Capitolo 5 - Jax

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Graham prese posto accanto a me, scrutandomi con gli occhi scuri finchè non mi voltai verso di lui e inarcai un sopracciglio.

- Cosa c'è? –

- Ho sentito una cosa piuttosto interessante durante l'ora di chimica. –

Rimase in silenzio talmente tanto che non potei fare a meno di sbuffare. Se c'era una cosa che non sopportavo era quando il mio interlocutore lasciava in sospeso una frase. E Graham lo sapeva perfettamente, perciò ne dedussi che stesse mantenendo volutamente la tensione prima di sganciare una bomba.

- Pensi di dirmelo entro la fine dell'ora oppure devo tornare tra una settimana? –

- Hai presente Madison Sinclair? –

Certo che ce l'avevo presente. Io e lei eravamo usciti insieme, anche se forse definire le nostre delle vere e proprie uscite era un eufemismo bello e buono, l'anno precedente. Madison era una cheerleader, biondissima e con più curve di una strada di montagna, e in quanto tale manteneva alto lo stereotipo della bella ragazza popolare che si divertiva a spettegolare e lanciare frecciatine velenose.

Annuii facendogli segno di andare avanti.

- A sentire quello che dice Kimberly Lawrence sembra che una certa coppia di lottatori abbia intrattenuto una bella conversazione durante letteratura inglese. –

Non gli chiesi da quando in qua si sedeva accanto a Kim a lezione né tantomeno ci intrattenesse dei rapporti civili; era una dei minions di fiducia di Madison e con i suoi lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra era la cosa più vicina a una bellezza esotica che offrisse la nostra scuola. Nessuna meraviglia che Graham fosse determinato a farsela.

- Io e Connor abbiamo avuto un piccolo scambio di vedute. –

- Ti prego, non ci credo che non hai capito che mi stessi riferendo alla vostra scaramuccia. –

Rivalutai all'istante le capacità di Graham. A quanto sembrava malgrado tutte le botte in testa che aveva preso nel corso degli anni continuava ad avere delle facoltà cerebrali nella media. Tuttavia non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi coinvolto dai pettegolezzi.

- Allora non so proprio a cosa ti stai riferendo. –

Sbuffò, scompigliandosi le ciocche scure con una mano.

- Madison giura di averti sentito dare appuntamento a Evelyn Wilson per pranzo –, mi fissò con un'espressione ammirata sul volto, - e non so se congratularmi per questo o domandarti se recentemente hai preso un calcio in faccia o qualcosa del genere che ti ha scombinato i neuroni. –

E io che credevo di essere stato abbastanza discreto, ma a quanto sembrava avevo completamente sottovalutato il radar di Madison per le storie succose.

- Non è come sembra. –

E per una volta ero davvero sincero. Non avevo pensato nemmeno per un istante di corteggiarla durante la pausa pranzo; certo l'avevo provocata con qualche commento ma era una cosa che facevo abitualmente, la realtà era che ero rimasto sinceramente affascinato dalla sua abilità nel disegnare.

- Me ne frego se è come sembra o meno, anzi per quanto mi riguarda se davvero ti facessi Evelyn diventeresti all'istante il mio nuovo eroe, ma hai una vaga idea di quello che succederà a mensa nel momento stesso in cui vi siederete allo stesso tavolo? –

Sì, riuscivo a figurarmi abbastanza chiaramente la scena. I lottatori della Gladiators mi avrebbero sbranato con lo sguardo e probabilmente Connor avrebbe finito con l'avere un colpo apoplettico. Quell'ultima immagine mi strappò un sorriso. Sarebbe stato uno spettacolo molto piacevole.

- Credo di potermelo immaginare. –

- Sarà la fottuta apocalisse, ma fortunatamente hai noi a guardarti le spalle. –

- Non ti sembra di esagerare? Non abbiamo mica in programma un incontro tra i tavoli della mensa – replicai alzando gli occhi al cielo.

Certe volte Graham la metteva giù molto più pesante di quanto in realtà non fosse. Finchè le cose tra me ed Eve fossero rimaste nei limiti di una conversazione civile tra compagni di scuola nessuno avrebbe fatto scenate.

- Esagerare? Stiamo parlando di Connor Davies, fratello, e lo sanno anche i sassi che è ossessionato da lei. –

Scrollai le spalle e afferrai il quaderno a spirale riponendolo sulla pila di materiale che avrei lasciato nell'armadietto prima della pausa.

- Ti sembra che me ne freghi qualcosa? –

Per quanti film mentali potesse farsi quel tossico non erano una coppia e anche nel caso fossero stati insieme non me ne sarebbe comunque potuto fregare di meno. Connor Davies e le sue tare non erano un mio problema.

Graham si aprì in un sorriso smagliante prima di assestarmi una pacca sulla spalla.

- A onor del vero anche se te ne fregasse qualcosa dubito che Eve ci starebbe mai, perciò il problema non si pone. –

Sapevo riconoscere una sfida quando ne vedevo una e conoscevo abbastanza bene Graham da sapere che prima o poi sarebbe arrivato a proporre una cosa simile.

- Stiamo parlando di me, fratello, non di te – replicai con un sorrisetto beffardo.

Se volevo davvero qualcosa la ottenevo, non importava quanto tempo ci mettevo, persistevo e alla fine raggiungevo l'obiettivo. E fino a quel momento non c'era stata una ragazza che avessi puntato che non avesse finito con il prendersi una cotta per me.

- Perciò credi davvero di riuscire a sedurre Evelyn? Diciamo ... prima del tuo prossimo incontro contro Connor? –

Mancavano due mesi al nostro prossimo scontro nella gabbia. Era un lasso di tempo decisamente ragionevole.

- Puoi giurarci. –

- Ne sei tanto convinto da scommetterci sopra? –

Era un'idea del cazzo ... però Connor avrebbe perso la testa.

Ash mi avrebbe ucciso ... ma Eve era sexy da morire.

Sarebbe stato un casino assurdo ... ma le cose non potevano andarmi peggio di come erano state nelle ultime ventiquattr'ore.

- Cosa vuoi giocarti? –

- Se vinco io ti toccherà occuparti delle mie protezioni e di tutti i miei turni di pulizia della palestra per un mese. –

Storsi il naso a quella prospettiva.

Pulire le protezioni e riordinare erano le uniche due cose di questo sport che mi scocciassero.

- E se vinco io? –

- Nel remoto caso in cui accada farò altrettanto. –

Probabilmente avrei fatto una scelta molto più saggia rifiutando, ma quel giorno non mi sentivo dell'umore per agire in modo saggio. Così allungai una mano per stringere la sua con fare solenne.

- Andata. –

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