Erano i primi di settembre alle 6:40 alla fermata del bus, vivo in un paesino relativamente lontano dalla mia nuova scuola e l'unico mezzo che mi farebbe arrivare ad un orario decente è solo l'autobus delle 6:45, in realtà dovrebbe passare e 40 ma è puntualmente in ritardo e va comunque bene così. Era il mio primo giorno di scuola, il sole si alzava lento, ma si poteva comunque percepire la sua luce e il suo calore, si prospettava un inverno freddo, non era ancora finita l'estate e già ero costretto a mettermi le maniche lunghe per non prendermi l'influenza.
Forse qualche anno fa mi sarebbe interessato qualcosa del parere degli altri su come vi vesto o sul mio comportamento, ma direi che sguardo da menefreghista e divisa non perfettamente in ordine era pienamente nel mio stile. Mio padre era così convinto da volermi mandare là così mi avrebbero insegnato i veri valori, ovviamente un convinto fascista, ma non aveva i soldi per mandarmi ad un liceo classico perciò optò per la sua seconda scelta, cercare di oppormi al suo volere sarebbe stato impossibile e poi non avevo nessun'altra scelta. Passò alle 6:50 quel giorno, anche questo va bene, mio padre non aveva i soldi per pagare un bus privato, quindi mi toccò il pubblico, mi era indifferente. Salito feci vedere il biglietto all'autista e mi sedetti nel posto più vicino a lui, dove generalmente ci sarebbe il bigliettaio, ma questo l'autobus pubblico non ce l'aveva, mi misi a guardare fuori dal finestrino, piano piano il cielo, le ombre e le luci iniziavano a cambiare, tutto diventava più chiaro, anche se il sole quel giorno era strangolato dalle nuvole grigiastre. Immerso ormai nei miei pensieri senza farmi troppe aspettative per il nuovo ambiente iniziai pure a non sentire le voci dei ragazzi in fondo, c'erano un cinque-sei persone con me, tutti agli ultimi posti o quelli centrali, non sanno che si perdono stando dietro, sono i peggiori, anche se non saprei spiegare bene la grande differenza. C'erano pochi studenti quel giorno, in quelli successivi si riempì di più, ma niente di particolarmente significante. "Come mai sei messo così avanti?" Era come se fossi stato riportato alla realtà, e nel senso figurato è stato effettivamente così, l'autista mi aveva appena fatto una domanda, lo guardai e continuò a parlare "intendo, generalmente i ragazzi della tua età stanno agli ultimi posti" concluse, "Mi piace solamente stare avanti", mica voglio sembrare quello figo che fa il diverso, sono come gli altri. Accennò un sorriso, "Sei nuovo? Non ti ho mai visto qua" aveva davvero tanta voglia di parlare?
A me non sarebbe costato niente... "Si, sono del primo anno e oggi è il mio primo giorno".
Facevo un po' fatica a capire tutto quello che diceva al volo, parlava solo in dialetto ma ero abituato a sentire parlare in questo modo, in fondo non siamo mica a teatro. Mi parlò del più e del meno, su come funzionavano le corse e sulla quotidianità del suo lavoro, conosceva quasi tutti delle fermate, abbastanza simpatico, mi parlò anche delle sue superiori o almeno, dei pochi anni che aveva frequentato, poi andò subito a lavorare, chissà perché me lo immaginavo.
Sceso al capolinea salutai e augurai all'autista un buon lavoro, lui ricambiò, c'era un pezzo da fare a piedi, non ero sicuro di sapere la strada, mio padre me l'aveva fatta vedere uno o due volte, ci volevano circa un 10-15 minuti a piedi, mentre il privato ti avrebbe lasciato praticamente davanti la scuola, fortunati, pensai, ma tutti figli di papà, non saranno mai indipendenti o liberi di pensare e fare qualcosa di concreto, non sapranno mai prendere iniziative, imboccati fino al liceo, quindi, anche sfortunati, pensai. Mi ricordai la strada, era piena di curve, ma basta avere dei bei punti di riferimento e non ci si perde. La struttura dell'istituto era esattamente come me la ricordavo, sembrava una caserma o un collegio, grigio, regolare e triste, anche i ragazzi all'ingresso sembravano altrettanto degni di quel posto, chi più come me e chi più nobile. Presto iniziarono a dare le classi, chiamavano la classe, dov'era situata e tutti i membri, se non ti presentavi subito già davi una brutta impressione, io cercai di ascoltare quanto mi era possibile dalla mia posizione, molti ragazzi parlavano tra di loro e non appena sentii il mio nome camminai verso l'ingresso e quando finì l'appello andai insieme ai miei nuovi compagni in classe. Al classico ci si aspetta tutti in giacca e cravatta, con i capelli ben pettinati, ma qua si, c'era la divisa e non transigevano su questo, ma era un ambiente diverso, anche se i convinti c'erano comunque, ma le loro parole valevano molto poco, chi vorrebbe ascoltare le parole di qualcuno che non ha mai vissuto?

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Erano I Primi Di Settembre
Fiksi UmumNel secondo dopo guerra un ragazzo italiano viene mandato in una scuola molto rigida, dove incontrerà chi gli stravolgerà la vita, il come e il perché sta a voi scoprirlo.