Capitolo 44

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Dopo quella notte, in cui Tom e Zack avevano dormito come sassi, la vita alla fattoria era cominciata.
Agata aveva pulito e sistemato per loro un piccolo angolo nella soffitta, dove potevano dormire e tenere le loro cose, aveva dato loro il permesso di usare il bagno, andare in cucina per mangiare tutti insieme e nella piccola struttura in legno che stava nel giardino, dove c'erano tutti gli attrezzi da usare nel lavoro con gli animali e con il terreno. Zack era quello più propenso ai lavori fisici, infatti era quello che trascorreva più tempo fuori ad aiutare l'uomo che li aveva accolti, il quale si chiamava Philip. Aveva imparato sin da subito a svegliarsi prima dell'alba, per irrigare i campi, controllare che non ci fossero erbe anomale e raccogliere i frutti che gli alberi offrivano loro per sistemarli nelle casse di legno e trasportarli fino al villaggio, laddove poi ci sarebbe stato il mercato e sarebbero stati venduti.
Poi portavano a pascolare le pecore e le mucche, un compito che Zack si aspettava essere estremamente noioso, ma che si rivelò alquanto divertente, soprattutto quando Tom insisteva per venire con lui.
Si mostrava molto interessato agli animali e ai loro comportamenti, e non mancava mai quando si trattava di accompagnarli a brucare un po' di erba fresca. Li osservava attentamente, quasi come se volesse fotografarli con gli occhi, ed era contento.
Preferiva le pecore, ma anche le mucche non gli dispiacevano. Zack invece aveva un entusiasmo più contenuto, ma anche lui era sorpreso dall'esistenza di quelle creature. Mai al suo villaggio, gli era capitato di vedere una pecora, né tantomeno una mucca, anche se il latte che beveva proveniva proprio da loro, e sulle confezioni ce n'era pure un disegno.
Tom invece aiutava Agata, che essendo spesso al villaggio per lavoro non riusciva ad occuparsi di tante cose alla fattoria, così quando tutti erano impegnati altrove era lui che dava una pulita in giro. Lavava i piatti e i vestiti, li stendeva fuori ad asciugare, scaricava i sacchi di farina che il signor Filip ("sì, la pronuncia è la stessa, ma il mio nome si scrive con la F, non con ph!" aveva sbottato una volta, quando Tom aveva esclamato entusiasta che anche il proprietario della fattoria aveva quel nome) portava alla fattoria, e li sistemava in un piccolo spazio apposito che Philip gli aveva mostrato, raccoglieva le pesche e aveva già preparato una crostata da far assaggiare al resto della famiglia. Se avesse avuto il permesso di Agata, avrebbe fatto anche il pane.
Erano giornate tranquille ma piene di impegni, ed entrambi la mattina erano molto indaffarati. Il loro momento preferito della giornata era il tardo pomeriggio, dove le cose da fare erano terminate e potevano stare uno in compagnia dell'altro a chiacchierare.
Zack non sapeva se anche Tom si fosse sentito così, ma lui desiderava stargli accanto più di ogni altra cosa. Sentiva che tutte quelle ore trascorse distanti da lui, stavano avendo un impatto negativo sulla sua esistenza.
Non che gli venisse da piangere o si sentisse particolarmente solo, semplicemente mentre se ne stava ad irrigare il terreno o a trasportare casse piene di frutta fino al mercato del villaggio più vicino, gli capitava di pensarlo spesso. Si chiedeva che cosa stava facendo lui in quei momenti, e se sentisse la sua mancanza almeno un po'.
Lavoravano bene e duramente. Filip faceva loro molti complimenti, e aveva detto che i risultati delle vendite erano visibili già dai primi giorni. Nonostante ciò, Agata sembrava comunque mantenere un atteggiamento di ostilità nei loro confronti, anche se non lo rendeva evidente. Zack lo percepiva, tuttavia Tom non lo avvertiva minimamente.
Una mattina, si era svegliato di buon mattino e si era messo a preparare una crostata. Agata aveva acconsentito a fargli usare la cucina, così aveva deciso di preparare qualcosa per mostrare in qualche modo la sua riconoscenza. Aveva messo tutti gli ingredienti insieme e aveva cominciato ad impastare per creare la frolla, quando aveva sentito un rumore di passi provenire dal corridoio. Erano passi fini, leggeri. Di una creatura piccola, o che semplicemente si sforzava di non fare troppo troppo baccano.
