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Isabel

<<Più che un uccellino sembra una coscia di pollo>> dico affranta per il mio origami venuto male.
<<È solo questione di pratica>> mi risponde prendendo il mio pezzo di carta e appoggiandolo sul tavolino, affianco al suo perfetto. Dietro ci sono altri origami di varie forme; farfalle, cuori, fiori. Sono tutti stupendi. Chissà dove avrà imparato.
<<Chi ti ha insegnato a farli?>> domando istintivamente.
<<Mia nonna. Lei era giapponese, infatti sono metà spagnola, metà giapponese.>> A quell'affermazione mi rendo conto che in effetti i suoi occhi sono leggermente a mandorla.
<<Wow! Io invece sono una semplice ragazza di città. Sono nata e cresciuta a Madrid>>
<<E cosa ci facevi qui ad Ibiza?>>
<<Bella domanda... È stata la mia migliore amica Gaia a convincermi a fare una vacanza qui, perché "Ibiza è l'isola delle feste". Testuali parole>>
<<E tu non sei una tipa da feste>> conviene lei.
<<Già...tanto meno delinquente>> mi guarda in modo strano e subito mi sento in colpa.
<<Scusami, non volevo offenderti...>>
<<No, tranquilla. Mi offendono altri tipi di parole>>
<<Ma perché rubi?>> chiedo timidamente.
<<Perché qui sto meglio che a casa>>
<<Perché dici questo? Questo è un posto terribile>>
<<A casa non mi accettano per quello che sono, mentre qui sono libera di fare ciò che voglio>> la guardo sconcertata. Non capisco davvero come possa pensare di vivere meglio dentro un carcere.
<<Tu non potresti capire...>>
<<Forse, ma sono convinta che tu non sei una delinquente. E non dovresti stare qui per una cosa da poco>> dico con convinzione. Lei mi guarda con una strana luce negli occhi. Sembra commossa.
<<Quella che non dovrebbe essere qui sei tu>>
<<Se mai dovessi uscire, voglio che anche tu esca>> mi azzardo a dire. Non so perché lo sto dicendo, la conosco appena. Eppure la sua presenza mi fa sentire protetta. Se non fosse per lei, sarei già morta di disperazione.
<<Uscirò, sta tranquilla. Non mi tengono tanto a lungo. Ormai si sono stufati di vedermi così spesso.>>
Pensandoci in effetti, lei verrà rilasciata a breve, mentre io rimarrò qui da sola. Cavoli devo parlare con il mio avvocato.

Quel pomeriggio, dopo aver accompagnato Blanca in infermeria, ho rivisto Gaia. È venuta a trovarmi e quando mi ha vista è scoppiata a piangere.
L'ho rassicurata dicendole che sto bene e lei mi ha detto che ancora non si sa nulla sulla ragazza sparita.
Poi mi ha portato dei vestiti appena comprati dal mio negozio preferito e il libro "Il diario di Bridget Jones", per farmi sorridere nei momenti bui.
L'ho abbracciata così forte che non volevo più staccarmi. Poi se n'è andata promettendomi che sarebbe venuta a trovarmi presto.

You stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora