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Simone ritiene la sua vita piuttosto ordinaria, nell'arco di 23 anni non ha mai fatto niente di particolarmente strano, ha terminato il liceo, ha intrapreso l'università ed ha avuto anche la fortuna di potersi permettere un appartamento da solo più vicino all'università.

Il passaggio da una casa isolata tra gli alberi ad una palazzina, covo di rumori costanti a qualsiasi ora, non era stato così semplice per lui che il primo periodo era rimasto a fissare le pareti di casa sua incapace di dormire o studiare, poi però quei rumori erano entrati a far parte della quotidianità, gli facevano compagnia durante la giornata ed era arrivato a ritenere strano il silenzio. Ormai sa anche quando alcuni rumori prendono vita, come il vicino che fischietta alle 7 di mattina mentre si prepara, o i bambini del piano di sopra che tornano da scuola alle quattro di pomeriggio, o il pianoforte che prende a suonare alle 10 del mattino e poi di nuovo alle sei di sera.

Quel pianoforte che, la prima volta che lo ha sentito, ha bloccato la sua sessione di studio perché la melodia suonata era troppo ipnotizzante per potersi concentrare su altro. Poi, però, l'aveva iniziato a prendere come un sottofondo perfetto per i suoi ripassi ed aspettava pazientemente ogni giorno che iniziasse a suonare, senza mai sapere da dove provenisse veramente.

È seduto sul davanzale della finestra con il libro di chimica sulle gambe ed una sigaretta stretta tra le dita quando sente le prime note farsi largo nel palazzo semivuoto vista la tarda mattinata. Si sporge leggermente e guarda verso l'alto che è l'unica cosa che ha capito in quei mesi di ascolto, la melodia viene dai piani superiori, cosa nemmeno troppo strana visto che lui abita al primo piano. Cerca di cogliere qualche informazione rilevante che possa fargli capire chi sia l'autore di tutto ciò, ma nulla sembra aiutarlo in quella ricerca sfrenata di una risposta.

Che poi che te frega, si dice, fatti gli affari tuoi e ascolta.

E Simone lo fa, ascolta sempre, ma è proprio quello che lo spinge a cercarne la provenienza, perché sicuramente non è un esperto di musica classica, anzi, non ne capisce proprio niente, però è convinto del fatto che le melodie suonate la mattina non provengano da nessuna grande opera di qualche pianista famoso e che, quindi, sono state inventate da chi le suona. Può quasi capirne lo stato d'animo a seconda della giornata e difficilmente riesce a non farsi influenzare da quel suono ipnotico, trasformandolo anche nel suo stato d'animo.

Quel giorno, ad esempio, sente che le dita premono sui tasti con più forza del solito componendo una melodia disordinata e a tratti disturbante, a dargliene la conferma è l'interruzione improvvisa della canzone, cosa mai successa in tutti quei mesi.

«Ma porca troia!»

Simone si ritrova a fissare un punto indefinito dell'albero davanti alla sua finestra, come se quell'urlo di quella voce così profonda fosse rivolto a lui.

«Manuel però devi sta tranq-»
«eh devi sta tranquillo! Sto a cerca' de sona' co sto cazzo de trapano contro er muro da mezz'ora! Er conservatorio me lo paga lui se perdo la borsa de studio!»

In quei pochi secondi Simone aveva assimilato una serie di informazioni estremamente importanti, più di quante ne abbia raccolte nel corso dei mesi. Chi suona è un ragazzo e a giudicare dalla voce, la bellissima voce, può quasi affermare che abbia la sua età, frequenta il conservatorio che con ogni probabilità è quello posizionato a pochi metri da casa loro, si chiama Manuel e abita affianco all'appartamento in ristrutturazione al terzo piano.

Sorride Simone, sorride come se avesse portato a termine una missione impossibile protrattasi per troppo tempo, quasi si sente in colpa a sentirsi soddisfatto mentre l'altro ragazzo sta chiaramente avendo un crollo nervoso a causa dei lavori che Simone ormai nota a malapena ma che sicuramente per lui sono impossibili da non notare. Vorrebbe dirgli che quando lo sente suonare non riesce ad assimilare nessun altro suono che non siano le sue melodie ed è quando lo sente dire "scendo a fumá" che si decide a saltare giù dal davanzale ed afferrare la busta dell'immondizia che aspettava di essere buttata dalla sera prima.

Terzo piano. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora