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Mingi

Mi aggiravo tra i corridoi e le stanze della mia casa, in cerca delle cose che quel giorno avrei portato a lavoro. Fare il barista non era mai stato il mio sogno nel cassetto, sicuramente non in un bar scarso che lavorava dalle cinque del mattino fino alle sei di pomeriggio e fungeva anche da tabacchi, ma almeno era qualcosa, e mi dava una buona paga, essendo in due a lavorarci dentro.

Certo, il padrone mi sfruttava e mi faceva fare tutti i giorni le mattine, non permettendomi quindi di avere un mio meritato riposo o comunque una vita notturna da passare insieme ai miei amici, ma era sicuramente meglio di niente.

Dopo aver fatto una doccia ed essermi messo i panni del lavoro, presi portafoglio, chiavi di casa, quelle del bar e quelle della macchina, per infine uscire dal mio appartamento e prendere le scale, dato che ero al secondo piano non mi pesavano per niente. Una volta fuori dal mio edificio mi diressi verso la mia auto parcheggiata davanti l'intero stabile e una volta dentro accesi subito l'aria calda, essendo in pieno gennaio e stando già morendo dal freddo.

Fortunatamente il tragitto da casa mia al mio posto di lavoro era molto breve, per questo dopo soltanto dieci minuti fui fuori dal bar mentre aprivo la porta principale, per poi infilarmici dentro appena in tempo per l'arrivo della pioggia.

Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, avvertendo subito il gelo attraverso il mio giubbotto e il maglione che quel giorno indossavo. Mi piaceva il freddo, si, ma preferivo di gran lunga l'estate, il sole sulla pelle e il calore nelle ossa.

Presi subito iniziativa e controllai cosa dovessi fare, notando con mio dispiacere che il mio capo quando aveva staccato il giorno prima non aveva nemmeno lavato le stoviglie, e questo mi rendeva obbligato a farlo di mia iniziativa.

Iniziai a lavare alcuni piatti e ad asciugarli, mentre altri li misi dentro la lavastoviglie, dato che sapevo perfettamente che non avrei avuto molti clienti a cui dover pensare e quindi non sarebbero servite troppe stoviglie da utilizzare.

Mentre continuavo a lavorarci su sentii la porta aprirsi, lanciai subito un'occhiata all'orologio appeso sulla parete e notai che ancora non era l'orario di apertura, e che quindi avrei dovuto far uscire queste persone il prima possibile.

«Siamo chiusi.»affermai allora, credendo che ciò sarebbe bastato per far uscire chiunque fosse entrato, ma ovviamente non andò secondo i miei piani, anzi, andò in un certo senso peggio rispetto a quel che volevo.

«E io voglio un cornetto.»sentii dire e quando alzai gli occhi notai che proprio davanti a me c'erano i miei tre migliori amici che adesso mi guardavano con dei sorrisetti.

«Che ci fate voi tre qui? Non dovreste star dormendo le vostre otto ore di sonno per prepararvi al lavoro?»chiesi infatti loro, stupito dal fatto che fossero svegli a quest'ora: dopotutto, ero io che avevo un lavoro del cazzo, non di certo loro.

«Io avevo il turno di notte, devo ancora andare a dormire.»spiegò il più piccolo del nostro gruppo, con un braccio attorno alle spalle del suo ragazzo, e vedendo l'espressione assonnata dell'altro non potei far altro che lasciarmi sfuggire un commento.

«Mi chiedo come voi due facciate ad andare d'accordo e a trovare i momenti in cui scopare.»dissi allora, e sentii immediatamente il terzo ridacchiare mentre gli altri due mi rivolsero uno sguardo micidiale, che io tradussi subito come un "fatti gli affari tuoi".

«Ancora con questa storia?»chiese uno dei due, facendosi avanti e venendo a mettersi seduto su uno degli sgabelli davanti a me, e io scrollai le spalle non curante, mentre continuavo a pulire alcune tazzine.

«Ovvio! Voglio dire, Jongho fa più turni la notte che di giorno, mentre tu hai la sveglia alle cinque per truccarti e farti bello per lavorare dietro lo sportello in banca.»mi diede man forte il più grande e io gli feci un gesto come a volerlo ringraziare dell'appoggio che mi stava dando.

Guerrilla[J.Y.ㄨS.M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora