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Avvertenze prima di leggere la storia:
linguaggio scurrile, scene di sesso descritte dettagliatamente, possibile BDSM.
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Lo guardo dal basso, seduta sul comodo materasso davanti a lui, mentre mi sovrasta con il suo corpo, si piega dinnanzi a me poggiando le mani sulle mie cosce, le divarica esercitando poca pressione e si sistema in mezzo ad esse, sentendo la stoffa rigida dei suoi jeans a contatto con le mie cosce nude; mi afferra il mento con una mano e mi costringe a guardarlo, mentre da parte sua mi osserva severo con quegli occhi color carbone. L'aria è immobile e il silenzio così assordante da poter sentire il suo repiro irregolare, le labbra strette in una sottile linea e lo sguardo severo che mi fa sentire una delle peggiori peccatrici... so che è arrabbiato con me, e sono consapevole di ciò che sta per accadere a breve.

Il buio crepuscolare riempie la stanza passando dalla finestra accanto, illuminando i tratti di Antares, così tesi e seri da definire la sua mascella squadrata e far sparire gli occhi scuri tra due fessure; le ciglia lunghe accarezzano le guance leggermente rosate, le sopracciglia corrucciate, e ciocche di capelli neri che gli cadono sulla fronte: l'osservo ammaliata, mentre la presa sul mio mento si fa sempre più forte. Si avvicina al mio orecchio e chiudo gli occhi sentendo il suo respiro sul mio collo <mettiti sul letto a carponi>. Era un ordine, e l'avrei eseguito senza emettere una parola, ma prima di potermi girare l'osservai sfilarsi la cinta dai passanti, lasciando la sua erezione premere fastidiosamente contro i jeans <adesso> ribadì guardandomi negli occhi. Lo feci, mi misi a carponi sul letto e fremente piegai il sedere in alto verso di lui, mi tenni con gli avambracci sul materasso e lo sentì avvicinarsi; mi accarezzò il sedere con le mani grandi e iniziò a parlare <quindi... ti è piaciuto provarci con quel Kaus, avresti voluto essere con lui adesso?> <no, io...> <stai zitta troia> mi intimò mentre senza alcuna delicatezza mi sfilò i leggins e le mutandine, facendomi cadere a pancia in giù, fece aderire il suo corpo al mio e si avvicinò al mio viso schiacciandomi la faccia sul materasso, <devi stare zitta ti ho detto, altrimenti non mi tratterrò> mi sussurrò a denti stretti, mentre io trattenevo il fiato sorpesa ed eccitata; mi lasciò andare e mi avvolse le braccia sull'addome per ripotarmi alla posizione di prima.

<Meriti di essere punita per averci provato spudoratamente con un altro davanti ai miei occhi> disse ritornando dietro di me, all'inpiedi, ed io vorrei dirgli che per me questa non è affatto una punizione, ma lo sa benissimo, dunque non dissi una parola. Sentì il cuoio della cintura sulla mia pelle, accarezzarmi piano le natiche, e scendere verso la mia intimità <sei già bagnata, vero? se in questo momento infilassi un dito dentro di te, ne uscirebbe grondante dei tuoi umori... ma non lo farò, perché non lo meriti. Voglio vederti supplicare per avere le mie mani su di te e dentro di te> queste parole non fecero altro che aumentare la mia eccitazione e la voglia di essere toccata. Nel frattempo Antares picchiettava con la cinta le mie labbra umide, quando presto arrivò la prima frustata, forte e decisa, la cinta colpì la mia pelle e trattenni un sussulto, poi ne arrivò un'altra, e un'altra, senza fermarsi arrivò fino a cinque, mentre iniziavo a sentire bruciare il punto in cui aveva colpito, ma sapevo che aveva appena iniziato, anche se già le mie cosce tremavano e sentivo colare su di esse i miei umori... nonostante il dolore, era una sensazione piacevole, ma era difficile trattenere i gemiti tant'è che affondai più volte i denti nelle coperte. <quanto mi piace vedere i miei segni lasciati sulla tua pelle> sussurrò compiaciuto sferzando un altro colpo, forse anche più forte di prima, o forse era il mio corpo che non riusciva più a reggere, ma lui non si fermò, mi frustò altre due volte, mentre ormai ero un cumulo di tremori <voglio che tu dica ad alta voce ciò che sei, per renderti conto di quello che hai fatto. Sei una troia, dillo> <sono una troia> ripetei ansimando <di chi? sei la troia di chi?> <sono la tua troia, solo tua> dissi gemendo disperatamente mentre mi accarezzava con le mani la pelle arrossata <ok, spero che tu ne sia veramente convinta, ma non ho ancora finito con te>.

Non mi diede nemmeno il tempo di farmi riprendere fiato che mi prese per i capelli, tirandoli fino a trovarmi in ginocchio davanti a lui, accompagnato da un mio mugulio di dolore. Mi guardò senza fiatare, ormai non più arrabbiato ma solo eccitato, con sguardo lucido rivolto alle mie labbra mi spinse verso la patta dei suoi pantaloni. Mi affrettai a liberarlo dai jeans stretti e presto mi ritrovai il suo cazzo davanti alla faccia, così largo, lungo e venoso, con la cappella lucida e rosata e la pelle in tensione; non lasciò la presa dai miei capelli, mi condusse verso di lui e non persi tempo a leccarlo per tutta la lunghezza, che svettava appena fin sotto l'ombelico; respirava profondamente... non ce la faceva più, lo presi in mano leccando lentamente la cappella e poi iniziai a prenderlo in bocca, mentre lui mi incitava ad andare fino in fondo spingendomi la testa; era così ingombrante da riempirmi tutta la bocca,mentre la punta arrivava a solleticarmi la gola, poi lo facevo uscire per meta e poi dinuovo dentro, prendendone sempre di più, respirando sul suo inguine, mentre cercava di trattenere i gemiti, ansimava e mi spingeva la testa, sempre più velocemente, facendo sgorgare della saliva agli angoli della bocca; gli occhi pizzicavano, erano lucidi, mentre lo guardavo dal basso e lasciavo che mi scopasse la bocca <è così che volevi succhiare il cazzo a quello, vero?> disse, ancora fuori di sè, mi afferrò per la gola stringendo la presa e continuò ad affondare nella mia gola, mentre graffiavo le sue cosce cercando di respirare, ma omrai era al limite, diede le ultime spinte più profonde delle altre, facendomi gettare gli occhi all'indietro, e presto sentì il fiotto caldo del suo sperma giù per la mia gola. Uscì dalla mia bocca e lasciò la presa dal mio collo, passando il pollice sulle mie labbra.

Mi osservò, così, distrutta sul pavimento, in ginocchio davanti a lui, si chinò verso di me e mi prese in braccio adagiandomi sulle sue gambe dopo che si è seduto sul letto; mi diede un leggero bacio sulle labbra e poi sulla fronte, accarezzandomi i capelli <ti ho fatto tanto male?> chiese debolmente affondando il viso sul mio collo <solo un po'> risposi ancora senza fiato. Si sdraiò e mi fece accoccolare sul suo petto, lo abbracciai e ascoltai il battito frenetico del suo cuore <piccola...> sussurrò <che c'è?> <io comunque sono molto più bello di quel ragazzo> scoppiai a ridere,e lui mi seguì; continuammo poi perdendoci tra baci e carezze, dormendo abbracciati fino al giorno dopo.

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