venuto qui?- chiese più a se stesso che a me.
Feci spallucce e l'uomo, terribilmente confuso, uscì dalla stanza tirandosi dietro la porta.
-puoi tornare normale Erik- mi voltai a guardare il cuscino.
Il topino bianco non c'era più.
Lo chiami di nuovo mentre cercavo nelle coperte, sotto al letto, negli angoli della stanza...
Mi era preso il panico. Chiunque così piccolo poteva schiacciarlo, poiché una volta animale i protettori potevano essere visti e toccati.
Dopo 10 minuti che cercavo mi venne un illuminazione.
Quell'idiota era andato all'esecuzione di Fred senza di me, approfittando del mio momento di distrazione con Marcus.
Guardai l'orologio. Erano le 16:50.
Cavolo se ero in ritardo, mancavano solo 10 minuti prima del processo.
Dovevo volare, letteralmente.
Presi nel doppiofondo del mio cassetto della scrivania la chiave delle salvatrici, l'oggetto senza il quale non sarei riuscita ad entrare al concilio.
Corsi fuori casa con la scusa che andavo a trovare delle amiche e mi rifugiai nel retro del condominio.
-aia volvai- dalla mia schiena spuntarono le mie amate figliole bianche: le mie ali.
Era stata una soddisfazione indicibile quano me le avevano donate dopo l'esame per Salvatori. Avevano la straordinaria lunghezza di due metri, erano coperte di piume bianche come il latte ed erano forti e veloci. Soprattutto veloci.
Spiccai il volo. Sentire l'aria fredda che mi pungeva la faccia non era una bella sensazione, ma un leggero dolore si sopportava pur di poter volare senza bisogno di aerei. Affiancare gli uccelli, superare la velocità dei missili, riuscire a girare il mondo in poco più di un ora...
Quando mi impegnavano raggiungevo anche i 35000 km/h ed era favoloso superare il muro del suono, sentire il rumore tipico di quando questo viene sfondato dal mio corpo e poi sentire, una volta a terra, arrivare il rumore del mio volo dopo di me. Era davvero una cosa che pochi potevano provare.
Raggiunsi il luogo stabilito in 2 minuti. Avrei potuto usare il teletrasporto, ma non ero ancora capace di coprire distanze più grandi di un chilometro. Sarei arrivata al concilio esausta.
La sede era una piccola baita sulle alpi che facevano da confine con la Francia.
Nevicava così fitto e fiocchi erano così grossi che non vedevo a un palmo dal mio naso.
Vagai nel bianco dei fiocchi finché non sbattei contro qualcosa di duro. Bussai 5 volte con intervalli di tre secondi tra una botta e l'altra. Era un modo per far disattivare gli scudi. Se qualcuno che non conosceva questo codice avesse bussato alla baita, una volta entrato, si sarebbe ritrovato in una piccola casetta diroccata e abbandonata.
La porta si spalancó da sola ed entrai chudendomela alle spalle.
***
-Angelicaa- un bambino mi corse incontro urlando.
-ciao Odraigub- no, non era un soprannome, si chiamava proprio così. Il cocilio lo aveva trovato abbandonato non troppo lontano dalla loro sede e lo aveva accolto in casa sua crescedolo e istruendolo per diventare Protettore. Quando lo avevano trovato ripeteva sempre questa parola "Odraigub" così avevano deciso di chiamarlo in questo modo. Lo so, fa schifo come nome infatti io lo chiamavo sempre Odry.
Lo presi in braccio. Aveva i capelli neri e gli occhi uguali. Era un po inquietante quando tu fissava, ma comunque molto dolce, sempre sorridente è caratterizzato da quella spensieratezza dei bambini.
Gli diedi un bacio sulla guancia. Si mise a ridere dicendo che gli facevo il solletico e mi chiese di farlo scendere con la sua vocina sottile.
Appena toccó il tappeto rosso inzió a correre verso le colonne della navata centrale urlando e ridendo.
Percorsi tutta la navata correndo e raggiunsi il palco sul quale c'erano due sedie custodite da una guardia.
-concilio o sala addestramento?- mi domandó Murdor quando avevo finito i tre scalini che mi separavano dalle sedie enormi.
-come vanno le analisi?-
Murdor soffriva di depressione. Era sempre triste e a volte si ritirava da qualche parte a piangere. Un paio di volte aveva anche tentato il suicidio. Io però gli volevo molto bene e gli avevo consigliato un analista che lo aiutasse.
-normale- rispose con voce piatta e occhi semichiusi.
Non sapevo più cosa dire, l'unica parola che uscì dalla mia bocca fu -concilio-
Murdor si spostó e mi fece sedere sulla sedia oro e rosso alla mia sinistra.
Disse una serie i parole in un dialetto strano e la sedia precipitó nel pavimento.
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Aia volvai: formula per far comparire le ali.
Fiesolo: formula per cancellare la memoria (Due minuti, Livello base)-------------------------------
SPAZIO AUTRICE:
La canzone "the show must go on" mi ha fatto provare tristezza che si rispecchia nella figura di Murdor.
Mentre la canzone "Poisoned with love" mi ha fatto provare un senso di spensieratezza che ho inserito nel personaggio di Odraigub.

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Demons Run
FantasíaEx Concorso di scrittura di Atena99 Ho intenzione di continuare questa storia appena avrò terminato tutti gli altri progetti che ho iniziato :) Copertina realizzata da @JennyKravenn