Capitolo 3

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"Chi è?" Chiede una voce femminile dal citofono.
"Agente Lealy e Neal, per il caso di Ruthless Killer, ci faccia entrare per favore"
Il portone in vetro si apre accostandosi facendo il rumore di una molla.
Iniziamo a salire le scale fino al secondo piano. Faccio un respiro profondo e busso alla porta in legno di pino contornata dal muro grigio ormai scolorito.
La prota si apre, mostrando la figura di una donna minuta con i capelli ramati e gli occhi argentei.
"Buongiorno agenti, c'è qualche problema? È forse successo qualcosa? Mia figlia ha fatto qualcosa di stupido?"
"Sua figlia non c'entra signora, possiamo entrare?" Chiese Alex.
La donna ci fa accomodare offendoci del tè, ma è visibilmente preoccupata.
"Signora, come avrà già intuito, purtroppo non siamo qui per darle buone notizie. Ieri notte tra le tre e le quattro, suo marito Steven Keffrey è stato vittima di un omicidio, siamo davvero desolati" come sempre devo ripetere le solite frasi, mantenendo il tono di voce più calmo e freddo possibile, e come ogni volta, è difficile. Molto difficile.
La donna inizia a guardarci stravolta per poi abbassare il volto.
Silenzio. Ben dieci minuti di silenzio.
Io ed Alex ci lanciamo un'occhiata fugace "Signora, sappiamo quanto  può essere difficile per lei... Però, adesso dovremmo farle alcune domande..." comincia Alex "C-certo" risponde la donna.
"Dov'era ieri notte tra le 3 e le 4?"
"Ero a casa"
"Sua figlia potrebbe testimoniare?"
"Certo", "sta forse insinuando che potrei aver ucciso io mio marito?"
"Non stiamo dicendo questo signora, stiamo solo seguendo la procedura standard" intervengo io.
"Per caso, suo marito... era violento con lei? Oppure lo era con sua figlia?" Chiedo con tono calmo.
"Non capisco come possa riguardare l'omicidio"
"La prego di rispondere alla domanda" interviene Alex.
La donna abbassa il capo, ben 2 minuti di silenzio.
"Si, lo era. Ma non con nostra figlia, solo con me"
"E perchè non lo ha mai denunciato?" chiede Alex.
La donna dopo qualche attimo di esitazione alza la testa, i suoi occhi sono lucidi, sembra sull'orlo di una crisi di pianto.
"Perché... Perché io lo amavo... Nonostante le violenze, era mio marito ed io lo avevo sposato proprio per amore, quindi non ce l'ho mai fatta a denunciarlo" dice la donna con la voce rotta dal pianto. "Capisco... Signora, le faremo sapere appena ci saranno progressi nelle indagini, la ringraziamo per aver risposto alle domande".
Ci chiudiamo la porta alle spalle ed io mi appoggio al muro frustrata con lo sguardo all'insù. Ma perché? Perché tutto questo? Non ne posso più, non ne posso più di vedere delle persone soffrire, per colpa di qualcuno che uccide i loro cari solo per il proprio torna conto o per vedetta. E come se non bastasse, abbiano solo detto ad una donna che suo marito non tornerà a ca da a per cena, e questo è già abbastanza si, ma non abbiamo ottenuto nessun informazione per le indagini, come sempre nulla.
Sosprio e ritorno in me "Andiamo?" Chiedo ad Alex avviandomi giù per le scale "Signor-si" e mi segue a ruota.

Killer'POV:

Sono sdraiato sul mio vecchio divano, alla TV danno un programma scadente, non so neanche come si chiami, ma tanto non mi interessa, al momento il mio sguardo è concentrato sulla lama affilata che tengo tra le dita e sul panno azzurro con il quale la sto lucidando. Il mio riflesso è ben chiaro sulla lama, mi osservo, mi sento come diviso in due personalità: da una parte, non riesco a perdonarlo, voglio solo vedetta, voglio solo far provare agli altri le sofferenze che ha subito mia madre per anni. Ma... dall'altra mi chiedo, "cosa penserebbe mia madre di me, se sapesse chi sono in realtà? Se un giorno andassi da lei e le confessassi tutto?
In ogni caso non lo farò e non mi farò di certo beccare, quindi almeno per ora meglio non preoccuparsene. E dopotutto, io lo faccio per lei, per vendicare le violenze che ha subito, quindi perché dovrebbe soffrirne?

Jane's POV:

Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la casa dell'altra vittima, la donna che si presume abbia accidentalmente assistito alla scena.
"Ehi..." comincia Alex, "Mmh?" mi volto verso di lui.
"C'è qualcosa che non va?" mi chiede "Perché me lo chiedi?",
"Ultimamente...mi sembri più...come dire... stanca, molto più del solito. La notte dormi regolarmente? È successo qualcosa con tuo fratello?"
"No no, non devi preoccuparti sul serio" mi guarda poco convinto.
"Senti...lo so che non sono la persona più comprensiva e simpatica del mondo, però, se hai bisogno di parlare io ci sono, e, voglio essere sicuro che tu stia bene" dice
Faccio un sospiro di rassegnazione e mi preparo a sputare il rospo "Vedi, è che... ultimamente faccio più incubi del solito, la stanchezza è dovuta solo a quello, sul serio. Ma in più, mio fratello ultimamente è... distantante, e non capisco il perché... lui per me è importante, ma perché si allontana così?"
"Sta tranquilla gli passerà, avrà trovato una ragazza che gli piace, ma non è ricambiato ed è giù di corda, ma sono certo che gli passerà. Riguardo agli incubi, dipenderà anche dal fatto che hai a che fare con corpi massacrati ogni giorno, soprattutto adesso che gli omicidi sono in aumento"
"Mmmh" rispondo, dopotutto, sono che gli incubi sono dovuti ad altro...
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