From hell to paradise

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Pete era stato beccato dopo aver mandato con successo le prove del tradimento della famiglia secondaria a Kinn, era stato tramortito e al suo risveglio si era ritrovato con il corpo legato ad una pila di cemento nel mezzo della stanza, con Vegas davanti che lo guardava con una scintilla di pura follia negli occhi scuri, una tagliente rappresentazione della violenza che avrebbe poi esercitato sul ragazzo immobilizzato e dunque indifeso, lo aveva anche minacciato con quella sua voce calda e suadente, tanto che l'altro non era riuscito a trattenere una risata di scherno.
Come spiegarsi il brivido che aveva corso maliziosamente lungo la sua schiena nuda o il contorcersi del suo stomaco davanti a quell'individuo instabile che aveva continuato a torturarlo per ore?

Pete non era sopravvissuto tutti quegli anni come guardia del corpo di una delle famiglie più bersagliate della mafia grazie al suo bel sorriso o al suo animo gentile, lo aveva fatto grazie alle sue numerose abilità e quell'oscurità che si portava dentro dalla giovinezza, ma che aveva allontanato velocemente, una volta liberatosi dalle grinfie del padre abusivo, aveva solamente desiderato di poter essere una versione infantile e gioconda di sé che sarebbe dovuta esserci negli anni passati, insomma un modo per vivere una sorta di infanzia posticipata. Però non poteva scindere il suo animo, non poteva abbandonare quella massa inquieta che aveva dentro e per questo rideva di Vegas, che frustrato nelle sue reazioni, ma allo stesso tempo intrigato da quegli occhi pericolosamente provocanti, gli aveva infilato una mano sotto l'elastico di pantaloni e mutande, accarezzando sensualmente il corpo sudato della sua vittima per sfiorarne poi il tatuaggio, situato alla fine del bacino: "No legacy is as rich as honestly" ne aveva riso per poi attaccare le pinze elettriche al suo membro.

Pete urlava e tremava, il dolore era lì e non poteva fuggirne cosa che l'altro apprezzò soddisfatto, sebbene fosse stato costretto a fare i conti con quella scintilla ribelle nel suo sguardo che gli sussursava come non sarebbe caduto sotto le sue mani, ancora gli resisteva e questo lo fece sospirare in preda ad un rush di adrenalina, non lo avrebbe ucciso subito come aveva invece preventivato, oh no, voleva giocarci fino a spezzarlo, privarlo della sua dignità e renderlo un animale domestico. Non poteva prevalere su suo padre, Vegas aveva timore dell'uomo ma lo amava, desiderava solo essere accettato ed amato ma tutto quello che otteneva sempre erano schiaffi e pugni, quando aveva successo non contava mai, aveva peso solo ogni suo fallimento, per questo trovava tanta gratificazione nel forzare gli altri e rovinare la felicità altrui e questo fu qualcosa che Pete vide, una sberla per nulla delicata si era scontrata contro il volto mascolino del suo buoia, il genitore stava urlando come impazzito, con una vena aggettante nel collo che pareva minacciare di esplodere, insultando il figlio con tutta la cattiveria che aveva in corpo poiché, il suo stupido comportamento, aveva messo in pericolo l'intera famiglia secondaria, a Vegas non era mai stato chiesto di fare del male a Porshe, solo di tenerlo d'occhio.

Poi lo aveva liquidato e l'ostaggio si era ritrovato incatenato nella camera da letto di chi lo aveva torturato, erano passati dei giorni da quando era lì e sentiva il proprio corpo bruciare come fosse stato gettato nel fuoco, a causa delle numerevoli ferite mai medicate che sfiguravano il suo corpo, aveva smesso di ridere del maggiore degli eredi della famiglia secondaria, osservando meglio i comportamenti altalenanti e la discordia che talvolta emergeva da quei profondi occhi castani, Pete aveva compreso quando terribilmente fragile doveva essere l'animo di Vegas, il quale amava la violenza perché era solo un modo per sfogarsi.

Perché ne era così terribilmente attratto? Non ne aveva la più pallida idea, sapeva semplicemente che degli incontrolati brividi di eccitazione lo percorrevano ogni volta che si rendeva conto con quanta ostinazione l'altro si aggrappasse a lui per cercare di navigare nella propria pazzia, era solo in quel momento mentre rifletteva, un sospiro fuggi dalle sue labbra screpolate, un suono non di lamento per la posizione rigida delle sue braccia fermate contro il soffitto, ma più di soddisfazione quando aveva compreso che il desiderio più profondo di Vegas era essere amato e un altro brividò lambì il suo corpo stanco, se l'altro lo avrebbe potuto controllare fisicamente, Pete era certo che senza fatica avrebbe potuto dominarne la mente e forse perché era l'unico abbastanza malato da poterlo comprendere e accettare. Erano due lati della stessa medaglia, due bambini terribilmente feriti dagli abbusi paterni che erano sbocciati nella loro età adulta in maniera completamente opposta, seppure complementare: da un lato c'era la guardia del corpo di Kinn che solitamente appariva infatile e dall'aspetto adorabile ma dall'animo che sapeva essere spietato e duro, dall'altra Vegas che appariva come un sadico fuori di testa e che pure continuava a conservare in sé l'innocenza di un bambino alla costante ricerca di affetto; la sicurezza e la forza d'animo di Pete poteva bilanciare l'instabilità emotiva dell'altro e probabilmente mentre lo torturava, quando si erano guardati così profondamente negli occhi, lo stesso Vegas si era rifutato di ucciderlo subito, accampando qualche scusa, in quanto qualche parte del suo inconscio aveva  realizzato di aver trovato chi avrebbe potuto salvarlo.

Geheena •|VegasPete|•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora