Capitolo 2

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Cammino, cammino e cammino ancora nel vuoto.
"C'è nessuno?!"
"C'è nessuno?!"
Nessuna risposta solo l'eco della mia voce.
D'un tratto vedo delle luci, sono rosse e blu, proprio come quelle delle macchine della polizia, mi avvicino, sento sempre più rumore e le luci diventano sempre più accecanti.
Sono sempre più vicina. All'improvviso, l'immagine davanti a me diventa sempre più vivida.
È piano di persone, tutte quante nel panico, la polizia c'era di tenerle al di fuori dell'area circondata dal nastro giallo.
Sangue.
A terra è pieno di sangue.
E li, in mezzo al sangue, circondato dagli altri agenti, giace un corpo.
Un corpo che riconoscerei tra un milione
Corro verso il corpo.
Più veloce.
Più veloce.
Ma sembra che più tento di avvicinarmi più mi allontano.
"NO!" strillo,
"No! Non di nuovo!"
"Jonathan!".

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La suoneria del mio telefono mi risveglia da quell'orribile incubo.
Guardo l'ora, sono le 4:00 del mattino, chi mai potrà essere a quest'ora?
Guardo il numero.
L'unico numero non salvato, per motivi di sicurezza.
Lo sceriffo.
"Sceriffo Stenvlin, qui l'agente Lealy, mi dica"
"Agente Lealy abbiamo bisogno di lei al quartiere "Little Italy", subito" e riattacca.
Merda!
Mi butto giù dal letto ed arrivo a stento al bagno, aggrovigliandomi i piedi nelle lezuola per poi cadere in avanti.
Apro le tendine della finestra del bagno: è notte fonda.
Mi vesto in un lampo e mi pettino i capelli, non ho tempo per fare colazione e lavarmi i denti.
Spero che nessuno noterà che ho un calzino di un colore ed uno di un altro.
Prendo il distintivo ed esco di casa, facendo attenzione a non rompermi una gamba per le scale. Salgo in macchina ed inserisco le chiavi nel cruscotto, allaccio la cintura e mi precipitò sul posto.
Esco dalla macchina sbattendo la portiera per poi passare sotto al nastro giallo che circonda la zona.
Mi aspettavo, come al solito, di vedere il corpo di un uomo, sulla solita fascia di età. Mi aspettavo di dover spiegare a dei bambini che il loro padre non c'era più, come tutte le volte. Ad una moglie che suo marito non sarebbe tornato a casa per cena.
Ed infondo sarebbe stato così.
Sono, che stavolta le famiglie alle quali rovinare per sempre questa giornata sarebbero state due.
Due corpi, stesi a terra esamini, ricoperti di sangue, sfigurati dalle coltellate.                                            Continuo a fissarli, dimenticandomi di tutto ciò che avevo in torno, come in uno stato di trans.     
"Jane?" 
"Jane?" sento una voce chiamarmi in lontananza,              "Jane!?"                                                 Ritorno in me e vedo quegli occhi tanzanite scrutarmi preoccupati.

"Oh Alex scusami, dimmi pure"  

"Sicura di star bene?" domanda

"Si si, stavo solo pensando, non preoccuparti" rispondo, non sembra convinto, ma lascia comunque perdere.

"Secondo te, perché, solo stavolta due vittime? Ma soprattutto perché una donna? Non aveva ma ucciso una donna prima d'ora..." espongo sconvolta.

"Secondo me, non era programmato" mi risponde Alex.

"Cosa intendi?"

"Per come la vedo io, Ruthless Killer non aveva programmato di uccidere anche la donna. Probabilmente la donna si è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato e, lui non ha avuto altra scelta che ucciderla. In pratica aveva visto troppo e non poteva permettere che divulgasse informazioni su di lui, ma ucciderla, non era nel suo piano iniziale".

Beh, il suo ragionamento non fa una piega. "Agente Lealy e Neal, svolgerete voi l'interrogatorio alle famiglie, d'accordo?"
"Certo sceriffo" rispondiamo all'unisono.
Tiro un sospiro ed estraggo dalla tasca della giacca la macchina fotografica per le foto che andranno analizzate.

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