Delle mille ipotesi che Simone aveva vagliato nel suo cervello ipertrofico, quella che si trova davanti al primo giorno del nuovo lavoro è di sicuro la più disastrosa di tutte.
Sta ancora tenendo la portiera aperta – un piede sull'asfalto che ha calpestato tante volte fino a qualche anno prima e uno nell'auto, con il desiderio sempre più forte di risalirci interamente e fuggire a gambe levate – quando gli sorge il dubbio.
Non è manco lui da solo a farci caso in realtà, che è troppo nervoso e distratto per capire, finché non sente qualcuno sbraitare e allora tutti i pensieri che aveva paiono disintegrarsi in polvere sottile e svuotargli la testa.
Manuel! In ritardo pure il primo giorno! E daje, su! dice la voce concitata e a Simone tanto basta per – nell'ordine – sgranare gli occhi, far cadere a terra la cartella che aveva tra le mani e intanto pensare insistentemente ma Manuel chi? Manuel mio?, salvo darsi del deficiente subito dopo perché di suo non c'è mai stato nulla e quei dieci anni e oltre di rapporti altalenanti culminati negli ultimi due di definitivo allontanamento non ne sono che la prova.
E proprio non riesce a considerare l'idea che la vita possa accanirsi così tanto su di lui da, non solo riportarlo nella sua vecchia scuola, sebbene stavolta in veste di docente, ma mettendogli pure come collega l'unica persona che al momento dovrebbe incontrare.
Cerca di calmarsi, fa un respiro profondo, poi due, e scende dall'abitacolo.
Non che odi Manuel o cose del genere – ragiona intanto che torna indietro a controllare di aver chiuso l'auto – non crede ne sarebbe mai capace, però nemmeno può dirsi entusiasta nel pensarlo o rivederlo, che ogni volta in cui capitava quello era in compagnia di ragazze diverse e lui quasi gli scoppiava a piangere davanti.
Ci hanno provato da ragazzini a mantenere qualunque cosa ci fosse fra loro, o meglio, lui ci ha provato, con tutte le sue forze e senza pretendere dall'altro nulla più di quello che era disposto a dare, ma dopo un po' il peso di portare avanti un rapporto evidentemente unilaterale l'ha logorato al punto da non sopportarlo più.
Aveva sempre pensato che dopo la scuola, sarebbe stato diverso, nessuna angoscia di doversi nascondere dai compagni e magari pure una possibilità di una vita in due con i loro spazi e soprattutto i loro tempi.
E invece si era ritrovato a guardare in silenzio, la voce persa da qualche parte tra cuore e bocca, l'amore della sua vita spingerlo via come se nulla fosse.Che ce devi fa qua a Roma che non c'è manco una facoltà di matematica decente – gli diceva intanto che studiava per il suo test di ingresso alla Sapienza – e Simone un po' si sentiva morire, che alla promessa di non perdersi di vista anche se a distanza non riusciva proprio a crederci.
Erano serviti poi pochi mesi per capire che la telefonata almeno una volta al giorno non poteva essere più che un paio di messaggi e che anche quelli poi si sarebbero ridotti ad un misero scambio di meme e sticker, fino a diventare solo un raccoglitore di auguri per compleanni e feste comandate.
A fare da collante comunque, ci avevano provato un po' tutti.
Da suo padre – che pareva più dispiaciuto di Simone per la piega presa dagli eventi e, quando scappava a Milano per vederlo, cercava di trascinare Manuel con sé – ad Anita, anche lei restia ad accettare che il figlio si fosse lasciato sfuggire una persona così preziosa, passando per gli amici, quelli rimasti in comune, e per i quali ogni occasione era buona per farli rincontrare.Non mancava di ricordarglielo anche Manuel stesso che loro in qualche modo si sarebbero sempre trovati.
Come quando erano finiti per caso allo stesso concerto – Simone con un ragazzo conosciuto da poco del quale riusciva pure a sbagliare il nome durante le presentazioni e Manuel stranamente solo – e mentre il cantante raccomandava di non confondere l'amore e l'innamoramento, che oramai non è più tempo, lui guardava Manuel canticchiare e si ritrovava a stringere forte la mano dell'accompagnatore tra entrambe le sue giusto per evitare che in un moto di follia cercasse di afferrarne un'altra che gli sostava poco più avanti.
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