Listen Boy, my first love story

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Quando la canna ti sale male, c'è ben poco da fare.
Sopratutto se hai anche bevuto.
Sopratutto se siete rimasti in tre in quel porticciolo, sulla riva di un lago in cui non vorresti mai farci il bagno.
Me ne sto seduto sul bordo ascoltando i passi degli altri due alle mie spalle, le loro risate e i loro discorsi.
Penso che poche ore prima non avevo voglia di uscire.
Penso che Jungkook abbia esagerato col bere quelle birre e che se non lo avesse fatto Nam e Taehyung sarebbero ancora qui ad occupare il mio silenzio.
Non sento la pressione di dover dialogare per forza se c'è qualcuno che occupa il silenzio al posto mio. Mi sento quasi in dovere ad alzarmi a prestargli davvero attenzione, ma non lo voglio fare.
Jin... che fine aveva fatto Jin?
Ah sì, Jin ci aveva detto all'ultimo minuto che non sarebbe passato.
Mi sarebbe piaciuto averlo lì, a tirare battute stupide che fanno ridere tutti.
Anche lui mi avrebbe aiutato a non sentirmi in colpa se mi chiudo nella mia bolla di silenzio.
Invece me ne sto qui, seduto con le gambe penzolanti, a fissare le onde nere che increspano la superficie dell'acqua.
Mi chiedo: Se mi butto giù chi sarà il primo di loro a tuffarsi per primo?
Mi volto e Hobi è lì a eseguire qualche passo, a muoversi in quel suo modo sciolto e sinuoso, facendo scricchiolare le assi in legno.
Sorride guardando negli occhi Jimin mentre il suo ventre si sposta avanti e indietro, sporto in sua direzione.
È un movimento talmente fluido e perfetto che mi ci incanto, proprio in quel punto esatto.
Penso alle grandi meduse i cui tentacoli si muovono nel mare, come nei documentari, a rallentatore.
Penso che sarebbe bello vederlo muoversi così su di me.
Mi accorgo che lui si accorge che lo stavo fissando solo quando smette di muoversi.
Non so quanti secondi sono passati, so solo che lui cerca i miei occhi per chiedermi di smetterla.
Mi volto di nuovo tirando la visiera del cappellino fino a nascondermi gli occhi guardando il riflesso della luna sullo specchio dell'acqua.
"Yoongi-hyung", sento senza voltarmi.
È la voce cantilenante di Jimin il quale, nelle ultime settimane, sembra sempre più propenso nel farmi impazzire.
Non l'ho mai considerato un cucciolo da proteggere, non mi ha mai intenerito fino in fondo.
Non l'ho mai considerato timido.
Jimin è il sesso in uno sguardo, è una scopata ad ogni movimento.
Non è innocente, non è "l'angelo caduto dal cielo", è uno spirito lussurioso nel corpo di in un ragazzo carnale.
Quei demoni che nascono dalle viscere della terra e non in un luogo etereo.
Sento i suoi passi che vengono verso di me, sento il suo corpo appoggiato alla mia schiena e le sue braccia intorno al collo.
Sbuffo, alzando istintivamente il braccio per afferrargli il suo, senza però allontanarlo.
"Sei particolarmente riflessivo questa sera", mi dice parlando a pochi centimetri dal mio orecchio. Posso sentire il suo fiato caldo, quasi le sue labbra sfiorarmi il lobi.
Mi danno del riflessivo quando me ne sto per i fatti miei, eppure amo guardarli ridere da lontano, come ad ammirare una commedia.
Jimin era ubriaco, Hoseok invece no.
Io ero solo fatto.
Io volevo solo andare a dormire.
"Facciamo un gioco per far divertire anche Yoongi-hyung", dice Hoseok con la sua voce graffiante e squillante allo stesso tempo.
Sento Jimin ridere, rispondendo in maniera gutturale, strofinando la sua fronte sul retro del mio collo: "I giochi in queste condizioni non finiscono mai bene".
Non biascica, ma si percepisce che si sentiva pesante.
Voglio alzarmi e allontanarlo, dirgli che di certo non aiuta averlo vicino che mi si struscia in quella maniera, eppure mi sembra scorretto.
Mi sembra... maleducato?
Ricordo che la sera prima io e Hobi eravamo rimasti nel terrazzo di casa sua a parlare, fino a tardi, di quanto avevo la sua benedizione se io e Jimin fossimo diventati una coppia.
Di quanto Jimin fosse un anima buona, pura.
Di quanto Jimin, a detta sua, fosse interessato a me e di quanto sarebbe stato premuroso nei miei confronti.
Di quanto era bello Jimin.
Di quanto si sapeva muovere bene Jimin.
Parlava solo lui in realtà, io ascoltavo, e più ascoltavo e più l'atroce dubbio che a lui piacesse Jimin mi colpiva come un lungo pugno allo stomaco.
Come se una persona a mani nude volesse traforarmi la pelle per strapparmi via l'intestino.
"Dovremmo tornare a casa come gli altri invece, che ore saranno? Le due? Le tre? Abbiamo il primo shooting della giornata fra qualche ora", dico ma non appaio.
In questo momento in realtà non so nemmeno a che giorno della settimana siamo.
Hobi ci raggiunge con un balzo facendo un gran rumore atterrando sulle assi di legno, per poi inginocchiarsi al mio fianco, troppo vicino, troppo instabile.
Mi guarda e ha una strana luce negli occhi, dovuta forse al riflesso della luna che gli illumina il viso perfetto.
Ho sempre pensato che Hoseok sia il più bello di noi.
Non Jin, né Jk o Tae.
Jong Hoseok, il nostro "sunshine".
Ma lui ha quella malsana idea che io e Jimin ci piacciamo e che siamo fatti per stare insieme, quindi propone subito un torneo di sasso, carta o forbice, in cui il perdente svolge una punizione scelta dagli altri due.
So dove vuole arrivare, ho capito il suo scopo e mi sento per un attimo in trappola.
Come un animale selvatico caduto nella buca di un cacciatore. Non è da Hoseok mettermi a disagio, eppure so che è intenzionale.
Scosto Jimin forse un po' troppo energicamente, perché lo sento cadere sul porticciolo e io di conseguenza mi alzo troppo velocemente per non venir colto da vertigini e capogiri.
Quando la canna ti sale male, diventi quasi scontroso.
Essere scontroso ti fa muovere di scatto e ciò provoca la tua caduta in quell'acqua così nera in cui non avresti voluto farci il bagno in vita tua.
Eppure ci sei, immerso, crollato per il mancamento di un istante.
Sono troppo vicino al bordo per non cadere, sono troppo fatto per riuscire a mantenere l'equilibrio.
La domanda che mi sono porto pochi minuti è su chi si sarebbe tuffato per recuperarmi e mentre la luna bianca mi dà quello spiraglio di luce in superficie, vedo le alghe che si muovono sinuose inglobandomi nella profondità del lago.
Sinuose come i tentacoli delle meduse, come il ventre di J-hope che balla a ritmo di una nostra canzone.
La risposta è: Tutti e due.
Percepisco quattro mani afferrarmi, due corpi sollevarmi.
Mi trascinano a riva e mi sporgo di lato per sputare la poca acqua che avevo ingerito dallo spavento.
So nuotare, meglio di loro, e questo lo sanno. Sarei potuto riemergere senza problemi, senza intoppi, eppure si sono tuffati, terrorizzati all'idea che non potessi mai tornare in superficie.
Hanno il fiato corto, zuppi d'acqua come me, con i capelli appiccicati alla fronte e alle guance.
Guardo prima uno e poi l'altro, guardo i loro corpi fasciai dai vestiti fradici e aderenti.
La maglietta bianca di Jimin diventata trasparente, la camicia di Hobi a delineare ogni muscolo.
"Jimin sei stupido, nemmeno sai nuotate e sei ubriaco", dico soltanto, ma non in tono accusatorio, in tono piatto, come a costatare l'ovvio.
Lui si porta la mano al viso, strizzandosi gli occhi e togliendosi le goccioline dalla faccia, per poi guardarmi e tirarmi un pugno sulla spalla.
"'Fanculo, la prossima volta aspetto che anneghi!" Forse lo voleva urlare ma ha troppo poco fiato per farlo.
Mi alzo col busto, puntellandomi sui gomiti, sperando di riuscire a guardarlo negli occhi invece che fissargli le labbra come sto già facendo.
Se qualcuno dovesse mai chiedermi di scegliere, non saprei farlo. Non in questo momento.
"Non sarei mai annegato", e lo dico così piano e in maniera così roca che lui deve avvicinarsi ulteriormente a me per potermi sentire.
Lo bacio piano, bloccandogli la testa con una mano e ispirando il suo profumo, schiudendogli le labbra per sentirne il sapore.
Mi sono sentito in debito di un bacio, quando la tensione sessuale è talmente forte che non puoi scappare da quel gesto anche se l'altro non ti piace poi così tanto.
Si tratta di chimica, di odori e sapori giusti, che ti piacciono e da cui ti senti attratto.
Lui non si oppone, lasciandosi andare subito e andando a cercare la mia lingua con la sua.
Stringo le dita attorno ai suoi capelli e forse gli ho fatto male perché lo sento gemere, ma non mi fermo. Mi alzo ulteriormente col busto per approfondire il bacio, con gli occhi stretti a usare solo il tatto e l'olfatto.
Una sua mano si posa sulla mia guancia mentre l'altra cerca il mio petto, cerca la mia pelle sotto la maglietta.
Non lo sto realizzando davvero.
Lo avevo fantasticato però, parecchie volte.
Jimin emana lussuria ad ogni passo, ad ogni ora e ad ogni sguardo, quindi sì, lo avevo già immaginato.
Nel mio letto, sotto di me.
Ed è mentre mi rendo realmente conto di quello che sta succedendo che percepisco Hoseok sdraiarsi a pancia in sù, con anche lui il fiato corto a cercare ossigeno.
Mi stacco dal sapore dolce delle labbra carnose di Jimin, lasciandolo un po' interdetto, per poi voltarmi verso il mio migliore amico che fissa la luna come se fosse l'unica cosa da vedere.
Voglio urlargli che non posso realmente scegliere fra loro due.
Che entrambi sono necessari. Che io ho bisogno di loro e che loro hanno necessariamente bisogno di me.
Che io ho bisogno che loro abbiano bisogno di me.
Non dico nulla di tutto ciò. Mi ci sdraio semplicemente accanto, con il mio viso nella sua direzione e una mano ad obbligarlo a guardarmi.
Bacio anche lui, lento come con Jimin.
Nemmeno lui oppone resistenza, anzi.
Appena schiudo le labbra si dà una spinta con l'anca e si mette sopra di me, a cavalcioni, ad approfondire un bacio che forse gli dovevo da molto più tempo.
Hoseok aveva un sapore diverso, agrodolce.
Non mi sono nemmeno accorto di avere un erezione fino a quando non sento la sua che sfiora la mia.
Jimin, in ginocchio al nostro fianco, ci fissa con le guance un po' arrossate e lo sguardo assordo nei nostri corpi.
Allunga una mano fino a toccare i capelli di Hobi affondandoci le dita.
Allora mi stacco e lo prendo dal colletto della maglietta, avvicinandolo ai nostri visi per poi alzargli il mento verso Hobi, il quale si sporge istintivamente senza che io lo guidi.
Sento ora i pantaloni davvero stretti e penso che sono questi i vantaggi di essere il loro Hyung.
Io, Jin e Nam abbiamo un certo grado di responsabilità verso di loro, lo sentiamo come il nostro ruolo principale.
Guardare le loro lingue in controluce che si cercano provoca sentimenti contrastanti in me.
Gli sta piacendo.
Si stanno piacendo troppo.
Si stanno assalendo di gusto.
Mi sento improvvisamente incazzato, incazzato col mondo, incazzato con loro due, perché non possono creare così tante contraddizioni dentro di me,
Perché la mia cazzo di mente è già un casino e non ho bisogno che loro due la ribaltino ancora di più.
E mi piace. Mi piace essere il loro hyung, mi piace aver quel tipo di potere su di loro.
Mi dò l'illusione di poter avere il controllo anche sulla mia vita.
Dò un colpo di anca anche io e ribalto le posizioni. Gli stacco, feroce, avido.
Ora sono sopra, ora ho di nuovo il controllo.
Blocco Hoseok mettendogli una mano sulla gola, l'altra invece scende su quei jeans fradici. Il tempo di slacciare il bottone e abbassare la cerniera che Jimin è dietro di me, alle mie spalle, a baciarmi il collo e a togliermi la maglietta.
Jimin è quello che non è timido nemmeno per sbaglio. Per finta sì.
Jimin ha tanti di quei problemi che non posso risolvere che è forse l'unico motivo per cui fa quello che gli chiedi. È lì, in attesa che qualcuno lo raccogli da baratro in cui si è infilato da solo.
Ma non sarò io Jimin, non sarà il tuo Yoongi-hyung a tenderti la mano perché anche lui è fottuto in un altro buco sottoterra.
Sentire il corpo di J-hope sotto al mio e quello di Jimin dietro mi provoca una nuova scarica lungo la schiena e per tutto il basso ventre. Hobi lo sente, hobi lo percepisce.
Lui mi ha sempre capito, con un solo sguardo, sa sempre quello che deve o non deve dire, eppure fuori sembra un totale coglione.
J-hope è quello che deve intraprendere la carriera da attore, non V o Jin.
J-hope riesce a recitare persino con se stesso, ci crede talmente tanto che anche quando è in camera da solo lo vedo addormentarsi col sorriso.
Mi da fastidio e questa ennesima consapevolezza mi fa venire ancora più voglia di fargli male, così stringo la presa sul suo collo, ma lui in risposta si lecca le labbra guardandomi dritto negli occhi, lasciandosi poi ad un'espressione mista a dolore ed eccitazione.
Dannato Hoseok dai lineamenti perfetti.
Mi abbasso di nuovo su di lui per sentire ancora che gusto ha e sento la sua mano accarezzarmi da sopra i pantaloni.
È Jimin però che si allunga e si dimostra più audace allargando l'elastico della tuta e andando a toccarmi il membro gonfio e sensibile. Ansimo e quasi mi faccio paura quando il suono che sento è così profondo e gutturale.
"Yoongi-hyung", mi sussurra all'orecchio e io lo so che mi vuole dire qualcosa.
Lo capisco dal tono, ma non voglio sentirlo ancora parlare perché quella voce a tratti troppo acuta mi infastidisce molto più di quello che lascio intendere quando lo prendo in giro.
Così lascio J-Hope girando il busto e prendigli il viso fra le mani, aggredendolo con un baciò più profondo. Jimin ha le labbra più morbide, più succose.
Jimin è il sesso incarnato in persona. Mugugna qualcosa prima di spingermi e obbligandomi sotto di lui.
La mia posizione da hyung sembra perdere potere, perché entrambi ora sono su di me e mi sento sopraffatto che quasi perdo il respiro. Entrambi per me, solo per me.
E io voglio dare a Jimin quello che tanto desidera quanto voglio togliere a J-Hope quel falso sorriso che rivolge a tutti per farlo crollare e obbligarlo a chiedermi aiuto.
Perché se soffro io per loro non vedo perché loro non debbano soffrire per me.
Jimin mi toglie i pantaloni, Hoseok è lì che cerca di carpire ogni mia microespressione di piacere. Vedermi in difficoltà gli piace ed è questo il alto oscuro di Hobi che voglio che mi mostri.
Jimin ha così tante ombre nere che quasi gli camminano affianco, ma Hoseok con me non le fa vedere le sue e io so che ci sono.
Così come le mie sono sassi nelle scarpe che mi rendono i passi faticosi e mi consumano la mente.
Ho un cazzo di casino in testa e il dubbio su chi preferisco portare nel baratro con me fra loro due me lo voglio togliere questa notte.
Assaggiandoli entrambi e prendermi da loro quello che posso.
Non me ne rendo conto, ma anche i boxer sono alle caviglie e sento le foglie cadute appiccicate alle cosce e alle natiche.
Mi infastidiscono fino a che non sento che la bocca di Jimin mi accoglie calda, bagnata, in profondità. L'espressione che ho deve piacere molto a Hobi, perché con gli occhi bagnati di eccitazione vedo il suo viso affianco al mio assorto nel piacere.
