CAPITOLO 1: L'ULTIMO PRIMO GIORNO

55 3 0
                                    

Erano le sette di mattina quando suonò la sveglia. Salvatore si svegliò a fatica, non era più abituato ad alzarsi la mattina presto.
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il cielo azzurro fuori dalla finestra e sentì il silenzio della città ancora dormiente.
Passò qualche minuto prima che si alzasse dal letto. Fece colazione e subito dopo andò in bagno a lavarsi la faccia, i denti e a sistemarsi i capelli. Prese dei vestiti che aveva preparato la sera prima: una maglia bianca con delle scritte in giapponese e un jeans corto che gli arrivava poco più sotto delle ginocchia.
Dopo essersi preparato uscì di casa per andare a scuola. Salvatore era euforico per questo nuovo anno scolastico, avrebbe rincontrato i suoi amici, ma era anche un po' malinconico, quello sarebbe stato l'ultimo anno da ragazzo, poi sarebbe diventato un adulto.
Casa di Salvatore non era lontana dalla scuola, ci andava ogni giorno a piedi. Gli piaceva passeggiare da solo a quell'ora, non c'era il casino della città che c'è durante il giorno, così poteva pensare senza distrazioni. Di solito meditava su se stesso. Oppure, a volte, canticchiava qualche canzone nella mente.
La maggior parte delle sue canzoni preferite sono tutte romantiche. Una di quelle che preferiva di più era "Mi manchi" di Aka7even, forse era la sua preferita, sembrava che fosse stata scritta per lui.
Quando era quasi arrivato vicino al cancello del viale della scuola vide il suo migliore amico, non si incontravano da tre mesi.
"Ce l'hai fatta finalmente. Scommetto che sei stato mezz'ora a guardarti allo specchio solo per sistemarti i capelli."
Un ragazzo alto, con il ciuffo dei capelli alzato su un lato e i lati sfumati. Aspettava appoggiato con una spalla al muro e con il telefono in mano. Aveva una maglia dello stesso colore del mare che si intonava con le sue scarpe, azzurre e bianche. Per finire indossava un pantalone bianco con degli strappi.
"E io scommetto che sei stato troppo indeciso su quale maglia indossare."
"Ridi ridi. L'azzurro del Napoli non si tradisce mai."
"Mi sei mancato questa estate Diego."
"Anche tu amico mio. Però sai com'è, ho dovuto viaggiare per tutta l'Italia per il torneo."
"Deve essere stato difficile rimanere tutto il tempo in panchina."
Diego fece una smorfia annoiata mentre Salvatore rise per far capire all'amico che scherzava.
Diego faceva parte della squadra giovanile del Napoli, ma la maggior parte delle partite rimaneva sempre in panchina a guardare gli altri giocare.
I due continuarono a parlare di quello che avevano fatto quell'estate finché non arrivarono gli altri compagni di classe, tra cui anche Luca e Lorenzo, gli altri due del gruppo: Lorenzo era il più bravo della classe, indossava degli occhiali e ha sempre una camicia, i suoi amici pensano che abbia centinaia di camicie. Discute sempre con Diego essendo il suo esatto opposto.
Luca è più silenzioso ma riesce sempre a mantenere l'equilibrio nel gruppo. È un ragazzo neutrale che all'apparenza può sembrare che non abbia carattere ma è molto più sveglio di quanto sembri, preferisce osservare e prendere una decisione piuttosto che discutere. Il suo sogno, infatti, è quello di diventare un giudice.
Passò poco più di un minuto quando, d'improvviso, Diego diede un colpo sulla spalla di Salvatore per fargli notare dell'arrivo di due ragazze, Rebecca e Martina.
La prima aveva i capelli biondi dorati con degli occhiali argentati, dei jeans e una maglia bianca a maniche corte. Molti la ritenevano una delle più belle della classe, altri addirittura della scuola. Ha un sorriso che farebbe innamorare chiunque, ma Salvatore non ci fece quasi caso a lei, era concentrato sull'altra ragazza, Martina. Ogni volta che la guarda sente sempre la stessa sensazione nello stomaco, come se avessero liberato uno sciame di farfalle dentro di lui. Lei, per Salvatore, era la più bella di tutte, non solo della classe o della scuola ma di tutto l'universo, forse esagera ma non ha mai visto una ragazza più bella di lei. Aveva i capelli neri come il cielo di notte che nasconde tutti i suoi misteri e la sua bellezza nell'oscurità dove solo le stelle gli offrono la luce e le stelle di quel cielo erano i suoi occhi castani che con la luce del sole diventano dello stesso colore dolce del miele. Salvatore ci si tufferebbe dentro ogni volta che li vede e ci rimarrebbe ore senza pensare più a niente.
Ogni volta che Salvatore vedeva quegli occhi pensava, che se avessero vissuto quattromila anni fa, lei sarebbe stata una degna avversaria di Afrodite, ed era sicuro che l'avrebbe battuta a mani basse.
Indossava dei jeans bianchi ma, invece della maglia bianca, come l'amica, aveva una felpa nera con le maniche così lunghe che le arrivavano fino al palmo delle mani.
"Ci hai parlato?" Chiese Diego appena le due passarono.
"No, non riesco a trovare il coraggio dopo quello che è successo."
"Dovrai farlo prima o poi, lo sai vero?"
Salvatore annuì con la testa e con i suoi amici si incamminò verso il viale che portava all'entrata della scuola.
Suonò la campanella e tutti entrarono dirigendosi verso le rispettive classi, era ufficialmente iniziato un nuovo anno scolastico, l'ultimo per Salvatore e i suoi amici.
Era sempre difficile trovare la propria classe, c'erano centinaia di ragazzi nei corridoi che cercavano la propria aula ma dopo un po' Lorenzo riuscì a trovarla, avendo visto, prima di entrare, il numero della classe, e chiamò i suoi amici che lo raggiunsero.
I quattro ragazzi presero i loro soliti quattro posti vicino alle finestre vista mare: Salvatore e Diego nel banco insieme, Luca e Lorenzo nel banco dietro al loro.
"Ragazzi ma ci credete che siamo in quinta? Quest'anno abbiamo la maturità." Disse Lorenzo emozionato.
"Io già non vedo l'ora che finisca quest'anno." Rispose Diego girandosi verso il banco dietro. "Non capisco come voi possiate essere amici." Intervenne Luca con un sorriso.
"I misteri della vita." Lo rispose Diego con aria annoiata.
"Salvatore tutto bene? Sembri assente."
"Sto bene, sto bene..." Rispose Salvatore pensando che ha tempo solo fino alla fine dell'anno per sistemare le cose con Martina.
Dopo qualche minuto che tutti si sedettero entrò il professore.
"Buongiorno a tutti e buon anno nuovo ragazzi."
Era il professore di italiano, il prof Napolitano, detto anche prof Napoli, (soprannominato da Diego).
Lui non era come gli altri professori, faceva di tutto per capire i ragazzi e ogni sua lezione era sempre coinvolgente, probabilmente perché è il più giovane tra tutti i docenti e, quindi, i ragazzi si sentivano più vicini all'insegnante rispetto agli altri che erano prossimi alla pensione.
Indossava una camicia color sabbia e dei pantaloni marroncini abbinati ai suoi capelli chiari, sembrava che fosse appena tornato dall'Egitto.
Dietro di lui c'erano un ragazzo e una ragazza molto imbarazzati, tutti capirono che erano nuovi e infatti il professore subito li presentò alla classe. "Loro sono Sofia e Marco, da oggi faranno parte della nostra classe, spero che vi troviate bene qui e che possiate fare nuove amicizie. Prego sedetevi."
I due trovarono un banco non distante da quello di Luca e Lorenzo.
"Avete visto? Sono due gocce d'acqua." Disse Diego impressionato non appena i due gli passarono vicino.
"Sono gemelli, idiota." Gli rispose Lorenzo con un tono come se si aspettasse il commento dell'amico.
"Scusa mister So Tutto Io."
"Ragazzi silenzio, iniziamo la lezione." Disse il professore aprendo il registro per fare l'appello.
Dopo le lezioni, nel viale della scuola, Diego decise di presentarsi per bene ai nuovi arrivati. "Piacere, io sono Diego e gioco a calcio." Disse dando un calcio all'aria.
I due emisero un lieve "piacere" misto a imbarazzo e un sorriso un po' forzato.
"Loro sono Lorenzo, Luca e... dov'è Salvatore?"
Si era fermato un po' più avanti incantato nel guardare Martina vicina ad un motorino, era quello del suo ragazzo Francesco che era venuto a prenderla. "Stanno ancora insieme." pensò Salvatore vedendoli allontanare tra le auto.
Francesco era alto, con i capelli chiari e ricci e gli occhi azzurri e soprattutto era un anno più grande di lui. Il classico ragazzo di cui ogni ragazza si innamora.
Dopo che lei era salita sulla moto del ragazzo e per reggersi lo abbracciò da dietro, Salvatore, rimase per qualche secondo lì a guardarli sfrecciare tra il traffico superando le macchine e allontanarsi. Sapeva bene il loro percorso. Stavano andando verso casa di Martina. Conosceva a memoria la strada perché fino ad un anno fa ci andava quasi tutti i giorni e quando lui non andava da lei, era lei ad andare a casa di lui.
Sentì una voce che lo fece rinvenire da quell'incantamento.
"Salvatore vieni a presentarti, forza." Salvatore si girò e vide Diego che gli faceva segno con la mano di avvicinarsi. Vicino a lui, e agli altri due amici, c'erano un ragazzo e una ragazza tutti e due un po' imbarazzati: lui aveva i capelli neri e una camicia bianca, lei aveva dei capelli ricci castani e una maglia con su scritto "città della scienza".
Ci mise un po' per realizzare che erano Marco e Sofia, i due nuovi della classe. Solo ora era riuscito a focalizzarli, non ci aveva dato molto peso in classe.
"Piacere, sono Salvatore." Disse, con la voce un po' bassa, non appena si avvicinò al gruppo. I due lo salutarono con un po' di timidezza in meno rispetto a prima.
"Noi dopo ci incontriamo al parco, volete venire anche voi?" Chiese Diego ai due vedendo l'orologio. "Ehm... va bene." Risposero i gemelli, e si avviarono verso casa salutando tutti.
"Io e te dopo dobbiamo parlare." Disse Diego con aria seria all'orecchio di Salvatore prima di salutare Luca e Lorenzo, e andò verso casa sua come gli altri tre del gruppo.

L'intreccio del cuore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora