River Martini bussò tre volte contro il legno scuro della porta. Era il segnale che avevano concordato insieme.
Da dentro la stanza arrivò la voce flebile di Hope che gli dava il permesso di entrare. Solo allora, River si permise di infilare la chiave nella toppa ed entrò.
Trovò Hope accovacciata su una poltrona sotto la finestra. Indossava uno dei vestiti che lui era riuscito a procurarle da quando la sua famiglia l’aveva costretta a restare chiusa in quella stanza: era di un delicato azzurro pastello e le scivolava sul corpo snello facendola somigliare a una piccola fata. Una fata molto triste, come un usignolo in gabbia. Poggiava il capo sulle ginocchia, i capelli le ricadevano sulla fronte e gli occhi guardavano verso la finestra, cercando nel cielo qualcosa che River non riusciva a vedere.
Non si scompose al suo ingresso, non alzò nemmeno lo sguardo, cosa che intristì molto il moro. Lui si avvicinò cautamente, come se non volesse spaventare un animale selvatico. Da giorni Hope parlava sempre meno e, in maniera preoccupante, mangiava a stento. Se da un lato River ne era turbato, dall’altro ne era anche profondamente irritato. La lontananza da Damien la faceva soffrire al punto che si sarebbe lasciata morire di fame? Non aveva senso, per lui. Nessun sentimento umano dovrebbe farti arrivare a mettere in pericolo la tua stessa vita.
Tuttavia, quando guardava quel viso candido, quelle ciglia lunghe che incorniciavano occhi grandi e umidi, non riusciva a trattenere una grande tenerezza che lottava per uscire fuori in ogni modo.
Le si inginocchiò davanti, ai piedi della poltrona.
“Ti ho portato un regalo” mormorò, con il tono di voce basso e dolce di chi parla a una bambina che si è appena svegliata.
Hope non sollevò la testa, continuò a guardarlo con il viso poggiato sulle ginocchia piegate contro il petto, ma le sue labbra si piegarono in un leggero sorriso. A River sembrò quasi che diventassero più rosa e piene.
“Ti ho portato” continuò lui, aprendo la busta che aveva tra le mani, “un hamburger. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa che venisse dal mondo esterno.”
Fu allora che finalmente Hope si scompose. Sollevò la testa e finalmente recuperò la voce e la forza di emettere una breve risata. Anche se durò solo qualche secondo, River pensò che fosse la cosa più bella che avrebbe ascoltato quel giorno.
“Voglio mangiarlo subito. Dimmi che è ancora caldo!” disse lei, con gli occhi che finalmente scintillavano di vita.
“C’è anche un’altra cosa” la fermò River, prima che potesse prendergli la busta dalle mani. Fu lui a infilare una mano al suo interno e ne tirò fuori un libro. Sembrava vecchissimo e polveroso. Lo diede a Hope, che lo guardò con un misto di curiosità e entusiasmo. La ragazza fece scorrere due dita sulla copertina, in corrispondenza del titolo.
“Il Grande Gatsby?” lesse, sorpresa.
“Mi dispiace, non c’era nient’altro di interessante al mercatino dell’usato. E non avevo molto tempo per cercare altrove. Se i miei si accorgono che passo troppo tempo fuori-”
“Lo adoro” lo interruppe Hope, guardandolo negli occhi. Quelli neri di River si assottigliarono, lampeggiando di soddisfazione. “Davvero, è uno dei miei preferiti. Grazie.”
I loro occhi erano ancora legati. C’era qualcosa in quel magnetismo che nessuno dei due riusciva a spezzare. Non era la prima volta che accadeva, non era la prima volta che erano così vicini. Durante quelle due settimane, River era lentamente entrato in contatto con Hope, fino a non avere alcun disagio a mescolare con lei la sua zona di comfort. Non si era mai avvicinato a nessuno così prima d’ora, a nessuno aveva permesso di avvicinarsi tanto.
STAI LEGGENDO
Your body lightweight speaks to me-
RomanceQuesta storia nasce dalla serie di video tiktok di @egure_san. E' una HOPE x RIVER + HOPE x DAMIEN. Gli eventi narrati in questa storia hanno luogo durante il sequestro di Hope da parte della famiglia di River e si intrecciano con il suo ritrovame...