Parte III - Distorsioni Reali

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Katsuki sbadigliò rumorosamente mentre andava in cucina, già vestito con l'uniforme verde-grigia del liceo. Mormorò un -buongiorno- così basso che nessuno lo udì. Tirò indietro rumorosamente una sedia e si sedette, gettando un braccio oltre la spalliera di legno.

I suoi occhi rossi che sfarfallavano nella stanchezza vagarono sul volto di suo padre che leggeva il giornale, sua madre in cucina e...

Improvvisamente si alzò con una tale foga da sbattere le mani sul tavolo e far vibrare le stoviglie. Mitsuki si voltò con lo sguardo furioso e agitò, in un silenzioso avvertimento di finirla, il mestolo di legno. No, al biondo poco importò. La sua espressione scioccata era rivolta alla figura più piccola che teneva due vassoi con miso, insalata e salmone da servire in tavola.

«Buongiorno, Kacchan. Hai dormito bene?».

Impossibile.

Deku era in cucina, senza corna, ali e coda. Indossava la sua medesima uniforme e sorrideva gentilmente.

«Che diavolo ci fai in casa mia?!» ringhiò il biondo.

«Katsuki, che modi! Tuo cugino è venuto da Mishima e ha fatto un lungo viaggio! E tu lo tratti così?!» scattò rabbiosa Mitsuki mentre appoggiava una mano sui capelli del verdino. «Sii gentile visto che rimarrà per un po' con noi».

Nessuno si accorse del sogghigno malefico sul volto diafano del Demone. Quest'ultimo prese posto accanto a Katsuki per iniziare a sorseggiare il miso che lui stesso aveva servito in tavola.

«Allora, Izuku. Come sono le scuole a Mishima? Se non erro, nella Prefettura di Shizuoka, ce ne sono molte davvero importanti» introdusse Masaru mentre riponeva via il giornale per iniziare a mangiare.

«Sono stato sempre bullizzato, il sistema di insegnamento lascia molto a desiderare. Poi i miei genitori sono partiti per un viaggio d'affari e mi hanno detto che sarei potuto rimanere qui con voi per un po' e magari andare alla stessa scuola di Katsuki!» spiegò, sorridente, il Demone.

«Izuku?» ripeté stupito il biondo.

«Sì. E' questo il mio nome» rispose l'altro con finta innocente. «Non dirmi che ti sei dimenticato anche di questo! Guarda che mi hai già rotto il cuore fingendo di non riconoscermi, Kacchan».

Il ragazzo aprì la bocca per replicare, tuttavia l'occhiataccia di sua madre lo fece desistere.



«Come cazzo hai fatto?».

Izuku camminava accanto a lui, con un sorriso fin troppo bonario sulle labbra, l'uniforme perfettamente abbottonata e una cartellina nera tra le mani. Canticchiava sottovoce, i suoi occhi verdi fissavano l'azzurro del cielo ottobrino.

«A fare cosa, Kacchan?» chiese con una punta di ironia.

«A imbrogliare i miei!».

«Ah, quello!» e Izuku lo fissò con un'espressione melliflua, accompagnata dall'indice contro le labbra. «Cose ordinarie per un Demone potente come me!».

Katsuki sbuffò. Era certo che gli sarebbe presto venuto un feroce mal di testa!

«Quindi devo chiamarti Izuku?».

«Se vuoi. Non mi dispiace se usi il mio nome da Demone, Kacchan» ridacchiò l'altro.

La differenza di altezza e costituzione tra di loro era notevole; il biondo molto più alto, con i muscoli ben allenati sotto la giacca grigia che risaltava la su vita stretta. Izuku, invece, gli arrivava a malapena al petto. Aveva una silhouette androgina, con i fianchi e la vita snelli, gli arti sottili, il collo minuto... e quegli occhi! Erano così verdi ma capaci di attrarre che Katsuki non se lo spiegava di come potessero anche essere tanto inquietanti.

Dēmongōsuto - A BakuDeku Special Halloween Story!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora