«Simò stasera annamo a ballà».
La giornata di Manuel inizia così e quindi inizia male.
Lui e Simone sono appena entrati in classe e sono stati placcati da Matteo che non gli ha dato neanche il tempo di arrivare ai loro posti.
«Annamo chi?» chiede Simone, imitando la sua cadenza.
«Tutti, ma tu in particolare» insiste l'altro.
«E perché mai?» ride. «A me neanche piace più di tanto andare in discoteca».
Manuel si distacca leggermente dagli altri due per posare il suo zaino ma, nonostante finga indifferenza, non ha intenzione di perdersi neanche una parola di quella conversazione.
«Eh, perché Simò, perché? Perché oltre a noi viene pure Angelo, mio cugino, quello lì che hai conosciuto al compleanno mio. Viene con degli amici sua e mi ha chiesto espressamente di te» conclude Matteo ammiccando.
La velocità con la quale Manuel alza la testa dallo schermo del cellulare, che fingeva di guardare distrattamente, sarebbe definita da lui stesso con una sola parola: imbarazzante.
È ormai già da qualche mese che ha fatto i conti con tutti quei pensieri che aveva già da tempo ma che non riusciva ad accettare. Dopo l'incidente di Simone, dopo aver trascorso un'intera notte sulle scomodissime sedie di un ospedale, dopo essere tornato a casa e aver pianto tutte le sue lacrime, dopo aver capito che Simone era disposto ancora una volta a perdonarlo, è arrivato il momento di sedersi a tavolino con i suoi sentimenti.
Lo ha fatto Manuel, lo ha fatto e ne è uscito distrutto e fortificato allo stesso tempo. Sicuramente ne è uscito con una consapevolezza che lo ha investito come un treno in corsa per la sua inconfutabile veridicità: è innamorato di Simone.
Fissa gli occhi sul suo volto, in attesa di una reazione. Lui arrossisce leggermente e abbassa gli occhi in imbarazzo, prima di mormorare un «vabbè dai, dopo vediamo» in direzione di Matteo e raggiungere il suo banco per posare lo zaino.
Un secondo dopo è già accanto a Manuel, ancora poggiato al banco e con il cellulare stretto tra le mani.
«Lo vuoi un caffè? Abbiamo ancora qualche minuto prima dell'arrivo di mio padre».
Pochi minuti dopo sono davanti ai distributori presenti nel corridoio, con Manuel che armeggia con i pulsantini per assicurarsi di aumentare le palline dello zucchero per il caffè di Simone.
«Tu che dici? Ci vuoi andare stasera in discoteca?» è proprio il minore a rompere il silenzio.
«Non lo so Simò, io da un lato direi de no, non so se me va» gli risponde, passandogli poi il bicchierino di plastica contenente il suo caffè.
«Ma come? Tu che rinunci a una festa?»
«Questa nun è 'na festa, è 'na serata dentro a 'na discoteca che metterà de sicuro musica scadente, col cugino de Matteo che pare popo un coglione, per non parlà degli amici sua».
Falso Manuel. Sei un falso, un bugiardo e pure un sottone di prima categoria. E pensare che, quando aveva conosciuto il cugino di Matteo al suo compleanno, aveva anche pensato che fosse un tipo a posto, simpatico, e adesso era bastato che mostrasse un minimo interesse per il suo Simone per farlo diventare immediatamente un coglione.
«Che dite di smetterla di fare i fatti vostri come foste al bar e degnarmi della vostra presenza in classe?»
È la voce di Dante ad interrompere il loro discorso e costringerli a gettare i bicchierini nel cestino e rientrare, rinviando l'ardua decisione alla fine della lezione.
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Tutte le volte che ho detto ti amo
FanfictionRaccolta di one-shot (?) Manuel e Simone, Simone e Manuel.