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Una ragazza che non sa cosa vuole dalla vita, una ragazza insicura, timida, con mille problemi e paranoie, pensieri strani e lei stessa, considerata strana. Sembra la trama di una storia da quattro soldi, con la solita protagonista, che magari, si magia anche i pancakes a colazione. Ma questa non è una storia dâ quattro soldi, ma una storia non di una banale ragazzina, a cui, pertanto, i pancakes non piacciono. (Piccola premessa, per chi se lo aspetta, in questo libro non si parlerà di amore, almeno all'inizio, al massimo ci saranno piccoli accenni.)

Il primo giorno delle superiori, doveva essere un giorno speciale per Sonia, un giorno di rinascita, il giorno in cui si sarebbe allontanata da tutti i suo problemi, il giorno in cui la sua timidezza doveva cominciare a scomparire. Fu accompagnata dai nonni, dato che loro abitavano nella città in cui si trovava il liceo della ragazza, mentre lei, invece, abitava in un piccolo paesino in cui non era presente alcuna scuola superiore. Scese dal furgone da lavoro di suo nonno, prese lo zaino azzurro, chiuse la portiera e dopo aver salutato i nonni si avviò per la scuola. Cominciò a sentire molta ansia, cosa che lei, ancora non aveva scoperto in se stessa. Continuava a deglutire, socchiudendo gli occhi di tanto in tanto prendendo fiato, quasi come se le mancasse. Non era vestita affatto bene, e lo sapeva. Indossava dei jeans semplici, una felpa con dei brillantini che formavano il logo della marca e vecchie scarpe. I capelli biondi erano in uno stato pietoso. Se li era fatti accorciare poco tempo prima, ed era sicuramente stato uno degli errori più grandi della sua vita, insieme alla decisione di farsi la frangetta, che con i capelli leggermenti mossi e crespi che aveva, le stava tutt'altro che bene. Non si era truccata, non lo aveva mai fatto. Sotto gli occhi aveva due grosse occhiaie viola accompagnate dalle borse. In poche parole, si può benissimo capire, che Sonia era una della ragazze che meno venivano apprezzate, semplicemente perché si vestiva in modo infantile. Alche il suo modo di pensare era infantile, nonostante, ormai da tre mesi avesse compiuto quattordici anni. A metà del viottolo che portava alla scuola, notò che molti ragazzi erano ad aspettare il trillo della campanella per entrare. C'era un grande frastuono, i ragazzi delle classi prime andavano in cerca dei loro nuovi compagni di classe che, se tutto fosse filato liscio, sarebbero rimasti tali per cinque anni. Essendo timida, Sonia, si mise a cercare i suoi vecchi compagni delle medie, nonostante nessuno di essi le stesse pienamente simpatico. Sapeva, che come lei, molte persone del suo paese avevano scelto quella scuola, chi per l'indirizzo del musicale, chi per quello di economia e chi, come lei, quello di scienze umane. Perché aveva scelto quella scuola? Per prima cosa le piacque molto la sua architettura, fatta interamente da mattoni rossi, una struttura nuova, costruita solo nel 2008, per seconda cosa, perché la psicologia la affascinava e infine perché in cuor suo sapeva di non essere brava in molte cose, tranne che nel disegno. Nel disegnare era un vero portento. Sarebbe voluta andare in un artistico, sarebbe stata la scuola che avrebbe scelto, soltanto che tutti le dicevano che non la avrebbe portata da nessuna parte, ancor prima di confessare il suo desiderio di frequentare quel tipo di scuola, perciò, decise che era meglio optare per qualcosa che la avrebbe portata a fare qualcosa quando sarebbe arrivato il momento. Cominciò a cercare ovunque, nel grande piazzale posto lì davanti, in cui era stata messa una strana struttura in ferro come decorazione, che non appariva aver senso. Ad un certo punto vide una ragazza che conosceva e le andette incontro, più tardi si accorse che anche molte altre persone che conosceva stavano in quella cerchia a condividere le loro ansie per il primo giorno di scuola. Sonia sapeva che non sarebbe stata in classe con nessuno di quei ragazzi, perché suo padre, dopo ciò che le era successo alle medie, decise insieme a sua madre di farla mettere in una classe dove nessuno di essi era presente. Cominciarono tutti a parlarle, ma come se fosse