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Ora capisco perché mia madre mi ha chiamata spirito della notte, Lilith.

Continuo a sorseggiare la mia birra lanciando qualche occhiata intermittente qua e là alla folla che mi viene incontra con le mani sudate sbraitandomi nelle orecchie parole biascicate e confuse. Non appena finisce l'ultima canzone, a seguito di un "one more song" ormai patetico anche per le band costrette ogni volta a fingere di non suonare la canzone più amata del momento lasciata per ultima, Joey mi prende sottobraccio per trascinarmi al bagno.

Una fila chilometrica di ragazze mezze emo e metallare si annida nell'atrio largo due metri per tre. Un olezzo di ascelle, sudore e deodorante industriale si diffonde rapidamente fino a stuzzicarmi le narici.

"Fai veloce." Dico facendo roteare gli occhi al cielo.

La mia immagine si riflette nello specchio rotto di cui sono rimasti pochi cocci incollati malamente al muro. Le mie occhiaie sono così scavata da chiedermi quando sia stata l'ultima volta che ho riposato decorosamente.

La musica post-show - un remix strano di somebody to love - mi martella nelle orecchie così forte che la sento rimbombare nella gola, nel cuore, nel ventre e irradiarsi fino alle ginocchia lasciate scoperte dalla gonna a scacchi rosso-verde.

"Ho fatto, ho fatto..." Joey spinge due ragazze con il trucco nero colato fino al mento.

Joey è così, e adoro la sua naturalezza, il modo in cui guarda gli altri con curiosità e stupore. L'espressione sorpresa se la tazza del water è sporca e la stessa faccia esterrefatta quando scopre una nuova cucina e sapori o se riceva una promozione lavorativa - Joey riserba un sorriso diverso per ogni situazione, ma pur sempre un sorriso. A volte mi fermo, rallento, e la osservo mentre ammira il corso naturale delle cose e mi meraviglio a mia volta di aver trovato una amica preziosa.

"Andiamo dai, la tube passa ogni mezz'ora di notte e ho le lenti a contatto che mi fanno male." Mi lamento afferrando la mia amica per il polso.

"Lili, Marc, il mio collega tedesco, mi ha chiesto se passavo a casa sua dopo il concerto...Ti accompagno a casa e poi mi chiamo un Uber, d'accordo?"

Joey sa benissimo quanto mi terrorizzi camminare da sola per le strade non illuminate, dato che pochi mesi fa ho superato un'esperienza davvero traumatizzante, quando rincasavo dopo una serata passata a bere con i miei colleghi in un pub nella City.

Camminavo a passo spedito con il cellulare in mano, leggendo la sfilza di messaggi sfacciati che il mio collega Drew aveva il coraggio di mandarmi mentre era ubriaco da far schifo. Distavo due minuti da casa quando, ad un certo punto, la luce intermettente dei lampioni si è spenta; ho abbassato il volume della musica e mi sono arrestata davanti ad un cartello stradale. Il suono assordante di quel silenzio infernale mi faceva male, le gambe mi tremavano. Sapevo che qualcuno era dietro di me. Potevo sentirne il fiato puzzolente, le mani che si allungavano nella mia direzione... Non ho dubitato nemmeno per un secondo che quella cosa dietro di me non fosse un'anima nera. Quando mi sono voltata, titubante e timidamente, ho avuto la conferma: gli occhi erano così scuri che non riuscivo a capire sé stessi guardando i bulbi o le cavità oculari, è così che le distinguiamo dagli esseri umani non posseduti. In quel momento avevo così paura da temere di bagnarmi le mutande. Non avevo mai affrontato un'anima nera da sola - comunemente chiamate Blacksoul. Avrei dovuto combattere, ma la verità è che non sapevo cosa mi sarebbe successo, di certo non mi avrebbe potuto possedere ma avrebbe potuto farmi soffrire davvero tanto. Sono stata così codarda che sono svenuta cadendo all'indietro sul marciapiede anche se continuavo a ripetermi che se avessi perso conoscenza mi sarei abbandonata al sonno eterno. Ero convinta che quella sensazione di terrore puro che provavo, era quello che si sentiva prima di morire. Se Alex non fosse passato in quell'esatto istante, per pura casualità, probabilmente ora non sarei qui. Le Blacksoul capiscono quando hanno un consapevole davanti e difficilmente lo risparmiano in piena notte, al riparo dagli occhi indiscreti. Noi e loro ci sappiamo identificare sempre.

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