Golden days
Red long nights
Don't be scared
It's all right
Hard pain
Soft bites
On my skin you feel the fight
Un decennio è fatto di cambiamenti: di capelli, di armadio, di città, di persone, e Luigi è solito scrivere la lista dei buoni propositi alla vigilia di Capodanno, 'ché vuole impegnarsi ad andare in palestra, seguire una dieta più equilibrata, realizzare quelle canzoni rinchiuse nel cassetto del comodino e mettere da parte i soldi per comprare quella casetta in montagna che ha sempre desiderato – e poi crolla nuovamente nei suoi sbagli, nella pancetta da pranzo domenicale, negli sbalzi di glicemia, negli spartiti freschi di stampa e negli acquisti folli di cui si pente il giorno dopo. Perché, del resto, rimane un essere umano: è fatto di carne ed errori, annega in macchie d'inchiostro e s'aggrappa a plettri galleggianti al solo scopo di scrivere col proprio sangue l'ultima promessa che fa a sé stesso.
È che Luigi è un simpatizzante delle intenzioni genuine, che se regali un braccialetto di filo comprato in spiaggia qualche anno prima e ritrovato casualmente in una tasca dello zaino per il mare, che importa?, lui lo accetta con un gran sorriso e la mani chiuse a coppa e lo indossa per i successivi due anni, 'ché alla fine le cose più semplici e impensabili diventano una parte di te, del tuo quotidiano e del tuo spirito d'improvvisazione – e quando si spezza, il bracciale, Luigi lo rinchiude in un portagioie colmo di robaccia e conchiglie scheggiate caratterizzate da singolari e magnifici accoppiamenti di colori.
È per questo che rimugina su una torta senza calorie che non riesce a reggere tutte le candeline – i trent'anni sono in agguato dietro un angolo buio di una strada di periferia, e s'aggrappano alle sue spalle per alitargli sul collo non appena lo scorgono passeggiare nei dintorni dell'ignoto. Luigi ama i compleanni e le novità, ma è terrorizzato dalle aspettative che costruisce su una tovaglia seminata di briciole, ergendo una torre di zollette di zucchero che traballa per natura e quando cade è un bel casino e ce ne vuole, di coraggio, per recuperare ogni granello perduto – e a lui, lo zucchero, fa più male che bene.
È che Luigi è nato combattente, e se il mondo è tondo lui s'appropria di uno scalpello per dargli la forma che vuole. E allora il diabete non è più un handicap ma un ostacolo targato atletica leggera, uno di quelli che se corri forte e salti lo superi indenne e tagli pure il traguardo – quindi si mette le scarpe ed esce di casa, 'ché se è troppo pigro per il jogging può sfruttare il tempo libero per spuntare il primo punto della lista dei buoni propositi: non entrare in un nuovo decennio con cose lasciate a metà, e c'è una questione troppo importante per lasciarla priva di una risposta soddisfacente intrappolata nei vent'anni chiusi con un catenaccio.
Smarrisce il buon senso in uno scomparto dallo zaino e sale sul primo treno di cui riesce ad acquistarne il biglietto, il cuore a battergli alla velocità del suono e i denti a mordere le labbra con avidità e perdono alcuno, 'ché le gocce di sangue fuoriuscente dagli spacchi è niente se paragonato alla crudeltà con cui ha cantato le più indicibili canzoni d'amore – tutte per qualcuna e una qualcuna sempre diversa, ma diversità che s'è incarnata in uno chignon troppo tirato e un paio di scarpette rosa senza dar conto al proprietario della voce graffiata.
Non ha idea di dove Carola abiti, e allora la cerca tra le strade di Milano, nelle vetrine dei negozi, tra le ammaccature dei sampietrini e negli scorci di una finestra troppo alta – ma lei è in basso; la trova seduta su una panchina anonima, con un libro aperto in grembo e spessi occhiali da vista a gravarle sul naso sottile e forse appena ammaccato dalla scomoda ma indispensabile presenza del ponticello. La chiama; non con la voce ma con l'anima, con la potenza dello sguardo infuocato che incenerisce ogni riservatezza della danzatrice sulle punte, la quale strabuzza lo sguardo dolce per starnazzare: «Luigi! Cosa ci fai qui?»
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Golden Days || Caroligi
FanfictionSono giorni dorati quelli che muoiono nel frammento di un ricordo lontano, uno di quelli intangibili e incontestabili. Luigi vive di memorie perché esse sono le note di uno spartito scritto come un flusso di coscienza, un rimprovero verso sé stesso...