I - Quello che accadde prima

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La sera in cui Ben Barnes lasciò Rebecca Milani era una sera piovosa e grigia.

Si trovavano entrambi a Los Angeles, nella casa dell'attore, e stavano riproponendo quella che ormai era l'unica conversazione serale che intercorreva tra loro da due settimane a quella parte.

«Io mi sono rotto le palle!» urlò Ben, furioso «Basta, non ce la faccio più! Ogni giorno la stessa storia! Mi fai diventare matto!»

«Solo perché tu te ne freghi e continui a comportarti come uno stronzo!» strillò lei di rimando «Lo fai apposta? Dillo e facciamo prima! Più ti dico che mi ferisci e mi fai arrabbiare, più lo fai! Allora non te ne frega niente di me e di quello che ti dico!»

«Non è questo! Te l'ho già detto! Ma non sopporto che tu o chiunque altro mi dica cosa posso o non posso fare!»

«Nemmeno se quello che fai mi fa stare male?»

«Tu non puoi stare male se io esco con i miei amici!»

«Io sto male se tu ti fai solo i cazzi tuoi! Sono venuta a Los Angeles per te e questo è il ringraziamento! Sei un grandissimo stronzo!»

«E chi te l'ha chiesto di venire a Los Angeles, eh?»

Seguì un silenzio teso.

Rebecca sapeva, ad onor del vero, che Ben non glielo aveva proprio chiesto... Ma erano talmente innamorati, talmente felici e talmente stanchi dei weekend rubati, delle vacanze che non coincidevano mai e dell'oceano che li separava che, alla sua terza visita in America, gli aveva detto ridendo:

«Potrei fermarmi qui, sai? Dopotutto... di biglietti aerei spendiamo una fortuna, tanto varrebbe aiutarti a pagare l'affitto...»

Aveva atteso la risposta trattenendo il fiato e Ben l'aveva rovesciata sul letto, spogliandola alla velocità della luce.

E così, era iniziata la sua parentesi americana, durata quattro mesi e dodici giorni.

Mesi stupendi, appassionati e folli; fatti di sole, spiagge, locali alla moda, set cinematografici e amore.

Con qualche piccolo veleno che, però, strisciava nefasto attorno a tanta felicità: l'ambiente dello star system fatto da persone vuote e superficiali, gli impegni sociali di lui che lo portavano a prendere almeno due aerei alla settimana, gli amici di Ben che la rifiutavano.

Semplicemente, Rebecca non si era mai integrata davvero nella vita di lui in America.

Quando erano soli Ben era tutto per lei, ma calarsi nella sua vita - azzardando per di più immediatamente una convivenza - era stata una forzatura.

Adesso se ne rendeva conto: avevano affrettato troppo i tempi.

Dopo le prime, idilliache settimane, la vita aveva bussato alla loro porta e Ben era ripiombato nel turbine dei provini, del nervosismo, dell'attesa spasmodica di risposte dagli agenti.

Rebecca non aveva mai visto questo lato fragile di lui e aveva cercato di stargli vicino come poteva.

Alcune volte, però, il modo migliore per stare vicino a qualcuno è lasciargli i suoi spazi.

Altro errore, con il senno di poi: ma lei era sola, in America, e lui era il suo punto di riferimento.

Così, cercava di spronarlo, ma Ben ricadeva nel mutismo e cercava gli amici - attori con le stesse idiosincrasie e che, evidentemente, parlavano la stessa sua lingua.

Questo era stato il primo, vero problema: Rebecca non accettava di essere messa da parte e non le bastavano, poi, le sue scuse, spiegazioni e rassicurazioni.

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