Ma chi poteva essere, a quell'ora?
Zack e Filip erano già usciti almeno un'ora prima. Agata... stentava a credere che fosse lei. Era magra certo, ma non così leggera.
Alzò la testa, e il suo sguardo incontrò quello della figlia minore, che ammettendo di esser stata scoperta, nascose ancora una volta il viso dietro alla porta.
Tom le sorrise.
"Puoi entrare, se vuoi" disse gentilmente.
Da quando lui e Zack erano arrivati, lei si era sempre mantenuta lontana da loro. Se ne stava quasi sempre con la sorella maggiore, che a quanto pareva non aveva intenzione di instaurarci un qualche rapporto.
La bambina non disse niente, e rimase ancora per qualche secondo nascosta.
Tom comprese la sua curiosità, e la invitò ad entrare ancora.
"Sto impastando, se vuoi puoi venire a vedere come si fa" aveva detto ancora, addolcito dalla sua reazione.
Sembrava una bambina così timida.
Un po' gli ricordava lui quando aveva la sua età.
E allora la bambina si era decisa, avanzando di qualche passo. Si era avvicinata al tavolo e aveva guardato le mani di Tom impastare sapientemente, ottenendo infine un panetto liscio e compatto. Aveva dei grandi occhi curiosi, e addosso ancora il pigiama.
Tom aveva staccato poi un pezzetto dal suo impasto, e glielo aveva dato.
"Tieni" aveva detto, e la bambina lo aveva preso.
"Puoi farci quello che vuoi. Un cuore, una casa, una foglia,... dagli la forma che vuoi, poi lo mettiamo in forno assieme alla crostata" spiegò, e la bambina obbedì seguendo lentamente le sue istruzioni. Non aveva detto una parola, nè Tom tantomeno le aveva fatto delle domande. Piano piano avrebbero instaurato un rapporto, si disse, e non era necessario affrettare i tempi.
Era solo timida.
Conclusero i loro lavori, alla fine il piccolo pezzetto di pasta frolla aveva preso le sembianze di uno spicchio di luna, ma proprio quando Tom fu sul punto di infornare, Agata varcò la soglia della cucina.
La porta sbattè alle sue spalle, e Tom si girò sconvolto da tanta agitazione.
"Buong-"
"BIANCA!" Aveva urlato la donna.
Tom si mutò di colpo, e Agata si avvicinò arrabbiata. Aveva preso la bambina per il polso, e aveva cominciato a strattonarla violentemente.
"Ti spezzo le braccia! Ti spezzo le braccia!" urlava lei, e Bianca aveva allargato la bocca in un lungo urlo disperato.
"Mi fai male!" diceva la piccola.
"Perché sei venuta qua in cucina? Perché?!" chiedeva la madre alzando il tono della voce.
Bianca non rispose. I suoi occhi vivaci e curiosi erano velati di lacrime, e il viso tanto roseo di una tranquilla bambina appena svegliata era segnato da quelle gocce che scorrevano senza sosta rigando le morbide guance.
"Mi scus-"
"Perché devi sempre disobbedire?"
"Scus-"
"Piccola peste! Piccola strega!" urlava la donna continuando a strattonare la figlia.
Tom era allibito.
Era un po' presto, certo, magari Bianca sarebbe dovuta restare nella sua stanza a dormire ancora qualche ora, ma quella reazione... gli pareva eccessiva da ogni punto di vista. Era inconcepibile un atteggiamento del genere.
"Adesso te ne torni in camera tua, e aspetti che tua sorella si svegli."
"Mi fai male!" continuava a dire la bambina, piangendo a dirotto.
"Una strega sei!"
"MI SCUSI" sbraitò Tom, ma si pentì subito del tono di voce che aveva osato usare.
La stanza caló nel silenzio.
"Tom" esordí Agata dopo qualche attimo di riflessione "che cosa avete fatto?"
"Niente" rispose Tom con il cuore che batteva forte nel petto. Adesso che gli occhi di Agata erano puntati su di lui, temeva che avesse potuto prenderlo per il polso e strattonarlo così come aveva fatto con la bambina.
"Abbiamo solo... stavo solo per infornare una crostata, e ho dato un pezzo d'impasto a... Bianca."
Tremava.
"D'accordo" acconsentí Agata, titubante. Non pareva molto convinta della spiegazione, e analizzò l'ambiente circostante con delle occhiate inquisitorie. Era vero.
