capitolo 2: saper sparare

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- Provate a fare un passo e faccio saltare il cervello del vostro amico!
Lorel era sulla soglia dell'aula e teneva l'uomo per la maglietta. Lo aveva costretto ad inginocchiarsi davanti a lei, in modo da potergli puntare comodamente la pistola alla tempia nonostante la differenza di altezza.
Ma evidentemente nessuno degli altri poliziotti (o finti poliziotti?) prendeva sul serio quella minaccia, perché tutti le puntarono contro le loro armi.
-Siamo in troppi - ribattè il capo, con un ghigno divertito- se tu spari a lui, tutti noi spariamo a te. Non hai speranze.
Lorel indietreggiò lentamente, trascinando con sé l'ostaggio. Nessuno, neanche i pochi adolescenti disarmati rimasti nella stanza, osavano toglierle gli occhi di dosso.
- Voi non mi ucciderete- affermò, con una calma quasi inquietante vista la situazione.
Il capo ridacchiò.
-Questo è quello che dici tu.
-No. È quello che c'è scritto lì.
Con un cenno del capo indicò il foglio caduto al suo ostaggio. Adesso
giaceva ai piedi di Clara.
Quando il sangue del controllore le era schizzato in faccia, annientando anche l'ultimo briciolo di lucidità rimastole, la ragazza si era addossata alla parete nell'irrazionale ricerca di una via di fuga. Era praticamente certa che Michael Rivers, pietrificato dalla paura a due centimetri da lei, potesse sentire il suo cuore battere all'impazzata.
Gettò uno sguardo per terra, al foglio. Sopra vi erano stampate alcune immagini. Somigliavano molto alle foto segnaletiche che Clara aveva visto qualche volta in tv, quelle che la polizia fa ai criminali dopo averli arrestati. Le posizioni dei soggetti erano quelle e anche le loro espressioni dicevano chiaramente che non erano dove avrebbero voluto essere. Perlopiù erano foto di ragazzi e ragazze poco più grande di lei. Sotto ogni immagine era stampato un numero con diversi zeri in coda. Alcuni erano anche seguiti da delle sigle di cui Clara non capì il significato. In tutta la metà inferiore del foglio, invece, troneggiava un'unica foto molto più grande delle altre. Vi era raffigurata una ragazzina di neanche 14 anni, con un folto caschetto di capelli corvini e due occhi verdi cerchiati da occhiaie scure.
Sotto la sua foto non c'era nessun numero. Solo le parole "primo posto" e la sigla RV.
Per un istante, Clara dimenticò a tutta la paura che stava provando in quel momento, tanto fu il suo stupore nel rendersi conto che la ragazzina nell'immagine non era altri che Lorel. Nella foto portava i capelli corti ed era un paio d'anni più giovane, ma era senz'altro lei.
- Voi non siete della polizia, perfino questi ragazzini l'hanno capito. - Lorel parlava con voce calma, come se avere una dozzina di pistole puntate addosso fosse la cosa più normale del mondo - E chiunque abbia un minimo di esperienza capirebbe ad un miglio di distanza che non siete neanche cacciatori di taglie.
Tutti gli uomini lanciaromo un'occhiata al loro capo.
-Ma se siete riusciti a scoprire che faccia ho, allora sapete anche che le due letterine sotto la mia foto vogliono dire di Riportare Viva... e che chiunque mi ucciderà farà la mia stessa fine.
Adesso il biondo non sorrideva più. Aveva assunto, anzi, un'espressione preoccupata.
Lorel indietreggiò con cautela, fino ad uscire dalla porta. Il suo ostaggio ora sudava parecchio e borbottava imprecazioni oscene di cui nessuno si curò.
- Ragazzi- li chiamò Lorel - uscite. Clara cercò di ricordarsi come si respira. Esitò un attimo prima di staccarsi dal muro, temendo di non riuscire a reggersi. Rick, invece, non se lo fece ripetere due volte: corse in corridoio senza guardarsi indietro.
Michael Revers uscì sorreggendo Erika Valestil. La poverina piangeva a dirotto con le mani tra i capelli. A Clara parve di sentirla singhiozzare una preghiera.
Quando tutti furono usciti, Lorel indicò con lo sguardo la parete che avevano di lato, quella che delimitava l'aula adiacente alla loro. Clara voleva solo uscire da quell'edificio, correre a casa e rifugiarsi sotto le coperte, ma gli occhi della ragazza la convinsero ad accostarsi al muro, ignorando le lacrime indesiderate che le rigavano le guance. Lo stesso fecero Rick e Michael, probabilmente perché non osavano scendere le scale senza una qualunque protezione da altri eventuali uomini armati.
