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Mi chiamo Tris Prior, per chi non mi conoscesse, e ho 19 anni. È stato 2 anni fa quando David mi ha sparato e io sarei dovuta morire. Tutti pensano che io non ci sia più a questo mondo, a parte i Candidi ovviamente, che mi hanno ospitato. La mia famiglia (che non è poi così numerosa), i miei amici, la mia fazione (o quel che ne è rimasto) e il mio ragazzo Tobias, tutte persone che non so che fine abbiano fatto. Una volta qui mi hanno chiesto come vorrei essere da grande, e io gli ho risposto felice. Mi hanno detto che non avevo capito la domanda, io ho ribattuto loro che non avevano capito la vita. Qui me ne sono fatta una nuova, speravo senza più violenza, e invece, dopo due anni, c' è ancora la guerra. Questa volta non è per eliminare i Divergenti, ma per ciò che c' è fuori. Avrei voluto rimanere lì, quando ci andai, ma mi ritrovo rinchiusa qui, di nuovo dentro la recinsione. Non so spiegarmi il perchè, forse ho avuto paura di abbandonare un posto in cui ormai ho lasciato la mia identità. Comunque vado avanti, anche se senza una famiglia, degli amici e una fazione a cui davvero appartengo. Le fazioni ormai non ci sono più. Sono rimasti solo gli Eruditi e i Candidi. Gli Abneganti furono distrutti anni fa, i Pacifici vivono sparpagliati al confine del nostro territorio, come gli Esclusi, e gli Intrepidi sono stati costretti ad unirsi agli Eruditi. Io sono l' unica Intrepida fra i Candidi. Un tempo mi classificai un' Abnegante, poi mi definii un' Intrepida, poi cercai la mia identità tra la mia Divergenza. Ora non so cosa sono. Sicuramente non sono ne un' Abnegante, ne un' Intrepida, ne una Divergente. Credo di essere semplicemente Tris, credo che ognuno sia semplicemente ciò che è. E se invece sono qualcosa di più, allora cercherò quel qualcosa fino a che non lo troverò. È per questo che sono ancora viva. Devo ritrovare me stessa.
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Mi sveglio all' improvviso con il fiatone. Ho fatto un altro incubo, come sempre, dopotutto. Nel corridoio ci sono urla e strilli. Avrei voluto non sentire mai più quei suoni, mi ricordano troppo la guerra e le grida di dolore che ormai conosco fin troppo bene. Il mio istinto mi spinge a vestirmi velocemente e ad uscire dalla stanza. Due parole per descrivere tutto: confusione totale. Bambini che corrono, mamme che gli vanno dietro disperate e persone che si fanno spazio fra la folla agitando le braccia. E io lì, ferma, come una stupida a fissare la scena. "La paura non ti paralizza, ti accende". Ricordo quando Tobias mi disse questa frase, durante l' iniziazione. Ed è vero, o forse lo era, visto che ora sono incollata letteralmente alla porta. Pensare a Tobias mi fa venire un doloroso crampo allo stomaco, quindi mi riprendo e cerco di prendere un pò di coraggio. "Gli Eruditi ci hanno attaccato" penso, mentre cammino tra la foll. In questo periodo è successo già un paio di volte ma i dirigenti Candidi sono riusciti a prevenire l' attacco e non hanno permesso hai soldati di entrare. Questa volta corriamo il rischio. Seguo la massa che entra in una stanza dedicata alle armi per difenderci. Tutti ne prendono una e si dirigono frettolosamente fuori. Sono rimaste solo pistole, così ne afferro una. È da tanto che non ne inpugno una e sento il freddo del metallo attraversarmi tutto il corpo. Poi mi torna in mente una scena che non avrei mai voluto ricordare. Davanti a me c' è il mio amico Will, il volto inespressivo, il solco tra le sopracciglia l, gli occhi verdi leggermente allarmati. E uno sparo, che lo fa cadere subito dopo a terra. Poi la scena cambia, un' altro sparo, e mia madre, che si accascia a terra con la mano sul fianco ferito. Subito dopo un' altro botto e mio padre morto. Tori, che muore a causa di una pistola nel buio, la sua paura più grande, ormai superata. Fernando, che con uno sparo cade inerte dalla scala. David che mi spara. Mi riprendo all' improvviso con la fronte matida di sudore freddo. Respiro a fatica e mi accorgo di aver lasciato cadere la pistola sul pavimento lucido. "Non fare la stupida. Devi raccoglierla e andare a combattere." "Ma io non voglio combattere. Sono stufa." "Ma devo farlo." Faccio un lungo respiro e afferro l' arma che ha ucciso le poche persone di cui mi fidavo. Esco velocemente dalla stanza e mi dirigo all' entrata della residenza con aria nervosa. Mi metto proprio sopra il piatto che, della bilancia segna la giustizia. Il capo dei Candidi, Jack Kang , dice a tutti di nasconderci e che se ci divessero trovare potremmo usare le armi. Mi piace quel "potremmo". Certo, nasconderci, un gioco da ragazzi. Sospiro e mi aggiro per i corridoi. Poi trovo uno stanzino coperto dal buio. Ci entro e stringo forte la pistola con le mani. Chiudo gli occhi e respiro pesantemente. Poi sento una voce profonda dire in modo fermo : "Controlla lì, Quattro". Alzo la testa e apro gli occhi di scatto. Quattro. Tobias.

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