Il forno ancora aperto mostrava la crostata ancora cruda.
"Non voglio che tu stia ancora con Bianca."
"Ma non stava dando fastidio."
"Non voglio che tu stia ancora con Bianca" ribadì lei in tono fermo, scandendo ogni parola affinché Tom capisse, e Tom annuì lentamente, rassegnato.
Bianca non aveva dato alcun fastidio, né tantomeno lui le si era posto nel modo sbagliato. O almeno così pensava.
Che cosa ci poteva essere di strano, nel voler spiegare ad una bambina cipriota come si fanno le crostate?
Non comprendeva quell'atteggiamento ostile nei suoi confronti. Voleva soltanto essere gentile.
I pensieri scorrevano incessanti nel suo cervello, ma vennero interrotti nel momento in cui la sorella maggiore varcò la soglia della cucina. Con tutto quel baccano, si era svegliata pure lei.
"Che cosa sta succedendo?" domandò perplessa, alla vista di quell'impronabile terzetto. Vide Tom che teneva bassa la testa, Bianca con gli occhi pieni di lacrime, e la madre che la teneva ancora per il polso, e capí.
"Bianca è scesa giù in cucina da sola."
"E tu che cos'hai visto?" chiese, indicando Tom, che parve ancora più disorientato.
Che cosa avrebbe dovuto vedere? Perché si ostinavano tutti a fargli domande senza senso?
"Che cosa avrei dovuto vedere? Bianca si è svegliata prima del solito e io stavo impastando per fare una crostata."
"E poi?"
"E poi niente. Mi sembrava curiosa e le ho semplicemente spiegato quello che stavo facendo."
Agata e la figlia grande si scambiarono un'occhiata.
"Non vedo dove sia il problema" commentò lei ad alta voce, e Tom si ritrovò d'accordo.
"Bianca era solo curiosa, e Tom é stato abbastanza gentile da mostrarle che cosa stesse facendo, tutto qui."
"Sì ma-"
"Mamma, non puoi tenere Bianca incollata a te per sempre."
Silenzio.
"Risulterebbe strano" aggiunse poi, allargando gli occhi quasi a volerle comunicare qualcosa. Come se nelle sue pupille ci fosse scritto qualcosa di estremamente importante, e spalancando gli occhi lei volesse comunicarglielo nel modo più chiaro possibile.
Agata fece un cenno di approvazione, rassegnata.
"È vero."
Tom fu sollevato. Tutta quella agitazione gli aveva messo paura. Per un attimo aveva temuto che per colpa sua, lui e Zack sarebbero stati cacciati.
Alla fine Bianca fu autorizzata a stare con Tom, anche se non per troppe ore di fila al giorno, e Agata uscì con la figlia per calmarsi un po' e fare una passeggiata nelle campagne circostanti.

La sera, Tom raccontò a Zack dell'accaduto.
Erano entrambi molto stanchi per via della giornata appena trascorsa, senza contare che Zack quella mattina aveva accompagnato Philip in un bosco vicino, dove aveva imparato a cacciare i conigli. Non ne aveva ancora preso uno, ma Filip gli aveva fatto vedere come si faceva e presto sarebbe stato pronto a catturare la sua prima preda.
"Non c'è niente che tu abbia fatto di male" gli aveva detto Zack per consolarlo, anche se dentro di sé aveva cominciato a pensare che qualcosa di strano doveva esserci per forza. Anche se all'apparenza era tutto tranquillo e normale, non poteva fare a meno di percepire una certa tensione tra i membri di quella famiglia, e la vicenda che Tom gli aveva appena raccontato ne era la prova.
Se nella bambina non ci fosse stato niente da nascondere, Agata non avrebbe mai avuto quella reazione. Era eccessiva persino per la madre più protettiva del mondo.
In fondo era solo andata in cucina da sola, no? E non si era neanche bruciata ai fornelli, perché Tom era lì presente.
Quindi perché urlare in quel modo?
Zack non lo sapeva.
Allungò un braccio sul letto, e invitò Tom ad appoggiare la testa sulla sua spalla.
Gli accarezzò dolcemente i capelli, e per un attimo desiderò restare in quella posizione per sempre.
Che cosa stava diventando, la loro amicizia?
Che cosa c'era di così segreto, in quella casa?
Era tutto così strano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 02, 2022 ⏰

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