Vedo i suoi occhi fissi sul movimento della testa di Jimin che fa su e giù per tutta la lunghezza mentre la mano aiuta a lubrificare di saliva.
Poi mi rivolge di nuovo lo sguardo e si avvicina, abbastanza per allungare la lingua e leccarmi le labbra, un gesto che quasi mi fa venire.
Prendo di nuovo il viso di Jimin fra le mani per rallentare il ritmo mentre Hoseok con la sua gli carezza la schiena fino a scomparire.
Jimin ansima facendo un verso di piacere e io mi immagino il dito di J-hope che lo ha violato e sta toccando i punti giusti.
Si staccano entrambi, ma per pochi secondi: J-Hope, con un ghigno compiaciuto bacia lui ma guarda me.
Guarda me, in segno di sfida.
Quando si allontana si lecca il labbro inferiore nella tipica espressione di qualcuno che si sta gustando un piatto prelibato e dice: "Hai un buon sapore Hyung".
Poi fa alzare Jimin abbassandogli tutto e prendendoglielo in bocca, mentre con la mano continua a toccarmi non lasciandomi tregua.
Mi muovo per protestare piano dal piacere, perché è tutto così bagnato e quella mano scivola così bene che non reggo anche la visione.
Jimin in piedi che tiene la testa di Hoseok e io vedo entrambi i profili, quello perfetto di Hobi che si muove e quello contrito di piacere di Jimin, con il capo inclinato e le dita fra i capelli a dirgli quanto deve andare veloce.
Forse, me ne rendo conto adesso, non avrei dovuto provocare entrambi. Forse davvero non li so gestire, entrambi.
Ma ormai sono al punto di non ritorno e devo per forza andare avanti.
Per me, per loro.
Come se dovessi qualcosa a qualcuno.
Provo un'incredibile voglia di sentirli entrambi così cerco di nuovo di attirare l'attenzione su di me, perché sono io quello che deve capire e per loro è tutto un piacevole gioco.
Uno dei segreti che ci nascondiamo fra di noi.
Come se non sapessimo di Taehyung e Jungkook, come se Jimin non avesse partecipato.
Lo sappiamo ma non lo diciamo, non siamo così sfacciati. I nostri genitori non ci hanno mai insegnato ad essere così sfacciatamente sfacciati.
Ed è forse per questo che li voglio entrambi dentro di me.
Con una forza che non mi appartiene li divido, imponendomi e mettendomi fra di loro.
Il corpo di Jimin, caldo, mi preme sulla schiena.
Avvicino il suo bacino, io in ginocchio, e lo bacio sul membro facendogli capire con gli occhi che si deve abbassare anche lui.
Facendogli capire che gli sto dando il permesso di fare di me quello che vuole, ma che comunque glielo permetto io. Mi auto-convinco di avere ancora un minimo di potere.
Come se tre anime distruttive come le nostre potessero mai avere realmente il controllo di una qualsiasi situazione.
Siamo più persone che riescono a stare a galla che esperti nuotatori.
Hoseok capisce, a lui non c'è bisogno che gli dico niente, né verbalmente né con qualsiasi espressione.
Si sdraia toccandosi e guardandomi languito.
Anche lui vuole sapere cosa si prova a vedermi prenderglielo in bocca. E io lo faccio, perché voglio accontentarli entrambi.
La lingua di Jimin disegna una scia di saliva che parte da sotto al collo e attraversa tutta la schiena fino a finire in fondo, per addentrarsi poi in profondità e quell'umidità calda mi dà l'ennesima scossa.
Lo sento pulsare così come sento pulsare il membro di Hobi in bocca. Si ingrossa e si fa sempre più duro ad ogni affondo. Lui ha la testa inclinata di lato ma non mi guarda. Guarda Jimin, dietro di me che infila il primo dito per abituarmi.
Io mi stacco per prendere fiato, ma continuo a lasciare baci su tutta la lunghezza, leccando e succhiando la cappella.
In tutta la mia pateticità, appena sento che Jimin infila il secondo dito, mi esce una smorfia di dolore.
Cerco di non far nessun suono che lo possa fa intendere, ma Hobi è troppo sveglio in realtà per non rendersene conto.
Mi carezza i capelli capendo, rivolgendomi questa volta uno sguardo di comprensione e mi chiedo perché.
Ma non mi ci vuole molto per capirlo.
Con gli occhi mi sta dicendo che sì, la prima volta fa male, ma che passa subito se mi lascio andare.
Lo sa perché lo ha già fatto e mi da fastidio questa sua esperienza non condivisa con me, perché mi meritavo di essere il primo per lui così come Jimin lo era per me.
Sembra capire quanto sia di nuovo a disagio e voglia scappare via appena sento che l'altro avvicina la punta alle mie natiche e cerca di farsi spazio in un buco mai realmente penetrato.
Scivola sotto di me prendendomi il viso e baciandomi casto. Cerca di tranquillizzarmi e quando Jimin spinge piano, rispettoso, dentro di me, io digrigno i dentai nel bacio e Hoseok aumenta la presa, come a cercare di sovrastare il dolore con il piacere.
Sono grato che lui sia lì, con me, sotto di me, perché quando Jimin comincia a muoversi io sudo freddo e sento solo un dolore incredibile.
Eppure Hoseok è lì a tranquillizzarmi, ad essere il mio punto fermo.
Se doveva esserci un primo, però, quello era Jimin. Come se nel casino della mia mente io gli dovessi dare quel primato.
Come se quel gesto potesse compensare le sue insicurezze.
Più Hoseok mi bacia e mi tocca e più il dolore scema lasciando prendere il sopravvento al piacere.
Ora sento Jimin in modo diverso e sentire che ansima di piacere perché è dentro di me mi provoca strane e piacevoli sensazioni interiori.
Tutto questo confonde ancora di più la mia mente e forse devo accettare che non riesco a gestire nemmeno me stesso, figurarsi due come Jimin e Hoseok.
Chi lo ha detto che le persone sono animali saggi? Io vedo solo gente che vive di rimpianti.
Io sono circondato da occasioni mancate, sono circondato da momenti persi.
Tutti devono vivere e io lo sto facendo bene?
Posso dire di aver raggiunto tutti gli obbiettivi? Posso dire di aver amato?
Ed è questo quello di cui parlo quando dico che ho un casino in testa, perché in un momento del genere non dovrei nemmeno pensare.
Ma più guardo Hobi e sento Jimin, più mi chiedo se tutto ciò che ho fatto fino adesso è servito solo per questo scopo ultimo.
La mia insoddisfazione interiore la sto riversando su di loro?
Non è dignitoso.
E riesco a rendere tutto così pesante e fastidiosamente complicato che quando dico di voler essere un sasso non è perché voglio passare un'esistenza a dormire, ma voglio solo semplicemente non aver la facoltà di pensare.
Ad ogni spinta di bacino di Jimin io sussultò e il ritmo si sta facendole sempre più veloce e piacevole, fino a che non riesce a toccare un punto preciso che mi pervade di piacere fino agli arti.
Annegato nella poltiglia che è la mia mente io sto venendo, mentre la lingua di Hoseok continua a giocare con la mia.
Mi rendo conto solo in quel momento che anche lui si sta contorcendo da piacere, perché io, come un'automa, troppo intento a crogiolarmi negli angoli bui della mia psiche, gliel'ho preso in mano e ho cominciato a muoverla con un ritmo talmente sostenuto che mi sono sincronizzato con ogni suo fiato, e più il respiro si fa affannoso e veloce più io mi muovo, e più io muovo la mano più Jimin si muove dentro di me.
Sento che mi chiama e la sua voce spezzata di lussuria mi suona davvero melodiosa. Hobi sussurra il mio nome, solo Yoongi.
Nessuno hyung pomposo affianco. Nessun titolo pretenzioso.
Siamo solo io e loro due, nessuno prevale su nessuno, tutti ci doniamo reciprocamente e siamo tutti pari.
Perfettamente equilibrati e sincronizzati.
Sento esplodere Jimin con un ultimo colpo, tremando leggermente. Sento poi la mia mano calda e viscida e il fiato di Hobi sul mio mento.
Io vengo subito dopo, sul suo stomaco, stimolato dal corpo di Jimin che ancora trema per l'orgasmo e la mano capace di Hobi che mi accarezza il membro.
