Capitolo n.1

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"Compagni, tenete bene a mente questo giorno, il 3 Gennaio del ◼️◼️◼️◼️ come la nuova rinascita del Paese." "Il colpo di Stato era necessario, un branco di incompetenti hanno guidato la nazione fino ad'ora, volete continuare a vivere come dei miseri? Noi Promettiamo fedeltà alla nostra patria, noi promettiamo fedeltà al nostro popolo." "Ma si prega di non opporre resistenza, in poche ore le strade e gli uffici pubblici saranno strettamente controllati da militari." "Tutti voi osannerete il vostro nuovo governo, senza ribellioni filerà tutto liscio." "Ripeto, si prega di non opporre resistenza." "Per il bene collettivo ci occuperemo di tutti i nemici del popolo che ostacoleranno il nuovo governo, quello giusto, l'unico che salverà il Paese dalla crisi, l'unico governo duraturo, l'unico che sappia ascoltare e accontentare il popolo." "Abbiate fede nel nuovo governo"
Mi svegliai quel giorno con il suono assordante delle sirene, erano le 6 del mattino credo, durarono per qualche minuto, pensammo tutti che avessero appena bombardato la nostra nazione. Vidi mio fratello più piccolo, Aleksej, nel letto vicino al mio, palesemente terrorizzato, mi alzai immediatamente e lo abbracciai forte per rassicurarlo. Anche i miei due fratelli più grandi, Lev e Joseph, scesero subito dal letto a castello e i miei genitori si catapultarono nella nostra camera, nessuno di noi sapeva con certezza cosa stesse succedendo. Le sirene si arrestarono, quel silenzio tutto d'un colpo forse faceva ancora più paura, poi iniziarono a trasmettere un lungo discorso che fu registrato dal palazzo della capitale, che non distava molto dalla mia città e fu ripetuto senza interruzioni, prima trasmesso una volta dalle sirene poi continuò sulle radio e TV, non c'erano altri programmi per le successive 24 ore. Ricordo bene le prime frasi ma per una quindicenne erano parole incomprensibili, parlavano di nemici del popolo, di rivoluzione giusta, di avere fede nel nuovo governo, di colpi di stato, di aiutare il governo, di denunce, di barriere, di muri...
Aprimmo tutte le finestre per sentire quello che trasmettevano, c'era molto freddo, le strade erano piene di neve. Mio padre sembrava il più attento, ma nessuno osava fiatare, né in casa né per le strade, non si vedevano bus o passanti, nessuno osava uscire. Alla radio e alla tv davano solo questo, ci fu un colpo di stato, avevano ucciso lo scorso capo di governo, ma per il bene del popolo, oggi nessuno sarebbe andato a scuola, nessuno sarebbe andato a lavoro.
Mio padre sbraitava come al suo solito, di per sé è spesso nervoso, irascibile e severo, anche se è un buon padre, ma in situazioni problematiche dove è messo sotto stress non ci vede più, figuriamoci in una situazione del genere mai vista prima, tuttavia si trattenne dall'alzare la voce per paura che le conseguenze di certe parole sarebbero prima o poi divenute estremamente serie. Si buttò sul divano della cucina a bere una bottiglia di birra, con mia madre al suo fianco e discutevano a bassa voce. Io e i miei fratelli rimanemmo lì, nella stanza, capivamo tutti la situazione, eccetto il più piccolo. Sono la terza di quattro fratelli, l'unica ragazza, mio fratello più piccolo ha 10 anni e i due più grandi sono Lev di 16 anni e l'altro di 17, Joseph. Avremo tanto voluto parlare della situazione più apertamente ma non era il caso di mettere paura, anche se forse giustificata, ad Aleksej, chiedeva e chiedeva, e gli rispondemmo certo, ma non gli dicemmo tutto, gli avevamo detto che c'era stato un cambio di governo, non era insolita ormai come cosa e che adesso avevano proclamato il nuovo governo, per questo oggi non saremo andati a scuola, un giorno in più di vacanza e chissà se domani sarebbe stata la stessa cosa. Era felice di stare a casa, almeno avrebbe potuto giocare più con me e con gli altri, mi rincuorava vederlo così, innocente e felice, ci scambiammo tutti e tre uno sguardo, non ci servivano parole, pensavamo tutti la stessa cosa.
Vivevamo in un piccolo appartamento lontano dal centro della città di Tolstoj, sì, avevano dedicato il nome allo scrittore russo Lev Tolstoj, Il quartiere non è certamente dei migliori e l'appartamento è piccolo, con due camere da letto, una per i miei e l'altra per noi, fino a poco tempo fa io e i miei fratelli dormivamo tutti nello stesso letto, ma quando anche Aleksej ha incominciato ad essere troppo grande per la culla i miei hanno rimediato due letti a castello. Un bagno e una cucina dove abbiamo messo anche un piccolo divano. Mio padre fa il lavoratore di fabbrica e si lamenta sempre del basso salario e mia madre invece lavora in una scuola elementare, quando trova lavoro.
Fino a quel giorno le mie giornate erano sempre uguali, andavo a scuola con i miei fratelli, era una fortuna averli tutti con me, anche se per poco. Alcuni giorni avevo i corsi pomeridiani e quindi Lev e Joseph accompagnavano Aleksej a casa, mentre io aspettavo mio padre che finisse di lavorare per andare a casa insieme, altri giorni invece mi univo a loro.
Era una quotidianità che a volte mi stressava, ma che mi è subito mancata appena mi svegliai al suono di quelle sirene.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 11, 2023 ⏰

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