stata una bambina, cosa che odiava terribilmente. Rispondeva ad ogni domanda non facendo caso al tono che usavano con lei. Alle 8:00 precise suonò la prima campanella, così come tutti gli altri ragazzi, anche Sonia si avvicinò all'entrata, anche se notò che alcuni ragazzi non lo fecero. Entrò all'interno della scuola. Nonostante la miriade di persone presenti intorno a lei, tra studenti, professori e collaboratori scolastici, si sentiva sola e allo stesso tempo in imbarazzo. Presto vide avvicinarsi a lei una donna con i capelli corti, grigi, molto magra e piuttosto alta, che all'inizio era distante da lei solo pochi metri. <<Ciao. In che classe sei?>> Le chiese con una gentilezza immane. Le disse che sarebbe stata nella classe 1 A e lei, le rispose che i ragazzi di prima sarebbero entrati alle 9:00. Capì immediatamente perché tutti quei ragazzini fossero rimasti all'esterno. Uscì dall'enorme porta, non prima di aver ringraziato la donna, per dirigersi nuovamente nella piazzola. Si sedette su di una panchina in marmo posta al di sotto di una finestra. Prese il cellulare, con cui passò quella lunga ora. Una volta sentita suonare la campanella si alzò e notò che tutti i ragazzi rimasti al di fuori si dirigevano quasi correndo verso l'entrata principale, da dove lei, era uscita proprio un'ora prima. Inizialmente con passo lento, più tardi sempre più veloce, decise anche lei di avviarsi nuovamente all'interno della struttura. Raccolse dalla panchina di marmo il suo zaino azzurro.in quel momento si rese conto che era quasi vuoto, se non fosse stato per l'astuccio rosso e il piccolo diario. Se lo fece scivolare lungo il braccio finché la bretella non toccò la spalla, alche lo lascio andare. Accortasi di non sapere come tenere le braccia, se non lungo il corpo, cosa che odiava estremamente, tirò sulla spalla anche la seconda bretella dello zaino, dopo di che, ripose il cellulare nella tasca dei jeans e poggiò le mani sulle due bretelle. Le si avvicinò nuovamente la stessa donna che senza che lei le dicesse prima qualcosa, indicò un,'aula, posta all'angolo del piano terra. Si diresse immediatamente in quella direzione, ringraziando nuovamente la donna. Adesso, quasi tutti i nuovi studenti erano spariti dal piazzale interno. Avvicinandosi all'aula dalla donna assegnata, Sonia si accorse che al di sopra della porta, la cui anta più piccola era chiusa, era presente un foglio di carta plastificato con su scritto il nome della classe. Oramai era sicura che quella fosse la sua classe. Entrò con molto timore, ma con sua grande sorpresa, si accorse presto che non era presente alcun professore. Si rese conto anche che tutti i banchi erano stati occupati, tranne uno, in fondo, dalla parte della finestra, esattamente come piaceva a lei. Si ritrovò, appunto, accanto ad una ragazza molto più bassa di lei, occhi castani, esattamente come i suoi capelli, schiariti però sulle punte. Indossava una grossa t-shirt colorata e dei semplici jeans a palazzo. La salutò. Infondo sarebbe stata la sua compagna di banco per un bel po', perciò si fece coraggio. La ragazza alzò la mano e le sorrise. Chiese a Sonia come di chiamasse, e lei prontamente ripeté il suo nome a voce squillante, cosa che ormai, nella sua vita aveva fatto tantissime volte. <<E tu?>> Le domandò lei, al cui si sentì dare una risposta in men che non si dica. Si chiamava Camilla.

*Piccolo appunto. Questo primo capitolo risulterà noioso e banale, ma vi assicuro, che presto, di banale non ci sarà nulla. Questo sarà un libro in cui il narratore esterno parlerà anche male delle decisioni della protagonista e delle sue ossessioni e non si cercherà di giustificarla per ogni cosa che essa cerca di fare, specialmente se sbagliata. Io so già come finirà questa storia. Piccolo spoiler: riguarderà anni di vita della protagonista e non solo uno, non ci saranno pause tra un anno scolastico e l'altro ma si racconteranno anche le emozioni vissute in estate, anche se, mi pare ovvio, saranno molte meno di quelle degli anni scolastici. Perciò, non aspettatevi una storia breve che si legge in un giorno. Sarà molto lunga, secondo i miei calcoli.*

La vostra, SofyFantasy

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