I Love You

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[POV Simone
che vi consiglia di ascoltare il brano durante la lettura]

Avevo dimenticato quanto potesse essere totalizzante la sensazione di potere che ti dona creare qualcosa di bello.

Avevo dimenticato come fosse leggera la mia testa quando mi siedo sullo sgabello e lascio che le dita siano le mie parole, e le note la mia voce.

Avevo dimenticato che suonare era una delle cose di cui avevo bisogno, come respirare, come mangiare.

Avevo iniziato
perché spinto da una curiosità nata osservando le mani agili di altri creare poesie con solo tasti bianchi e neri, ed essendo io avido divoratore di poesie, mi ero convinto di poter diventare poeta studiando scale, spartiti, pause e diteggiature. Mi ero illuso che bastasse razionalizzare per creare, ma mi sbagliavo.

Avevo smesso
come faccio spesso con le cose, perché non ottengo i risultati che voglio nei tempi che voglio, perché voglio sempre di più e subito, perché gli altri sono sempre più bravi, e allora se non posso essere bravo come loro che senso ha continuare? Avevo abbandonato perché è quello che faccio sempre, perché è la strada più facile.
Ma poche volte è anche quella giusta.

Un po' come amare te.

Amare te è facile, perché sei tu. Perché è impossibile non amarti. Per me è impossibile non amarti.

Amare te è facile
ed è giusto. Amare te è un'altra cosa che faccio sempre.

Mi ritrovo poi a pensare a dei momenti e a sentirne la mancanza, ma sono quei momenti a mancarmi o le sensazioni che provavo? I momenti si possono ricreare. Le emozioni no. Le emozioni sono sempre diverse, possono rifugiarsi sotto l'ombrello giallo della felicità, quello blu della malinconia, quello verde dell'euforia, quello rosso della rabbia... ma sotto l'ombrello la tavolozza delle tinte è immensa, e se quello che hai provato ieri era ocra, oggi potrebbe essere ambra, se ieri era carminio, domani sarà malva.

Il non riuscire a ricreare le emozioni da un lato mi spaventa a morte, e dall'altro mi accarezza: se non posso rivivere esattamente quella felicità, quella gioia, vuol dire che non sarò mai più felice o gioioso come in quel ricordo; ma se non posso rivivere esattamente nemmeno quel dolore e quel senso di perdita, allora vuol dire anche che non sarò mai più triste o perso in quel modo.

Mi mancava suonare. L'ho capito solo quando mi sono riseduto su questo sgabello e ho sfiorato i tasti. Adesso ho molti più anelli alle dita di quando suonavo da adolescente, e ricordo la mia professoressa che prima di sedersi per mostrarmi un nuovo pezzo li poggiava sempre sulla parte alta del piano verticale della mia scuola media. Allora lo faccio anch'io.

Ricordo che prima di iniziare, posizionava per bene il piede destro sul pedale di risonanza e rimaneva qualche minuto ferma, le mani sul piano e gli occhi chiusi. La prima nota, o il primo accordo li suonava così, al buio, quasi in apnea. Non aveva davvero bisogno di seguire lo spartito, infatti spesso durante il brano si girava alla sua sinistra, dove mi mettevo sempre ad ascoltare in piedi, e guardava la mia espressione sorridendomi, che fosse un brano lento, moderato, allegro o grave.

Un po' come amare te.

Anche amare te è stato prima lento, quando ancora non mi conoscevo e non ti conoscevo; moderato, quando abbiamo abbassato le armi per guardarci negli occhi; allegro, quando mi hai offerto la tua amicizia e io ti ho offerto la mia; grave, quando hai urlato parole spaventate che hanno fatto male pure a te.

Adesso suono e mi libero in aria, la melodia veloce prodotta dai polpastrelli e dalle falangi esigenti di avere una voce, e tu che mi guardi poggiato con i gomiti e gli avambracci sulla cassa del piano, le vibrazioni che ti penetrano la pelle. Io non ti guardo, ma il mio cuore sì, ché il mio cuore è da tempo che vede solo te e mai pare stancarsi. Io non ti guardo ma sento le tue iridi addosso, e sono come una coperta in una fredda notte di dicembre, e come un raggio di sole tiepido in una mattina di marzo, e come un'onda gelida che mi fa annaspare per la sorpresa ma mi dona sollievo nell'afa di luglio.

Suono perché sentire le note uscire dalla coda del piano e sapere che ne sono l'artefice mi dona un senso di completezza che non è facile spiegare a parole. Quindi lascio parlare la musica che ha sempre saputo dialogare meglio di me che mi perdo in voli pindarici e balbetto e non arrivo mai al punto; quindi resto in silenzio, le labbra schiuse e gli occhi a danzare con le dita mentre tu ti siedi accanto a me.

Ti inserisci al momento giusto nella melodia, e nella mia anima, come se fossi sempre stato lì, come se avessi un posto riservato che ha la forma del tuo corpo e nessuno mai potrebbe starci bene come ci stai tu. E devo ammettere che nessuno mai si è incastrato perfettamente ai miei difetti come fai tu.

Le mani sul pianoforte diventano quattro, le dita dieci, la musica e i cuori un tutt'uno, e finalmente ti guardo. Le ciglia lunghe e scure, i ricci che ti coprono la fronte, il naso dritto, i due nei sotto l'orecchio che chiedono soltanto di essere baciati, come non perdo occasione di fare anche adesso, anche se un po' a fatica. Tu sorridi, ed è il sorriso che riservi solo a me, il sorriso con gli occhi bassi e le fossette, il sorriso che mostra che sei ancora un ragazzo e non l'uomo di cui indossi la maschera fuori le mura di casa.

Mi ritrovo a pensare che neanch'io, come la mia professoressa delle medie, ho davvero bisogno di uno spartito: guardo te e sei tu il mio pentagramma, le mie minime e le mie crome, le mie semibrevi e le mie biscrome, il mio bemolle, il mio diesis, la mia chiave di violino. La mia musica.

Sei la musica che avevo bisogno di tornare a suonare, lo strumento che non sapevo mi mancasse così tanto, un pezzo di anima che non completa la mia bensì va ad aggiungervisi per creare una nuova persona, un nuovo me.
Un nuovo me con te.

Sai come si chiama il brano che stiamo suonando? Devi saperlo per forza se lo conosci, se le tue mani non singhiozzano mai, se accarezzi i tasti come fai con il mio cuore. Sicuramente lo sai, ma te lo voglio dire lo stesso.

Ti amo.

Amo te, e amo te come amo la musica e i tramonti e l'odore della pioggia e le onde del mare, amo te come si amano le cose pure.

Amo me quando amo te, Manuel.

Lento, moderato, allegro, graveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora