capitolo 3: occhi rossi e canini d'avorio

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Clara sapeva bene che la sua era una scuola molto grande. A dire la verità, le dimensioni erano state proprio uno dei motivi che, diversi anni prima, l'avevano convinta ad iscriversi lì. Una scuola ampia e popolata le era sembrata subito un sogno, rispetto all'edificio minuscolo e diroccato dove aveva frequentato le medie.
Da quel punto di vista non si era mai pentita della sua scelta, neanche quando il primo giorno si era persa mentre cercava il bagno, o quando per la fretta aveva sbagliato corridoio e fatto irruzione in una classe dell'ultimo anno.
Quel giorno, però, mentre correva dietro Lorel per tutto l'edificio, verso quella palestra che avrebbe dovuto condurli alla tanto sospirata libertà, Clara non poté fare meno di maledire tutti quei dannati corridoi per essere così lunghi, tutte quelle dannate aule per essere così tante, e tutte quelle dannate scale per essere così ripide.
Correvano più veloce di quanto avessero mai corso in vita loro, nonostante ormai non li seguisse più nessuno. I loro passi e il loro respiri pesanti risuonavano spettrali nei corridoi deserti. Ogni volta che svoltavano Clara aveva paura di veder comparire un uomo armato di tutto punto dietro l'angolo, appostato nell'ombra e pronto a fare fuoco.
Tuttavia, per fortuna non vide nessun essere umano fino a quando non furono di nuovo al piano terra, dove Lorel frenò bruscamente appiattendosi contro il muro.
-Fate silenzio- ordinò, anche se perfino Erika aveva smesso di singhiozzare.
I ragazzi si addossarono alla parete e trattennero il fiato.
Clara sporse un po' la testa, ma la tirò subito indietro quando vide quello che stava succedendo. L'intero corridoio del pianterreno era percorso da grandi finestre che davano sul cortile esterno. Erano tutte chiuse, ma attraverso il vetro si poteva vedere chiaramente tutto quello che c'era all'estero.
Automobili e furgoni di tutte le marche e colori occupavano ogni parcheggio disponibile, comprese le aiuole e i campetti da calcio. Almeno un centinaio di uomini, la maggior parte dei quali dall'aspetto poco raccomandabile, stavano divisi in gruppetti sparsi per il cortile e parlavano fitto tra loro, lanciando spesso occhiate ostili alla scuola o agli altri uomini. Alcuni discutevano animatamente tra loro e un paio puntavano mitragliette dall'aria minacciosa contro alcuni furgoni. Probabilmente le varie bande criminali non andavano particolarmente d'accordo tra loro...
-Abbassatevi- sussurrò Lorel -dobbiamo strisciare sotto le finestre o ci vedranno.
I ragazzi si stesero per terra a pancia in giù. Clara era l'ultima della fila, subito dietro Michael. Stringeva nella mano la pistola che le aveva dato Lorel, ma quando si abbassò tremava così tanto che l'arma sbattè forte sul pavimento provocando un baccano infernale e dovette infilarla nella cintura.
Lorel iniziò a strisciare a ridosso della parete, un pelo sotto i davanzali delle finestre. Gli altri la seguivano cercando di fare meno rumore possibile. Arrivata a metà del corridoio Clara dovette fermarsi per massaggiarsi i gomiti. Non era mai stata una ragazza sportiva e cominciava già ad avvertire i dolori dovuti alla corsa. Gli altri, però, non si fermarono ad aspettarla, così dovette stringere i denti e proseguire fino all'angolo. Quando lo raggiunsero, Lorel balzò in piedi e ricominciò a correre fino alla porta che conduceva alla palestra.
Era chiusa.
Portò la mano sulla maniglia, già pronta ad abbassarla, ma all'ultimo momento balzò di lato e si addossò alla parete.
-Che succede?- chiese Michael, seguendo il suo esempio.
Lorel si poggiò un dito sulle labbra per intimare a tutti di fare silenzio. Nessuno osò protestare.
Dall'altra parte del muro provenivano delle voci appena udibili.
La loro via di fuga era bloccata.
-Che facciamo?- sussurrò Clara, la mano che tremava contro l'impugnatura della pistola. Laurel si morse il labbro, fissando il pavimento con espressione assorta, ma prima che potesse prendere una decisione, un gran fracasso proveniente dalla palestra richiamò la loro attenzione. Dapprima sentirono solo una serie di tonfi, come di qualcosa che cade a terra. Poi un urlo, seguito subito da un altro da altri ancora.
-Ma che...- Rick fu interrotto da una serie di spari e di urla ancora più forti.
Qualcosa sbattè violentemente contro la porta, facendola tremare tutta . All'interno della palestra, botti e tonfi testimoniarono che stavano volando oggetti molto pesanti e poco dopo gli spari cessarono, sostituiti da strani versi simili a ringhi feroci, quasi animaleschi. Furono proprio quei ringhi ad illuminare Lorel su ciò che stava succedendo.
-Oh no...- mormorò, impallidendo di colpo. - sono qui...
Quando qualcosa, o qualcuno, scardinò la porta con un calcio dalla forza sovrumana e la spedendì a fracassarsi sul muro opposto, Laurel era già corsa via trascinando gli altri con sè. Clara non ebbe il tempo di vedere quello che succedeva dietro di lei, nè ne aveva la minima voglia. Lorel correva, se possibile, anche più veloce di prima, tanto che i ragazzi avevano difficoltà a starle dietro. Soprattutto Erika, che veniva praticamente trascinata da Michael. Non avevano idea di dove stessero andando, ma nessuno voleva fermarsi.
Lorel attraversò di corsa tutto il resto del pianterreno, arrivando in corridoi che Clara aveva visto solo durante la visita guidata del primo giorno. Superò i ripostigli, la segreteria, dei bagni che nessuno usava più da anni e si gettò contro una vecchia porta arrugginita e impolverata.
La porta cigolò, stridette, traballò, ma alla fine si aprí su un luminoso e rassicurante cortile.
I ragazzi si buttarono fuori ansimanti. Erano sul retro della scuola, in una parte di portico chiusa tra l'angolo dell'edificio e delle siepi alte e folte che impedivano la vista sulla strada adiacente. Lo spazio aperto era molto ridotto rispetto al resto del cortile, ma comunque abbastanza ampio da ospitare tutti loro e un'ingente quantità di apparecchi elettronici inutilizzabili piazzati lì in attesa di finire in discarica.
- Andiamocene! - ordinò Lorel, correndo verso le siepi per attraversarle e poter finalmente fuggire.
Gli altri la seguirono. Con la mente erano già fuori da quel luogo maledetto e stavano ringraziando tutti i santi del paradiso per avercela fatta.
Ma non era ancora detto.
All'improvviso, qualcosa passò davanti a loro ad una velocità talmente alta che fu impossibile capire di che cosa si trattasse. Prima che Clara avesse il tempo di poggiare a terra un piede quella cosa era già scomparsa, lasciandosi dietro solo una possente folata di vento.
E poi, Rick fu scaraventato all'indietro da una forza misteriosa, una forza che lo sollevò in aria e lo lasciò dritto contro il cumulo di computer e stampati accatastati nell'angolo, lasciandolo steso per terra e tutto un dolore.
I ragazzi si immobilizzarono. Lorel lasciò cadere le sue pistole e mormorò una preghiera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2015 ⏰

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