Layla, sdraiata sul dorso, guardava le stelle che brillavano nel cielo in quella calda notte di ferragosto.
Faceva così caldo, che lei si era limitata a mettersi un top e dei pantaloncini corti e, per questo, l'erba secca le solleticava la schiena. I suoi capelli marroni erano sparsi qua e là e l'erba dorata faceva risaltare la sua ciocca rossa, anche se erano quasi le undici ed era buio pesto. C'erano solo due unici lampioni davanti casa.
La ragazza sentì la voce di sua madre chiamarla da dentro casa :"Layla vieni i Martin sono arrivati."
La ragazza rotolò su un fianco e si rialzò a fatica.
Era così persa nel cielo stellato che si era quasi dimenticata dei vicini loro ospiti per ferragosto.
Mentre si toglieva dell'erba secca dai capelli raggiunse la porta sul retro, ma venne sorpresa da un attacco da parte di una pistola a pallini, di cui lei conosceva il proprietario.
Il figlio minore dei Martin aveva nove anni e tormentava, ogni volta, Layla per farla giocare con lui.Lei non lo sopportava lo trovava irritante.
"Oh, eccoti finalmente" disse sua madre appena la vide.
Il bambino era seduto per terra, con il suo fucile giocattolo in mano, e guardava con aria di sfida la povera ragazza che, voleva solo stare tranquilla.
"Layla, Layla, vieni, vieni!" Esclamò il bimbo con il fucile giocattolo in mano "No Edgar" intervenne la signora Martin "di certo Layla ha da fare. Ora vieni qui e fai il bravo." La ragazza fece un sospiro di sollievo quando Edgar, piagnucolando, si diresse da sua madre.
Layla andò in cucina da Jessica, "Mamma, posso chiederti una cosa?" Chiese la ragazza, mentre svuotava un sacchetto di pop corn in una ciotola, "Si tesoro" rispose la madre che era intenta a versare della limonata in cinque bicchieri disposti su un vassoio. "Charlotte fa una festa a casa sua e mi ha inviato. Io ci andrei con Ella se mi lasciassi andare." Continuò la ragazza mentre sistemava delle patatine in un'altra ciotola "Se ti comporterai bene questa sera forse potrò vedere di lasciarti andare." Rispose Jessica girandosi a guardare la figlia che, con un vassoio in mano, la guardava con espressione raggiante, non fece a meno di ricambiare il sorriso."Sono contenta che tua madre ti abbia fatto venire." Disse Ella mentre camminava con Layla verso la lussuosa villa di Charlotte Dixon.
Charlotte abitava in uno dei quartieri più ricchi della loro città. La sua casa era grandissima era un vero e proprio castello.
"Ecco siamo arrivati!" Esclamò Ella appena raggiunsero un tratto di marciapiede dove un mucchio di liceali rideva e parlava ad alta voce.
Layla non andava molto d'accordo con Charlotte era solo venuta per darle fastidio e perché non voleva negare ad Ella il divertimento visto che lei aveva paura ad andarci da sola. Si poteva dire che era la sua accompagnatrice.
L'entrata della villa sembrava quella di un night club più di quello di una casa, ragazzi e ragazze erano ammassati nel piccolo giardinetto davanti e la musica era talmente alta che si sentiva benissimo anche da fuori.
Le due amiche si fecero coraggio ed varcarono la soglia, per poi addentrarsi nella folla. La confusione era tale che si persero di vista. "Ella!" Gridò Layla mentre si faceva largo tra gli altri ospiti. Dopo mezz'ora lei era ancora tra la gente poi, però, notò un passaggio nella folla.
Finalmente era fuori all'aperto, lontana dell'odore del sudore misto a profumo che caratterizzava la gente ammassata dentro la casa. La ragazza fece un respiro profondo e decise di aspettare che la festa fosse finita o che Ella la chiamasse. Si sedette su gli scalini di pietra che portavano nel giardino sul retro.
Prese in mano il cellulare quando un urlo agghiacciante le lo fece cadere di mano "Non mi mentire!" Layla si guardò in torno per capire da dove venissero quelle grida. La voce era di un ragazzo, era profonda e tagliente.
Layla si alzò lentamente rimettendo il telefono nella borsetta nera, scese le scale e percorse un vialetto di ghiaia che la portò tra un boschetto d'alberi, gli stivaletti neri ticchettavano sul ghiaino mentre si addentrava nel giardino.
Finiti gli alberi si ritrovò davanti ad una fontana molto grande circondata, a distanza di cinque metri, da una siepe, molto alta, di bosso. Al di là della fontana c'erano cinque ragazzi, uno di loro aveva la testa nell'acqua, mentre un ragazzo dai capelli corvini gli stava sopra con un coltello in mano e lo puntava alla gola dello sventurato sotto di lui, mentre gli altri lo stavano a guardare con ognuno in mano un coltello dalla lama cristallina.
"So che mi stai mentendo!" Gridò il ragazzo dai capelli corvini digrignando i denti "No non sto mentendo! Sono qui da solo!" Soffiò tra i denti il ragazzo con il coltello alla gola.
Layla rimase sconvolta e, anche se avrebbe voluto, non riuscì a muovere un muscolo.
Quegli strani ragazzi non si erano accorti della sua presenza, e forse era meglio così.
"Ora basta Kevin! Facciamola finita!" Intervenne un ragazzo biondo dei tre che erano fermi a guardare, Kevin alzò lo sguardo per dire qualcosa al suo compagno ma in quel momento vide la povera Layla con gli occhi sgranati che li guardava terrorizzata.
Il ragazzo sotto la presa del corvino, vedendolo distratto, lo spinse e tentò di scappare ma uno moro tirò, senza alzare gli occhi dalle scarpe, un coltello dritto nella schiena del fuggitivo che, prima si sgonfiò accartocciandosi al suolo e poi prese fuoco facendo rimanere di sé solo un mucchietto di cenere nerastra.
Mentre accadeva questo Kevin non aveva tolto gli occhi di dosso a Layla.
La ragazza vide il corvino avanzare verso la sua direzione, anche se era molto buio.
In quel momento il suo cervello prese la saggia scelta di scappare a gambe levate e così fece. Arretrò lentamente e poi prese a correre nella direzione della casa cercando di lasciarsi alle spalle tutto quello che aveva visto.
Finalmente arrivò alla villa e fuori trovò anche Ella lì "Ehi! Dov'eri?" Chiese l'amica mentre Layla saliva le scale di fretta e la prendeva per il braccio "Non importa ora andiamo." Layla trascinò l'amica via dalla festa e tornarono a casa.
Dopo un paio di ore Layla stava camminando da sola verso casa sua ripensando a quello che aveva visto alla fontana e percepì un brivido lungo la schiena.
La ragazza aprì la porta di casa con la sua copia di chiavi che poi lasciò in una ciotola vicino alla porta. Salì le scale lentamente facendo attenzione a non fare rumore per non svegliare sua madre.
Arrivata in cima di queste vide due occhi gialli che la fissavano. L'adrenalina prese il sopravvento e in quegli occhi gialli vide un mostro. Perse l'equilibrio e per poco non cadde dalle scale, si salvò appendendosi al corrimano con la mano che non teneva la borsetta.
Stella, la gatta nera che aveva salvato da un cane randagio, quando erano tutte e due molto piccole, la guardava con disappunto per poi alzarsi e scappare nel corridoio.
Layla si raddrizzò e andò in camera sua. Una volta lì, si sdraiò sul letto dalle lenzuola blu scuro mentre guardava il soffitto, il quale era stato dipinto per somigliare al cielo stellato.
Mentre pensava a quanto fossero belle le stelle la sua gattina le saltò sullo stomaco e Layla fu costretta a trattenere un gemito. Prese Stella dalla collottola e la mise sulla nicchia dalla finestra per poi prendere un pigiama e andare in bagno per cambiarsi.
Era stanca morta e dopo essersi messa sotto le coperte si addormentò subito.Due enormi occhi verdi la fissavano, intensamente, nel buio. Il nero della notte si confondeva con i capelli corvini di un ragazzo. Aveva la mandibola scolpita e le labbra carnose stirate in un ghigno.
In una mano teneva un coltello a doppio taglio dalla lama azzurra.
Il ragazzo si stava avvicinando con il pugnale in mano, con un balzo riuscì a conficcarlo con forza nello stomaco di Layla che cadde a terra.La ragazza si svegliò con un grido spaventando Stella che era raggomitolata sul corpo della ragazza.
Layla spinse di lato la gatta nel preciso istante in qui la madre apriva la porta. "Tutto bene tesoro?" Chiese Jessica vedendo sua figlia spettinata e spaventata con Stella che guardava la ragazza con risentimento.
"Si mamma. Va tutto bene" mentì Layla mentre si risistemava le ciocche di capelli dietro le orecchie "era solo un brutto sogno".
Jessica guardò la figlia di sottecchi mentre se ne ritornava a letto.
Layla cercò di rimettersi a dormire, ma il terrore degli occhi di Kevin la tormentava. Ogni volta che chiudeva le palpebre vedeva due iridi verdi e un ghigno crudele, poi un lapo di luce blu.
Ma riuscì ad addormentarsi, leggendo uno libro che aveva trovato nella biblioteca di famiglia.Nota autore:
Spero che fino a qui vi sia piaciuto cercherò di finire il secondo capitolo più in fretta possibile.
STAI LEGGENDO
Legends Of The Warrior
FantasyINCOMPLETO Layla Robinson è una quindicenne normale, con i soliti problemi di tutti i giorni. Ma lei sa di essere diversa, perché vede il mondo in modo diverso. Ma scoprirà davvero, chi è solo grazie a dei nuovi amici venuti da lontano. (Questa è l...