CAPITOLO 4

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La prima cosa che Izuku percepì quando la sveglia suonò, era che si sentiva schiacciare il petto. Cercò di tornare nella terra dei vivi e aprì lentamente gli occhi.

La prima cosa che vide, invece, furono dei capelli biondi. L'istinto lo portò a sollevare un braccio e a passarci la mano. In pochi istanti ricordò tutto quello che era successo il giorno prima e sospirò. O almeno ci provò.

Katsuki nella notte gli si era spalmato addosso ed era arrivato addirittura ad appoggiare metà del corpo sopra Izuku, chiudendolo in una specie di morsa con le sue braccine. Il ragazzo girò la testa da un lato e guardò che ore erano. L'ora di alzarsi, purtroppo.

Ragionò velocemente su cosa fare, e giunse alla conclusione che non poteva semplicemente sgattaiolare via e lasciarlo dormire: se si fosse svegliato da solo, si sarebbe potuto spaventare. Conscio di questo, gli passò di nuovo la mano nei capelli e mormorò: <Kacchan...>

Il bambino rimase immobile, profondamente addormentato. Izuku quindi gli resse la testa con una mano mentre si tirava su e gliela deponeva sul cuscino. Il cambio di posizione sembrò infastidirlo, tanto che la sua espressione prima angelica divenne immediatamente corrucciata. Il ragazzo gli accarezzò una guancia. <Kacchan, so che hai sonno, ma dobbiamo svegliarci.>

In risposta, Katsuki grugnì e si girò dall'altra parte. Izuku sbuffò. Sarebbe stato più difficile del previsto. Gli passò di nuovo le dita tra i capelli e gli espose la fronte e gli occhi alla luce che penetrava dalle persiane. Il bambino reagì prendendogli il polso e portando la sua mano contro il cuscino, per poi appoggiarci la guancia. Izuku trattene una risata. Si sporse e gli sussurrò all'orecchio: <Kacchan, non vuoi fare colazione alla UA? La scuola per eroi più prestigiosa del Giappone?>

Questo sembrò riportare anche lui sulla terra. Le sue palpebre sfarfallarono qualche secondo e poi si sollevarono, mostrando a Izuku due bellissimi occhietti rossi lucidi dal sonno. Katsuki mugolò qualcosa di incomprensibile e si stropicciò il viso con un pugnetto, poi stiracchiò le gambe e le braccia. Infine incontrò lo sguardo di Izuku. Il ragazzo sorrise. <Buongiorno, Kacchan.>

Il bimbo lo fissò qualche secondo, poi disse con una vocina sottile dovuta al sonno: <Quindi non era un sogno.>

Izuku sollevò le sopracciglia e rispose: <Credo proprio di no. Ma guarda il lato positivo, da stasera in poi potresti tornare diciassettenne.>

Katsuki lo guardò male, poi allungò una mano verso di lui. Il ragazzo lo guardò interrogativo qualche istante, poi capì che il bambino stava aspettando che lo tirasse su. Con un sorrisetto, gli prese la mano e lo fece mettere seduto. <Ecco fatto. Ora andiamo a fare colazione, ti va?>

Katsuki annuì e si alzò lentamente in piedi. Quando lo imitò, Izuku dovette sbattere diverse volte le palpebre mentre realizzava quanto fosse basso. Gli arrivava a malapena alla vita. Il suo cuore sembrò scoppiare dalla dolcezza, tanto che non riuscì a impedirsi di passargli una mano tra i capelli. Katsuki era ancora così rintronato dal sonno che glielo lasciò fare, cosa che lo fece sorridere solo di più.

Lo guidò fino in cucina, dove buona parte dei loro compagni stava già facendo colazione. Nel momento stesso in cui entrarono nella stanza, tutti quanti si misero a fissarli. O meglio, a fissare Katsuki. Il disagio per lui fu talmente tanto grande che indietreggiò di un passo e disse: <Cosa avete da guardare, scemi!>

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi qualcuno scoppiò a ridere. <Questa è bella!> esclamò Mina ridendo. <Bakugou che ci definisce solo scemi! Me la segno sul calendario!>

Katsuki la guardò assottigliando le palpebre in un'espressione minacciosa, ma la ragazza rise solo di più, tanto che lui protestò: <Smettila di ridere, stupida donna rosa!>

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