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CHÂTEAUNEUF-DU-PAPE
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"Ingrata Patria, mai avrai le mie ossa..." pronunciò Scipione l'Africano dopo la vittoria di Zama su Annibale, prima di ritirarsi in esilio nella città di Liternum. "Ingrata Patria, mai avrai le mie ossa..." si diceva ogni giorno Una Coppola, 'na uagliuncella 'e diciott'anne che viveva sulle sponde dell'odierna Liternum: il Lago Patria.
Terra marcia e corrotta, terra di fuochi e ferri, terra e' munnezza e cafoni dove gli unici a restare a galla erano i pesci, tra la merda e l'amianto delle fabbriche. Una ci provava a nuotare, ogni giorno combatteva per non annegare, ma ormai boccheggiava in quell'acqua sporca. Lei non voleva lasciarsi andare, perché dai vetri intravedeva un oceano immenso da esplorare. Doveva resistere, giusto ancora un paio di mesi, e poi sarebbe scappata via a larghe bracciate. Via dalla povertà, via dallo squallore, via dalle droghe, via dal fetore, via dalla prigione a quattro ruote in cui la dea bendata l'aveva fatta nascere.
"Aroppo 'a maturità, fuje sempe' tu!" aveva iniziato a istigarla la madre da un anno a quella parte, forse perché il pensiero che sua figlia facesse la sua stessa fine non la faceva dormire la notte. Lei, sua madre, Giulia Rinaldi, dopo aver preso il diploma alla scuola di infermieristica, si era ritrovata a fare turni massacranti nell'Ospedale di San Giuliano, a volte turni da dodici o diciotto ore, pomeridiano più notturno, al limite del legale.