L'accademia

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Layla aprì lentamente le palpebre, e la prima cosa che vide fu un soffitto ad arco di pietra grigia. Era in una specie di infermeria con un centinaio di letti bianchi ai lati.
La ragazza era confusa, l'ultima cosa che ricordava era che Kevin le aveva conficcato un coltello nello stomaco e che era svenuta. In fatti non capiva cosa ci facesse ancora viva. Si tirò a sedere con enorme fatica e allora notò la fasciatura attorno la pancia.
All'improvviso sentì delle voci provenire da dietro un grande portone:"AVETE UCCISO UNA RAGAZZA?!" Gridò una voce femminile, poco dopo il portone si spalancò ed entrò una ragazza alta con lunghi e sottili cappelli biondi tenuti in una coda, marciò a passo di carica verso il letto di Layla con tacchi degli stivaletti che ticchettavano sulla pavimento in marmo, era seguita da Ryan che sembrava preoccupato e camminava a testa bassa. Per ultimo c'era l'aggressore che non sembrava minimamente turbato dal fatto di aver ucciso o meno un'innocente.
Layla fissò lo sguardo sbigottito della bionda mentre si fermava a metà strada e la fissava con la bocca mezza aperta. Mentre Ryan le venne a dosso perché continuava a guardarsi le scarpe e Kevin, appoggiato allo stipite della porta, la guardava con disgusto. A Layla sembrava più felice quando pensava fosse morta.
"S...s...sei sveglia vedo." Balbettò un po' la ragazza bionda tormentandosi le mani "come ti chiami?" Le chiese sedendosi sul letto "Layla." Rispose la ricoverata guardando Ryan che la fissava sbalordito. "Ryan, avevi detto che Kevin l'aveva colpita allo stomaco. Ed era molto grave." Ryan alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di lei poi li spostò verso la bionda senza aprire bocca.
"Si è esatto Rose." Intervenne Kevin con una punta di noia, staccandosi dallo stipite e con falcate ben graduate raggiunse il letto di Layla, la quale voleva sparire da sotto il suo sguardo da pazzo. Non si fidava di lui.
"Allora perché sono viva?" Chiese Layla ai tre ragazzi "Sono stato io." Rispose una voce dietro Kevin. Tutti si girarono verso la fonte. Era un uomo di mezza età con gli occhi grigi, non molto alto, con i capelli sale e pepe che un tempo erano sicuramente stati neri.
L'uomo si avvicinò alla ragazza e le porse una tazza con dentro una tisana rossa che odorava di cioccolato. Layla la prese tra le mani, la tazza non scottava minimamente, anche se ne usciva un fumetto carino che raggiungeva il soffitto in piccole spirali.
Rose, la bionda, si mise in piedi e iniziò a parlare sotto voce con Kevin e l'uomo.
Ryan, invece, si avvicinò a Layla che stava soffiando sulla tazza "Ti senti meglio?" Chiese il ragazzo sedendosi sul letto "Si, se tralasciamo che il tuo amichetto mi ha conficcato un coltello nello stomaco." Rispose lei sarcastica, s Ryan scappò una risatina "Non hai tutti i torti."
L'uomo, dopo aver finito di parlare, si avvicinò al letto e si chinò verso di lei, mettendole una mano sulla fronte, mentre l'altra si chiudeva attorno alla tazza. Piano piano Layla cadde in un sonno profondo, ma fece in tempo a sentire Kevin chiedere "perderà la memoria?"

Layla ritornò nel vicolo dell'aggressione. Aveva la schiena contro il muro e gli occhi chiusi.
Percepì una voce:"buon dio! Che cosa è successo qui."
Quando si risvegliò, era su un divano di seta consunta verde smeraldo, con dei ricami dorati di foglie e frutti. "Tutto bene?" Chiese la bibliotecaria dai riccioli rossi. "Tesoro sei un po' sciupata, mangia questo." Disse porgendole un biscotto alla zucca. Layla, ancora confusa, si tirò a sedere afferrando il biscottino. "È molto buono": pensò la ragazza guardando gli occhi ambrati della donna.
"Mi chiamo Madison Scott. E tu?" Chiese la donna prendendo da un ripiano un vasetto d'erbe "Layla" Mormorò la ragazza un po' frastornata. "Cosa ti hanno fatto quei ragazzi!" Esclamò infuriata la donna mescolando qualcosa in un pentolone.
Si trovavano in una piccola stanza poco illuminata con un grande tavolo di legno rovinato. Dai mobili lì presenti si capiva che era una cucina con erbe secche spezie e quant'altro.
"Quali ragazzi?" Chiese Layla sovrappensiero "Mia cara non mi dirai che non ricordi cosa è successo!" Esclamò, un po' indignata la donna.
Il fatto era proprio quello, più Layla si sforzava per ricordare più dimenticava.
"Allora ti aiuterò a ricordare. Bevi questo cara." Le disse la donna porgendole una tazza sbeccata con all'interno un liquido nerastro.
La ragazza obbedì e lo bevve. Il liquido aveva un gusto amaro, e Layla avrebbe tanto voluto sputarlo ma la donna non le lo permise.
Piano piano, nella sua testa si materializzarono le immagini che aveva dimenticato di tutto quello che era successo un'paio d'ore fa.
Mise giù la tazza e alzò lo sguardo sulla donna che le era seduta affianco.

Il telefono squillò.
Layla camminava spedita sul marciapiede gremito di persone dopo aver salutato la signora Scott. 
Mentre si avvicinava a casa frugrava nello zaino alla ricerca del suo cellulare, che non smetteva di suonare. Lo trovò e rispose alla chiamata.
Era Ella.
"Pronto? Che succede?"
"Tua madre mi ha chiamato. Mi ha chiesto se ero ancora con te. Perché non rispevi al telefono?" Disse Ella. Layla guardò le notifiche e si accorse che c'erano sette chiamate perse dal numero della madre. "Accidenti!" esclamò fra i denti mentre si rimetteva il cellulare all'orecchio "Tranquilla Ella sono quasi arrivata a casa. Sto bene." La rassicurò per poi mettere giù la chiamata.
Corse nel vialetto di casa fino alla porta, e mentre cercava le chiavi una donna più alta di lei l'abbracciò da dietro.
"Ero così preoccupata per te tesoro!" Sua madre la stringeva così forte che quasi la soffocava.
Dopo essersi fatta una doccia, pulendo le macchie di sangue dal corpo, scese in cucina con in dosso solo una maglietta oversize nera.
Dopo tutto erano ancora in estate.
Trovò sua mamma seduta al tavolo da pranzo con delle carte e una penna. "Sto confermando l'acquisto dei libri per il prossimo anno." Spiegò senza alzare lo sguardo dal fogli su cui stava scrivendo.

Di nuovo i suoi occhi! Erano così spaventati quando l'aveva colpita in quel vicolo. Forse iniziava provare rimorso? Nah! Pensò Kevin, sdraiato sul dorso a guardare i drappeggi del letto a baldacchino. Dalla finestra aperta proveniva l'odore del gas dei tubi di scarico delle auto, e il rumore dei clacson faceva di sottofondo hai suoi pensieri. Che, nel mentre, correvano a quella stupida ragazzina che gli aveva fatto perdere tempo, anche se aveva ancora dei dubbi sul suo conto. Il petto nudo di lui si alzava e si abbassava lentamente, e piano piano si addormentò nel tepore della giornata che andava di lì a poco a spegnersi.

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