Scoprirono di aver fatto bene, perché non appena Lorel sbattè la porta in faccia ai finti-poliziotti e stese il suo ostaggio con un colpo alla nuca, dall'interno dell'aula partì una raffica di proiettili che attraversò il corridoio e andò a conficcarsi nella pareta opposta a loro. La scuola si riempì delle urla terrorizzate dei ragazzi, ma Lorel era già corsa via.
-Di qua!- li chiamò, facendo cenno di seguirla.
Clara non perse un secondo e scattò nella sua direzione, seguita a ruota dei suoi compagni. Altri proiettili passarono sopra le loro teste nell'esatto istante in cui svoltarono l'angolo. Li stavano seguendo. Corsero a rotta di collo per tutto il corridoio e girano subito prima dei bagni. Le urla e gli spari alle loro spalle si fecero più vicini, segno che gli inseguitori stavano guadagnando terreno.
-Chi diavolo sono quei tipi?!- urlò Rick mentre scendevano le scale saltando cinque gradini alla volta -Risparmia il fiato per correre!- rispose Lorel.
Un altro sparo. Erika strillò e si accovacciò per terra. Michael dovette strattonarla diverse volte per convincerla ad alzarsi, perdendo così secondi preziosi. Raggiunsero il piano terra e corsero verso l'atrio. Riuscivano già a vedere il grande portone a vetri che li separava dal mondo esterno, ovvero dalla salvezza, ma prima che potessero raggiungerlo quello si spalancò lasciando entrare un'altra decina di uomini.
Questi non erano vestiti da poliziotti, ma erano armati nello stesso modo. Ci furono altri spari. Questa volta, però, gli uomini non corsero loro incontro, ma si gettarono per terra o di lato. Clara realizzò che era stata Lorel a sparare quando svoltarono bruscamente in un corridoio laterale.
Lo percorsero fino alla fine ed imboccarono le scale per risalire al primo piano.
All'improvviso fu come se, dietro di loro, ogni persona all'interno dell'edificio dotata di una pistola avesse deciso di usarla. Tuttavia, Clara notò che più correvano più le urla gli spari si affievolivano, sempre più lontani. A chi stavano sparando, se non a loro?
Quando raggiunsero il secondo piano, Lorel spalancò la porta più vicina e si buttò nell'aula al seguito degli altri.
Era vuota. Gli zaini erano tutti aperti o squarciati e il loro contenuto era sparpagliato in giro ma degli studenti non c'era traccia.
Clara si rese conto solo in quel momento che non avevano incrociato nessuno fuggendo per i corridoi, nonostante il fracasso che avevano provocato. Quei tipi vestiti da agenti di polizia dovevano aver svuotato l'intera scuola prima di arrivare da loro.
I ragazzi si accasciarono al suolo senza fiato. Lorel sollevò un banco e lo rovesciò davanti alla porta per bloccare l'ingresso.
- ma... chi... chi sono...quelli?-balbettò Clara, respirando a fatica.
-Delle gang locali, probabilmente-Lorel, invece, non sembrava affatto affaticata dalla corsa -quelli che si fingevano poliziotti sono della mafia, credo. Ma non sono loro il nostro problema.
- Ah no??-esclamò Rick, piuttosto sconcertato.
-No- replicò Lorel, contando i proiettili che aveva nel caricatore -se ci diamo una mossa, possiamo ancora uscirne vivi. Dobbiamo solo riuscire ad andarcene da qui prima che arrivi gente davvero pericolosa. --Perché hanno smesso di seguirci?- domandò Clara.
-Non hanno smesso, si sono solo fermati a lottare tra loro. Ai criminali non piace dividere il bottino, neanche con altri criminali.
Lorel si accostò ad una finestra. Sollevò la pistola con entrambe le mani e guardò giù, in cortile. Evidentemente quello che vide non le piaque, perché mormorò un'imprecazione.
-Che succede?- domandò Michael, notando una piega preoccupata sulla fronte della ragazza.
-Hanno circondato l'edificio. Sono ovunque.
-E quindi che facciamo?- Clara ricominciò a tremare senza neanche accorgersene.
-Tutte le uscite sono bloccate. Praticamente tutto il crimine organizzato nel circondario è qui... Lorel si morse un labbro tenendo lo sguardo basso. Guardò prima i ragazzi, poi la sua pistola, poi di nuovo i ragazzi.
-La nostra unica speranza è la palestra- decise infine -ma dovete fare esattamente quello che vi dico, chiaro?
Annuirono tutti con forza
-E fatela stare zitta, o ci farà a beccare!
Erika sobbalzò. Effettivamente i suoi singhiozzi disperati erano alquanto rumorosi, ma Clara la comprendeva benissimo. A spaventarla, era invece la risolutezza di Lorel. Come faceva a restare così calma in un momento del genere? Sembrava quasi che le capitasse tutti i giorni di rischiare la vita.
Michael prese la mano di Erika e l'abbraccio per cercare di tranquillizzarla, riuscendo ad arginare momentaneamente le sue lacrime.
-Dobbiamo andare!
Lorel attraversò la stanza e si avvicinò alla porta.
Ma in quel momento qualcuno provò ad aprirla dall'esterno. Li avevano raggiunti.
-Sotto i banchi, ora!- gridò Lorel. Clara si gettò sotto il banco più vicino e si portò le mani sulla testa. Qualcuno urlò fuori dall'aula, poi qualcun'altro sfondò la porta.
Lorel sparò cinque colpi in rapida successione e poi si abbassò dietro un banco. Clara vide due uomini cadere. Probabilmente erano stati colpiti.
Ma i loro compagni iniziarono a sparare senza tregua verso l'interno dell'aula. La ragazza gridò e si tappò le orecchie con le mani. Quei tipi non erano vestiti da poliziotti e lei non poté fare a meno di domandarsi che fine avessero fatto i mafiosi.
Strinse forte gli occhi e osò riaprirli solo quando un uomo gridò:
- Non sparate! Se muoiono siamo fregati!
Gli spari cesarono all'istante.
- Esci fuori, sei in trappola!
Clara capì che si rivolgevano a Lorel. Ma lei non uscì. Così gli uomini entrarono e si avvicinarono al banco che la nascondeva. Tutti quanti avevano rimesso a posto le pistole. Evidentemente non credevano che servissero con una ragazzina.
Fu un grosso errore.
Non appena uno di loro si abbassò per afferrarla, Lorel lo agguantò per la nuca e con uno strattone gli fece sbattere la testa sulla gamba del tavolo. L'uomo crollò a terra privo di sensi, ma prima che il suo corpo facesse in tempo a toccare il suolo Lorel si alzò e colpì con tre colpi in pieno petto il criminale più vicino. Gli altri, colti di sorpresa, cercarono di estrarre le pistole ma la ragazza fu più veloce e colpì altri due uomini alle braccia. Con un balzo felino evitò una raffica di proiettili sparata da un terzo uomo e lo atterrò da dietro con un calcio in mezzo alla spina dorsale. Poi si voltò e prima che un altro potesse afferrarla per il braccio gli assestò un pugno sotto il mento, un calcio nello stomaco e una gomitata nei reni. Uno degli uomini con il braccio ferito cercò di spararle da terra con la mano sana, ma lei si fece scudo con il corpo del criminale che aveva appena steso ed indietreggiò fino a potersi riparare dietro la cattedra.
Quando il gangster finì i proiettili, lei si sollevò e gli sparò alle gambe. Si spostò per sparare anche ad un altro uomo, anche questo con un braccio sanguinante, ma quando premette il grilletto non partì nessun colpo.
- dannazione!- imprecò, gettando via l'arma e riaccucciandosi dietro la cattedra.- È per questo che odio le pistole!
Solo due criminali erano ancora in grado di muoversi: uno aveva perso l'uso della spalla e l'altro teneva una mano sulla schiena dolorante.
Si avvicinarono a lei con una faccia che non prometteva nulla di buono.
Uno dei due raggiunse la cattedra. Alzò la pistola. Gliela puntò contro... e ricadde di lato urlando dal dolore, il palmo della mano trafitto da un coltello.
Prima che il secondo potesse reagire, un altro coltello lo colpì al braccio sano e un altro ancora gli trapassò il polpaccio, conficcandosi nel muro. Inutile dire che nessuno aveva più la forza di reggersi in piedi.
-Muovetevi, ne arriveranno altri. Lorel recuperò i coltelli che aveva lanciato e li infilò nei passanti nei pantaloni, incurante del sangue che colava lungo le lame. Poi raccattò in giro qualche pistole e ci ormeggiò per un paio di secondi.
-S...sono morti?. balbettò Clara, che non aveva il coraggio di uscire dal suo nascondiglio.
-No, sono solo svenuti. Se la caveranno.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, pur sapendo bene che quando si fossero svegliati quei tipi sarebbero stati ancora più agguerriti.
- Sapete sparare?- domandò Lorel.
I ragazzi non si presero la briga di rispondere.
- Non fa niente, tanto sono scariche.
Porse a ciascuno di loro una pistola priva di caricatore e ne tenne due perfettamente funzionanti per sé.
- Puntatele contro chi cerca di uccidervi. Anche i criminali hanno paura di morire.

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