Due

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L'incappucciato chiuse la porta alle sue spalle con un rumore sordo.

Le gambe di Julian, diventate improvvisamente deboli, tremavano dal terrore che lo aveva inondato in pieno non appena varcata la soglia. A ogni piccolo passo si sentiva mancare la terra sotto i piedi. Raggiunse gli altri ragazzi che apparivano tranquilli e si immobilizzò, restando in attesa di qualcosa. Probabilmente seguire loro e quello strano profumo si sarebbe rivelata una pessima decisione.

I suoi occhi blu esplorarono la stanza con soggezione: era rettangolare e abbastanza ampia, illuminata da alcune lampade da parete e piena di quel profumo magnifico che aveva avvertito nel corridoio. Lì dentro era più intenso e aveva cancellato il tanfo che era stato costretto a respirare fino a qualche secondo prima. Sbatté le palpebre e si riempì i polmoni di quell'odore buonissimo. Più lo inspirava e più gli sembrava di conoscerlo.

Il pavimento chiaro, in pietra antica, era polveroso come quello del corridoio e dava l'idea che ci si mettesse piede di rado. Qualche vecchia ragnatela era appesa al soffitto.

Julian contorse le labbra in una smorfia. Aveva l'impressione di essere finito in una di quelle camere degli orrori presenti nei Luna Park e che lui aveva visto soltanto nei film. Ai suoi occhi, mancava solo qualche scheletro sparso qua e là per completare l'atmosfera macabra. Si accorse che almeno non c'erano strumenti di tortura. La loro assenza, però, non scacciò del tutto la paura che lo stava attanagliando.

Un brivido gelido lo attraversò, con uno sforzo cercò di non pensare alla mancanza di finestre per non farsi prendere dalla claustrofobia. Odiava i luoghi chiusi, odiava trovarsi in un sotterraneo insieme a tanti sconosciuti. Forse molto presto sarebbe riuscito a tornare a casa, al sicuro nella sua camera piena di comfort. Inoltre, visto che stava bene come non era mai stato negli ultimi tre anni, avrebbe potuto riprendere a condurre una vita normale, come tutti i suoi coetanei. Finalmente si sarebbe fatto degli amici e i suoi genitori non gli avrebbero più vietato di uscire. Forse, invece, non avrebbe mai lasciato quel luogo sinistro e sarebbe morto lì, come i pazzi che lo circondavano; morto per colpa della propria curiosità e della scia di profumo che aveva seguito.

A quella possibilità che si era affacciata nella sua testa, sentì freddo alle punte delle dita e il respiro gli uscì soffocato da petto.

Quel profumo inebriante e seducente, intanto, continuava a riempire l'aria.

Quando ne individuò la fonte, restò a bocca aperta dalla sorpresa: si trattava di un ragazzo. L'essere più bello che avesse mai visto. Stava seduto sull'altare di pietra al centro della stanza, le gambe accavallate e le mani abbandonate in grembo. Una ciocca di capelli gli era scivolata sulla frontee lui se la scostò dietro l'orecchio, rivelando un orecchino dalla forma di serpente. Le lunghe ciglia sfioravano i suoi zigomi alti e delicati, la pelle diafana sembrava porcellana e i capelli cioccolato fondente. Dopo aver esplorato i volti di tutti i presenti, gli occhi del giovane, due pozzi scuri, si fermarono su di lui, e le labbra morbide si incurvarono in un lieve sorriso. In quel momento qualcosa di sconosciuto scattò dentro Julian e diverse emozioni lo bombardarono. Del tutto rapito non riusciva a staccare lo sguardo da quel ragazzo. Il suo cuore mancò un battito: si sentiva come se lo conoscesse da sempre, anche se sapeva che era impossibile. Senza avere idea del motivo, avrebbe voluto corrergli incontro e abbracciarlo, desiderava immergere il viso e le dita tra quei capelli che sembravano seta e respirarne il profumo.

Arrossì, vergognandosi dei propri pensieri insensati.

Aveva lasciato Parigi da tre anni, e lì, a Londra, non aveva mai incontrato nessuno. Tre maledetti e lunghi anni trascorsi rinchiuso tra le mura della casa dei nonni, solo e senza amici perché la strana malattia che l'aveva colpito improvvisamente gli impediva di uscire. C'erano giorni in cui non sopportava la luce del sole e altri in cui anche il rumore più piccolo gli procurava un terribile fastidio; per non parlare poi dei momenti in cui le fitte lo colpivano, facendolo piegare in due dal dolore o costringendolo nel letto a piangere con la faccia affondata tra i cuscini.

Mezzo vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora