Capitolo 8 - I bibliotecari

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Harry non ricordò come riuscì a prendere sonno. Nemmeno come era finito stretto tra le braccia di Louis. La schiena premuta contro il suo petto, il braccio a cingergli il busto pigramente; le mani si erano cercate e trovate, stringendosi per tutta la notte; le gambe arpionate come due copra - o meglio, avvinghiate tra di loro come i gambi delle rose rosse di Louis. Era la seconda sera che non rincasava al motel. Sperava che Pepe si stesse prendendo cura di quel delicato fiore nel migliore dei modi, senza porsi troppe domande. Harry aveva già troppe domande per conto suo, a cui non riusciva proprio a darsi una risposta. Da quella posizione poteva sentire l'intero calore provenire dal corpo alle sue spalle. Caldo, avvolgente, confortevole. Era impossibile non addormentarsi, pensò. Aprì gli occhi in due fessure, ancora troppo assonnato per svegliarsi del tutto, notando con grande stupore un rigolo di sole scagliarsi sulle coperte modellate dai loro corpi vicini. Doveva aver lasciato la tapparella aperta sbadatamente già dalla sera precedente, dopo la chiacchierata con Zayn. La stanza acquisiva un'altra atmosfera. A tratti gli ricordava casa. Quando si svegliava alla mattina e andava ad aprire le finestre, per poi tornare seduto sul materasso e guardare il panorama al di fuori. Lo fece anche quella mattina, prima di dare una sistemata alla valigia per Silverwall e partire, rammentandosi di chiudere ogni ingresso con la massima prudenza. Casa. Perché non gli mancava casa? Lì, c'era il suo mondo. Riviste di ogni genere, collezione di vinili dei suoi album preferiti, le candele profumate che usava quando doveva scrivere un articolo, la sua tazza preferita. A Silverwall non c'era niente di tutto questo. Umanoidi, omicidi, locali a luci rosse, Louis. Louis era lì, alle sue spalle. Sembrava essere stato lui a cercarlo durante la notte, a prendere la sua mano. Forse fece un incubo, o si svegliò a causa della ferita. Ma aveva bisogno di conforto. Non lo volle svegliare, pensò, e così si era rannicchiato in quella posizione cercando sicurezza, stabilità, realtà. Louis non voleva che se ne andasse, l'indomani, quella notte, mai. Ed Harry era rimasto lì.

Doveva ancora capire come si erano ritrovati in quella posizione. Il cucchiaio piccolo e quello grande. La sua posizione preferita. Ed il fatto che Louis non lo sapesse, gli procurò una mezza risata. La soffocò sulla federa del cuscino, tenendo quel sorriso divertito sulle labbra e tornando con le palpebre abbassate. Ancora un po', si disse. Se Louis dormiva, allora avrebbe dormito ancora un po' anche lui.

Poi, si ricordò perché erano finiti in quel modo. Il fianco.

Spalancò gli occhi, stringendo la presa delle loro dita. Gentilmente, alzò il braccio di Louis facendo leva e guardando di sottecchi la fasciatura attorno al busto. Aveva dormito senza la maglietta, mostrando la garza perfettamente aderente alla pelle, che imprigionava l'enorme cerotto quadrato sotto di sé. Presentava una piccola chiazza sbiadata di rosso, segno che l'emorragia si era placata durante la notte e la medicazione era andata a buon fine. Per essere stata la sua prima volta, si diede mentalmente una pacca sulla spalla, complimentandosi con se stesso. Riuscì a vedere di traverso il volto rilassato di Louis, sentendo il respiro profondo scontrarsi contro i fini peli sulla propria nuca. Mentre tornò con la testa sul cuscino e il cuore si calmava dentro il petto, si domandò quanto fosse realmente abituato a tutto quello. Al dolore di una ferita, alla sofferenza della medicazione, alle notti insonne, ai giorni di recupero, all'impotenza di non poter far niente. Si chiedeva anche se in quei momenti ci fosse uno dei ragazzi con lui. Seduto ai piedi del letto a fargli compagnia, raccontandogli qualche aneddoto divertente per fargli dimenticare il dolore, oppure ad averlo guardato addormentarsi mentre si accertavano che stesse bene. E nonostante si stesse parlando di Louis, - il capo, il Boss - dopo i fatti della sera precedente, ci credeva. C'era indubbiamente un Louis più umano sotto quelle vesti troppo strette.

Louis non demordeva di volerlo lasciare nemmeno durante il sonno. Lo voleva. Voleva lui al suo fianco in quel momento. Poteva farlo tornare al motel, chiamare Liam, o Niall o Zayn, ma no. Voleva Harry. Ed Harry voleva stare lì, con tutto se stesso, senza perdersi neppure un dettaglio di quel dolce risveglio. Era tutto così strano, ma senza fiato. E lo era solo perché a stringerlo in quel modo era Louis.

Silverwall - Are you ready for it? [l.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora