Passeggiavo per le vie colorate, con una leggera fretta, per raggiungere casa. Intanto le cuffiette mi trasmettevano una dolce melodia e non pensavo a nulla mentre canticchiavo tra me e me.
Mentre passo accanto ad un bar, mi sembra di vedere John.
Ecco vedete, lui è uno dei miei più cari amici, un ragazzo simpatico e anche abbastanza carino. In lui ci ho sempre visto quella figura paterna che mi è sempre mancata. A proposito, non vi ho ancora raccontato nulla sulla mia famiglia, giusto? Beh, intendo lasciare ancora un po' da parte questo argomento. Ma per rassicurarvi, vi dirò che mio padre sta benissimo, è vivo e vegeto. Semplicemente in lui ci ho sempre visto un uomo tranquillo, senza aspettative e freddo come il ghiaccio. Da lui ho ricevuto una buona educazione, certo, ma mi ha sempre detto "tutto l'affetto che non ti ho dato, lo troverai in qualcuno che ti resterà accanto per il resto della vita." La sua teoria, era questa: il fatto di darmi troppo affetto, mi avrebbe abituata alla sua presenza nella mia quotidianità e, dal momento che non è un essere magico e non potrà restare tra i vivi per sempre, di lui mi resteranno dei bei insegnamenti profondi, i suoi rari ti voglio bene, la sua risata che per me sa di casa e la certezza che sarà sempre al mio fianco, nonostante le mancate carezze o abbracci.
Ehi, vi ho già raccontato troppo, torniamo al ragazzo che sto guardando, o meglio, che sta venendo verso di me.
JOHN:-"Ally, ti sei imbambolata per caso? Perché non sei entrata a salutarmi? " Mi domanda il ragazzo con un sorriso furbo.
ALLY:-"calma l'euforia, mi ero persa nei miei pensieri. Comunque, sono le sei del pomeriggio e tu sei già in un bar? Wow, l'alcool per te non basta mai. Dai omone, ti porto a casa che Brooke mi aspetta, resti con noi?"
Ecco, forse John un difetto ce l'ha, l'alcool è il suo punto fisso. Non fraintendetemi, è un bravo ragazzo, ma dice che "il suo sapore particolare mi manda su di giri", ecco, appunto, forse un po' troppo.
Comunque, ci incamminiamo e in un batter d'occhio siamo davanti al portone di casa mia.
La mia è una villetta, molto vintage e sobria, neanche troppo grande, ma per me è una piccola reggia. Un regalo dei miei, uno dei pochi.
La serata passa in fretta, tra una battuta squallida di Brooke, una sconcia di John, schifezze, urla, mi ritrovo nel mio letto a pensare ai miei programmi per il giorno dopo e cado in un sonno profondo.
6:00 a.m.
"SVEGLIAAAAAAAAAAAAA. E' UN NUOVO GIORNO!"
La voce allegra di Brooke rimbomba nella mia stanza uscendo da quell'aggeggio infernale che chiamano cellulare. Perché mai ho una sua registrazione come sveglia? Beh, malgrado sia abbastanza asfissiante sentirla ogni mattina, solo così mi sveglio sicuramente.
Bene, mi alzo, faccio colazione, mi lavo, mi vesto ed esco.
Logicamente per arrivare all'università uso il pullman, quindi mi accosto alla fermata e aspetto pazientemente.
Tra tutte le persone, però, mi attira un ragazzo intento a bere il suo caffè mentre si guarda attorno.
E' giovane, come me, alto, moro, occhi marroni, insomma un ragazzo nella norma. Non so cosa mi abbia spinto a fissarlo, fatto sta che dopo qualche minuti se ne accorge e mi sorride.
Ricambio contenta e lì, fissandolo nei suoi occhi color cioccolato, sento un'emozione che non provavo da anni.
Esattamente 4 anni fa.
Spazio autrice:
Buenos dìas!
Eccomi di ritorno dopo un po'.
Come state? Spero bene.
Comunque, il capitolo è ancora una specie di presentazione della nostra Allison, spero che vi interessi sapere cos'è successo 4 anni fa, eheh.
Quindi, se volete saperlo, commentate, votate, fate quello che volete.
Ci vediamo presto,
Adìos.
Martina, xx.
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Die.
Teen Fiction"E non avrò paura di perdere 'quel poco che la vita ci dà' come dicono molti, perché tu, hai reso quel poco abbastanza."