Anche questo fine settimana passava e Sonia, nonostante il suo dolore per tutto quello che succedeva quando tornava a casa sua, faceva finta di essere felice, faceva finta di aver perdonato sua madre per tutto quello le aveva fatto negli anni, anche da più piccola.
Sonia, ormai da un po'di tempo, aveva cominciato a dire in giro di star passando un brutto periodo. Normalmente una persona che sta male non racconta quasi a nessuno ciò che prova, mentre invece era quello che Sonia faceva. Forse per attirare l'attenzione? Esatto. Era proprio quello che voleva fare. Farsi compatire era il suo primo obbiettivo, cercare di fare pena alle persone per poter essere loro amica. Stranamente non funzionava mai. Eppure era questo che voleva. Amici, prima di ogni cosa. Ma non capiva che il suo atteggiamento, il suo modo di fare, il modo in cui di approcciava a gli altri non faceva altro che allontanare le persone. Era il vittimisti e l'infantilismo che rendevano per lei le cose difficili. E per quanto si possa pensare che fosse un modo stupido di trovare amici, Sonia stava male quando non la sua strategia non funzionava, cioè tutte le volte. Solo con Alice non parlava di queste cose, con lei si divertiva, scherzava, ci stava bene e non aveva bisogno di attirare ulteriori attenzioni si di lei, anche se qualche volta, effettivamente, aveva notato che le stava molto distaccata.
Per quanto riguardava Camilla, la situazione era ancora in sospeso. A volte ci parlava, ci scherzava, si scrivevano, ma niente di più. Alla fine, Sonia, decise di essere bisessuale.
Durante le settimane continuava ad andare dietro ai ragazzi, forse per distrarsi dalla questione di Camilla. A volte si chiedeva come le facesse a piacere una ragazza così semplice, apparentemente piena di difetti. Ma si accorse presto che erano proprio quelli che tutti, compresa Camilla, consideravano difetti, per Sonia erano le cose che la rendevano unica. Unica e bellissima.
Una cosa a cui Sonia darà peso solo dopo anni, è il fatto che il suo unico mondo era lei stessa. Viveva in un piccolo mondo dentro di lei dove l'unico abitante era la sottoscritta, insieme ai suoi miliardi di pensieri. Che quella ragazzina di quattordici anni, non era mai stata realmente se stessa, aveva sempre compresso tutto dentro di lei, spinto nell'inconscio. Non aveva uno stile proprio, un carattere, una sua idea, una personalità, non si era mai divertita veramente e non era mai stata felice realmente.
I miliardi di occhi rinchiusi in lei le mostravano mondi diversi in momenti diversi, guardava il mondo anche con gli occhi di chi aveva intorno, ma sempre con un pizzico di nostalgia e invidia. Eppure le vite degli altri non erano tanto meglio della sua, semplicemente, le altre persone cercavano di viverla al meglio, mentre Sonia, cercava di vederla in un modo che non esisteva.

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