Parte V

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Non era il momento di piangere o mostrarsi deboli di fronte a lui, ma Louis non riusciva proprio a capire cosa gli stesse accadendo intorno o di come la sua felicità in un semplice battito di ciglia si era dissolta.

Era stanco di sentirsi sempre in quel modo e piangere non serviva proprio a nulla. Così alzò il volto e lanciò uno sguardo di sfida al quarterback.

Era arrabbiato, deluso e incazzato.

-Ora me ne vado e non provare neanche minimamente a toccarmi, chiaro?-

-Scusa, Lou- sputò Harry, frettolosamente. -Dovevo dirtelo in un altro modo e scusa, ma parliamone. Ti prego, Lou!-

Louis accennò un sorriso tagliante e schioccò la lingua.

Anche se era innamorato e provava un dolore assurdo nel petto, questo non significava che anche il suo orgoglio doveva affondare.

In quelle settimane aveva imparato tanto e aveva anche conosciuto meglio la persona per cui per la prima volta aveva rischiato di aprire il suo cuore.

E questo era il risultato. Una bugia, una marea di bugie. E per cosa? Per salvare le apparenze.

E lui era stanco di fingere qualcuno che non era. Si era rotto le palle di sopportare le ingiustizie e stare sempre zitto, solo perché aveva paura delle conseguenze. Ma ormai non serviva proprio più a nulla temere il futuro.

La sua vita era già stata scritta. Ora più che mai, Louis era certo che il suo destino sarebbe stato solo pieno di buio e sofferenza. Quindi a cosa serviva lottare se ormai l'esito della battaglia era già scritto? A niente. Non serviva ad un cazzo di niente!

-E' meglio chiudere qui, qualunque cosa ci sia stata fra noi due- proferì, con voce un po' tremante.

Perché doveva essere sempre così tutto difficile? Perché doveva apparire sempre uno smidollato? Da ora in poi, però, le cose sarebbero cambiate.

Lui sarebbe cambiato.

-No! Non voglio!- dichiarò il quarterback, con un espressione tesa dipinta sul viso e il corpo pronto a scattare.

-Non mi interessa quello che tu vuoi- rispose, tagliante. -Non credo di poter stare con una persona come te. Non riuscirei a sopportare tutto questo o la rabbia che ora provo nei tuoi confronti e non importa quanto io ti voglia bene, non so se riuscirò mai a perdonarti. E lo so che non mi hai tradito o che non abbiamo mai avuto una cazzo di relazione, ma quello che mi ha fatto più male è che tu mi abbia tenuto nascosta questa cosa nonostante qualche giorno fa mi hai detto di essere a conoscenza della tua omosessualità- aggiunse, con aria distrutta. -E non so quanto tempo ci vuole, ma, Harry, lasciami andare- concluse con un sospiro.

Harry scosse violentemente la testa e lo strattonò da un braccio. -Tu non vai da nessuna parte. Tu. Sei. Mio!- ruggì.

Louis spalancò gli occhi e cercò di svincolarsi dalla presa ferrea dell'altro ma non ci riuscì. Le dita del quarterback stringevano con forza la sua carne impedendogli qualsiasi movimento.

Si sentiva come un animale in gabbia. E non era per niente una piacevole sensazione.

-Lasciami. Mi fai male, Harry!-

Harry non rispose e con una spinta repentina, lo spinse con le spalle al muro. Lo guardò, incontrò il suo sguardo e sempre rapidamente afferrò le mani di Louis, bloccandole sopra la testa con le sue.

Se possibile, il verde degli occhi del quarterback era diventato ancora più scuro del solito e l'intensità con cui stava cercando di capire il ragazzo di fronte a lui era così intensa, che Louis si sentì il cuore in gola.

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