Non mi chiedo perché sia così esperto, non reggerei di certo la risposta. Non sopporterei che anche la gelosia mi logori dentro.
Jimin si stacca e si accascia al mio fianco, guardandomi sorridente e soddisfatto. Lo sa di essere la mia prima volta e questo lo lusinga.
Leggo un grazie nelle sue pupille per la fiducia datagli.
Hobi guarda il suo sperma confondersi col mio sul suo ventre e scoppia a ridere per coprire l'imbarazzo.
Tutta la consapevolezza di quello che è appena successo mi investe di colpo e anche io mi abbandono di nuovo su quel terriccio ricoperto di foglie autunnali, in mezzo a loro due.
Nudi e sudati, come allo stato primordiale, che ci siamo dati al piacere più basso e carnale a cui un uomo può abbandonarsi.
Stiamo in silenzio per alcuni minuti, a fissare le stelle.
Nessuno ha bisogno di spiegazioni, nessuno vuole realmente parlare.
Ascoltiamo i nostri respiri e per una volta non sento i miei pensieri.
È Hoseok il primo ad alzarsi, rivolgendo a entrambi il sorriso a trentadue denti che voglio strappargli via.
"Credo di essere quello che ha più bisogno di un bagno ora", e capisco che si riferisce a tutto quello sperma nel suo ombelico.
Non si parla mai di quanto sia sporco il sesso. Si parla di quanto sia bello, entusiasmante, di quanto sia intimo e carico di pathos.
In realtà è anche molto viscido. È bagnato e sudato e faticoso.
Sopratutto, ti costringe a lavarti subito dopo perché altrimenti diventi anche appiccicoso.
Non solo quindi mi sento sporco nell'anima, lo sono anche fuori. Lo sono dentro e fuori, in tutti i sensi che questa frase implica.
Lo guardo alzarsi e avvicinarsi all'acqua scura che deve essere di un limpido bellissimo di giorno.
Si piega e si bagna prima le mani per poi entrare fino a metà petto non prestandoci più attenzione.
Io e Jimin ci alziamo a sedere, lui con i palmi poggiati alle foglie e le gambe accavallate e io con il ginocchio alzato e il gomito poggiato sopra.
"Se ti fa stare meglio puoi imputare la colpa di tutto questo al fatto che hai fumato, ma in realtà mi sembri abbastanza lucido in questo momento da capire cosa vuoi o non vuoi".
Jimin parla e percepisco delle sentenze nelle sue parole.
Non mi guarda e io non guardo lui, entrambi a fissare in avanti, verso la figura lontana di J-hope che nuota e scompare sott'acqua.
"So cosa ho fatto", rispondo, "sul sapere cosa voglio, non ne sono ancora sicuro".
Ride, e non mi devo nemmeno girare a guardarlo per sapere che ha abbassato lo sguardo.
"Destabilizzare è il mio ruolo".
Questa volta mi devo girare a guardarlo però, a carpire ogni espressione del suo profilo.
"Io non sono quello giusto per te, così come tu non lo sei per me, ma ci dovevamo dare una possibilità per capirlo".
Le mie parole escono in maniera così seria e lui mi appare così fragile.
"Anche tu hai preso da me quello che volevi", dice e mi spezza il cuore ancora un volta. Come quando mi tocca in pubblico o mi stuzzica con lo sguardo.
Perché destabilizzare è il suo ruolo e quella è l'unica cosa di cui è pienamente consapevole.
"Un giorno incontrerai qualcuno che sappia darti quello che cerchi, Jimin."
"E tu da lui cosa vuoi? Cosa gli puoi dare?" Lo indica in lontananza, sinceramente curioso.
"Voglio togliergli quella maschera che ha imparato ad indossare anche con noi, con me. Voglio farlo crollare per poi raccogliere i pezzi egoisticamente, voglio renderlo cosciente del suo dolore per poi renderlo realmente felice".
"Non riesci a lasciare soffrire in pace le persone, eh?" E si alza allontanandosi anche lui da me, perché la risposta non la vuole davvero sentire.
No, non riesco.
L'unica cosa che conosco e in cui nuoto bene è male interiore.

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