Capitolo 3

28 2 1
                                    

-Com'è andata?- la tenera e pimpante voce di Kate risvegliò Andy da una sorta di trance.
Era seduto sul divano con una mano stretta intorno al cellulare e l'altra teneva il biglietto da visita del suo professore. Si voltò verso la madre. -Non hai nemmeno fiatato da quando sei tornato. Tutto bene?- Katherine poggiò la penna sul tavolo accingendosí ad ascoltare Andy. -Ma certo, credo che uscirò.- Rispose raccogliendo la giacca di jeans seguito dallo sguardo di Kate. -Vabene, torna per cena!- Si sentí dire Andy attraversando la soglia.
La confusione nella testa del ragazzino era ovvia perfino dall'esterno, esaminò meglio il biglietto e si convinse a chiamare Olsen mentre avanzava nel vialetto.
-Pronto?-
La voce di Olsen, paragonabile ad un tuono, gli ricordò quanto quell'uomo fosse imponente.
-S...salve professore, sono Andy, del corso di scultura.-
-Andy? Dimmi pure, volevo chiedermi del progetto?-
-Si, beh... cioè... chiamavo per confermarle che passavo... emh...-
-Ah. Immaginavo fossi curioso... Ascolta, passa a casa. Ti mostro il progetto.-
Andy, sorpreso dalla professionalità che il professore riusciva a mantenere anche al telefono, si incamminò seguendo l'indirizzo con una mappa sul cellulare. Era pur sempre nuovo in città.

Una ventina di minuti a piedi, dieci in biciclettta. Non era lontano dopotutto. Andy saltava da un pensiero all'altro, come sempre, ma quel tragitto sembrò durare un'eternità. Sembro quasi un miraggio la staccionata in legno scuro della casa indicata dal professore.
Si, era la sua. Una casa rustica, in periferia, doveva avere molta privacy.
Doveva piacergli il verde: il suo fuoristrada grezzo era di un verde foresta ed era infangato quanto bastava perchè si notasse, ad Andy tornò subito in mente la versione taglia legna del professore. Arrossí sulle guance pallide che rendevano quel tenero rosa ancora piú evidente. Andy si ricompose e assicurandosi che non ci fosse nessuno, se non un anziano col suo cagnolino, sbuffò e si avvicinò alla porta in legno. Pigiò il campanello al primo tentativo e tornò subito ad aggrapparsi alla cinghia dello zaino.
Si aprí la porta e la figura monumentale del professor Olsen si palesò davanti a lui.
Sul gradino inferiore, Andy si sentí microscopico e un esitante -Salve.- attirò l'attenzione di Olsen che accennò ad un sorriso sollevando un baffo. -Ciao Andy.-.
Un silenzio pungente costrinse Andy ad abbassare lo sguardo mentre sentiva le sue guance andare a fuoco. -Cazzo Andy, sei un clichè vivente, forza!- I suoi pensieri non facevano silenzio.
-Dai, entra, sembra che tu stia accusando un po' troppo le temperature di questi ultimi giorni.-
Il tono pacato di Olsen, convinse il ragazzo che sollevò la gamba, sfortunatamente non abbastanza da salire il gradino e percepí l'imminente figura che stava per fare, e che avrebbe fatto se solo il professore non avesse allungato le braccia per prenderlo in tempo.
Andy si ritrovò col viso bollente, completamente immobilizzato dalle mani di Olsen.
-Ti capita spesso di inciampare ai colloqui di lavoro, Andy?- chiese beffardo Il professore mollando la presa, lasciando libero il polso di Andy.
-E non solo! Comunque... grazie per aver salvato i miei gomiti, cominciano a chiedere pietà.-.
-Ci mancherebbe, Andy.- Rispose il professore che lasciò il fianco del ragazzo solo quando fu dentro casa e chiuse la porta.
Indossava una maglietta a maniche corte simile alle t-shirt delle reclute militari, che stringeva all'altezza dei bicipiti, lasciando scoperti gli avambracci  ricoperti dalla peluria rossa, nonostante scendesse larga posandosi sul petto sporgente.
-Ma tu stai gelando, ti preparo qualcosa di caldo poi ti mostro il progetto.-.
-La ringrazio professore, ma non c'è bisogno, davvero.-
Olsen sollevò di nuovo un baffo e si voltò incamminandosi verso i fornelli.
Andy non poté fare a meno di abbassare lo sguardo sui pantaloncini di morbido tessuto grigio del professore, la sua mente iniziò a vagare, chiedendosi come quell'uomo potesse essere cosí dannatamente attraente.
I suoi occhi si posarono sul modo in cui il tessuto scendeva sui quei glutei e sulle cosce spesse quanto due tronchi, che sostenevano quel corpo possente e precedevano i due polpacci massicci, provati da una vita di lavoro fisico e che brillavano di un rosso arancio, colpiti dai raggi del sole che filtravano dalle finestre.
-Come va, Andy? Non credo di avertelo chiesto.- la voce grave del professore interruppe le fantasie del ragazzo.
-Oh, mi sto ambientando. È difficile lasciare quelle poche certezze che avevo.-.
-Lo credo bene, ci sono passato. Ma sai, il cambiamento fortifica. Sono arrivato qui proprio un mese fa, spostarmi mi piace. Ho anche un lavoro che posso portare avanti da casa, quindi posso permettermelo. Ecco, tieni.-
Strinse la tazza di cioccolata calda profumata di cannella che il professore aveva evidentemente già preparato e la portò a se, intiepidendosi le mani gelide e prendendosi un momento per se. Olsen lo osservava.
-Grazie... professo-
-Andy, se lavoreremo insieme dovrai darmi del tu... lo sai, si?- lo interruppe Olsen, non distogliendo lo sguardo dal delicato modo di fare del ragazzo.
-Chiamami Ryan- disse allungandogli una mano per farsela stringere. -ok?-.
-Ok.- Esclamo Andy un po' impacciato e stringendo la mano di Olsen. Si rese conto che la sua mano quasi scompariva, avvolta da quella del professore.
-Ti ho fatto male?.- Si sentí domandare Andy.
-Oh! No, no.- Si. Olsen aveva una stretta di mano molto salda. Gli ricordó quella di suo padre.
-Hai una mano talmente delicata, non sono abituato a contenermi. Anche se dovevo immaginarlo, il tocco delicato si percepisce sulle tue opere.-
-La-...Ti ringrazio Ryan.- Arrossì sorridendo Andy. -Già, la mia stretta di mano è quel che è. La mia corporatura non aiuta...-
I baffi del professore si sollevarono in un sorriso e i suoi occhi si posarono su Andy che si rese improvvisamente conto di quanto i due fossero vicini, tanto da arrivare a toccarsi con le ginocchia. Olsen era leggermente girato verso di lui, la sua gamba era poggiata sul divano e il pantalone grigio gli scopriva la coscia.
-Andy! Cazzo!- pensò rendendosi conto di essere nel bel mezzo di un'erezione.
-Allora! Ti mostro il progetto, ti va?- Esordí Olsen dopo aver ridacchiato.
Andy non potè immaginare momento peggiore per alzarsi in piedi. Voleva implodere. Si alzò di scatto voltandosí per tingersi di un rosso fuoco e per evitare di dare spettacolo.
Andy non lo vide, ma Olsen doveva aver alzato uno dei suoi sopraccigli rossi: -Tutto ok, Andy?-
-Benissimo, pr- Ryan! Dove...-
-Di qua. Vieni.-
Lo studio era di un perfetto caos organizzato: i muri tappezzati di bozze e la scrivania ricoperta di portapenne pieni zeppi di pennelli misero Andy totalmente a suo agio che si dimenticò di tutto. Olsen era in piedi a braccia conserte che lo osservava.
-Che c'è?- Chiese pacato e con un baffo sollevato.
-Ci sono cosí tante idee qui dentro!- Andy era ispirato, si era sempre chiesto come fosse effettivamente lo studio di un'artista. I suoi occhi quasi brillavano alla consapevolezza che in tutto e per tutto, quel posto assomigliasse alla sua camera.
-Questo è il posto in cui passeremo la maggior parte del tempo. Ovviamente per qualunque cosa: bagno, snack, una tisana... come fossi a casa tua. Voglio che questa sia una collaborazione, che ci mettessi le tue idee e le tue proposte, non voglio che prenda ordini, non voglio un' impiegato.-
-Ch-chiaro.- balbettò Andy che si aprí in un ampio sorriso.
-Hai sorriso. Deduco che ci penserai.-

Sulla strada di ritorno, Andy dovette ammettere a se stesso di essere al settimo cielo, la proposta lo esaltava, i suoi pensieri vagavano. Il progetto, quelle illustrazioni, l'idea di vedere Olsen nel pieno della sua dedizione, quel corpo cosí virile che si concentrava sulle sfumature degli acquerelli e quelle mani cosí forti, ma cosí precise nei tratti, sarebbe stato sempre in pantaloncini?
Si chiedeva se fosse sbagliato fantasticare su un professore, ritrovandosi di nuovo con un erezione che fortunatamente ora nessuno poteva vedere.

Andy parlò dell'opportunità a Kate, che ovviamente: -Ma è fantastico, Andy! Cosa aspetti?-
-In effetti sarebbe una bella esperienza, ci sto pensando seriamente.- Rispose Andy lasciando trapelare la sua solita insicurezza. Kate notò il cambio di tono. Sapeva bene quanto valesse suo figlio, ma non si intrometteva nelle sue scelte, si limitò a coprire la mano del ragazzo, con la sua: -Beh Andy, le opportunità si ripresentano, spetta a te scegliere su quali buttarti. Ok? Stai tranquillo... e se vorrai parlare, sono qui.-
Andy su schiuse in un sorriso, assaggiando il contorno di piselli che aveva davanti.
-Ti sei superata, mamma, questa città ti fa bene!-
-Oh ma smettila, i piselli mi sono sempre venuti bene!-
-Devi solo bollirli, mamma.- disse andy con fare saccente. I due si guardarono, per poi scoppiare entrambi in una incontrollabile risata.




Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 28, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

SculptuRedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora