Capitolo 27

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CALEB


Era stato tremendamente facile convincere Grace ad accompagnarmi a badare mio cugino in quella settimana. Ovviamente avevo evitato volontariamente di dirle che i miei zii erano soliti tenere qualsiasi tipo di animale randagio o maltrattato, quindi la loro casa in pochi anni era diventata uno zoo in miniatura. Sapevo quanto lei amasse gli animali e non vedevo l'ora di vedere la sua faccia una volta aperta la porta. Sarebbe stata una settimana interessante.

Ero chiuso in macchina con il riscaldamento a palla mentre aspettavo Grace sotto casa sua. Stavo picchiettando le dita sul volante a ritmo di musica quando sentii lo sportello aprirsi e vidi Grace salire sull'Escalade. Si arrampicò arpionando il sedile e si sedette sospirando. Mise lo zaino sul sedile posteriore e si allacciò la cintura «Prima andiamo e prima posso tornarmene a casa, quindi vedi di darti una mossa.»

Ingranai la marcia ridacchiando e partii «Agli ordini, tigre.»

Durante tutto il tragitto rimase in silenzio, non proferì neanche una parola, nemmeno un insulto.

Quando arrivammo davanti alla casa dei miei zii, prima di permettere alla ragazza di uscire bloccai la sua mano sulla maniglia della portiera «Quando varcheremo quella porta, promettimi che non darai di matto.» le dissi.

Lei mi guardò scocciata «Ma per chi mi hai presa, scusa?»

Alzai le mani in segno di resa «Voglio solo mettere le mani avanti.»

Scendemmo dalla macchina, le aprii il cancello e la seguii fino alla porta di casa. Suonai al campanello e aspettammo che i miei zii ci aprissero.

Quando la porta si aprì, mia zia mi sorrise e mi abbracciò «Sei arrivato! Oh! Hai portato un'amica... piacere di conoscerti, sono Stacy, la zia di Caleb. Tesoro! È arrivato Caleb! Metti giù Bruce e vieni a salutarlo, si è portato un'amica.» disse in tono allusivo. Mia zia era una gran pettegola, ma l'adoravo.

GRACE

Guardai Caleb quando la donna si voltò per chiamare nuovamente il marito, e gli chiesi: «Tuo cugino si chiama come Batman?»

Lui ridacchiò ma non disse altro.

Un uomo molto alto e ben piazzato si avvicinò alla porta con... un'iguana?!

Feci un passo indietro e strabuzzai gli occhi. Bruce era un'iguana?

Il cugino di Caleb è un'iguana?

Sentii delle risate, sbattei più volte le palpebre e mi resi conto di aver espresso i miei pensieri ad alta voce... di nuovo.

«No. Mio cugino è un bambino vero. Una peste di bambino, in realtà. Bruce è uno degli animali che mio zio ha salvato dal circo qualche anno fa.»

Arrossii violentemente per la gaffe appena fatta e mormorai un «Mi dispiace.» poco udibile.

Lo zio di Caleb rise «Tranquilla. Pensavo che Cal te lo avesse detto. Spero che questo non ti crei problemi.»

Scossi la testa «Per nulla. Sono solo rimasta un po' sorpresa.»

Stacy ci fece cenno di entrare «Non rimanete lì sulla porta! Entrate.» L'entusiasmo che metteva in ogni frase che diceva era destabilizzante.

«Spero che quel coglione di mio nipote non ti abbia importunato... a volte è veramente un cretino, ma se dovesse darti problemi chiudilo a chiave in una stanza con Bruce: lo odia.» ridacchiò suo zio.

Risi anche io: adoravo già quell'uomo.

Caleb, accanto a me, sbuffò «Non sei divertente.»

Lo zio lo guardò con un sopracciglio biondo inarcato «Certo che lo sono. È per questo che tua zia mi ha sposato.»

La mia vita è un clichéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora