4.

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Simone riteneva la sua vita piuttosto ordinaria prima che quei due uragani ne entrassero a far parte, da ormai un mese le sue giornate erano più colorate e sicuramente più movimentate rispetto a prima, a tal punto che lo stare solo in casa era diventato un evento più unico che raro per lui. Non era solo nemmeno alle 10 del mattino, quando effettivamente in casa non c'era altro che lui ma la presenza di Manuel la faceva comunque da padrone con le note del pianoforte.

Si concentra sullo studio finché la melodia non si stoppa, solo a quel punto afferra la sua tazza ed apre la porta d'ingresso poggiandosi allo stipite. Passa poco più di un minuto prima che dei ricci disordinati entrino nella sua visuale, Manuel scende i pochi gradini che li separano sistemandosi la giacca e gli afferra il viso tra le mani per baciarlo.

«ci vediamo dopo» dice continuando la sua corsa per le scale. «e smettila de beve quella roba allo zenzero, te pizzicano le labbra» grida facendo rimbombare la voce per le scale, insieme alla risata di Simone che rientra in casa con un sorriso sul volto e il cuore più pieno.

Ormai avevano preso anche quell'abitudine nata in modo totalmente spontaneo e che li riportava mentalmente al loro primo incontro, Manuel si era abituato a trovarlo sulla porta d'ingresso ogni volta che andava in conservatorio e quando succedeva che Simone per un motivo o per l'altro non era lì, la sua giornata iniziava sempre a metà.

Simone si posiziona nuovamente sul davanzale della finestra, estrae il cellulare e fa partire una delle tante registrazioni fatte in una mattinata qualsiasi, le note si sentono un po' ovattate ma a lui basta per ritrovare la concentrazione e riprendere a studiare. È così che aspetta ora di pranzo, è così che aspetta di sentire i quattro colpi sulla porta perché "se so tre è quer cagacazzi de mi fratello", colpi che arrivano verso l'una e mezza e che lo costringono a stropicciarsi gli occhi da sotto gli occhiali per mettere nuovamente a fuoco il mondo circostante.

Blocca la musica sul cellulare e si scosta di dosso i libri per potersi alzare, c'è un contrasto netto tra i suoi movimenti calmi e Manuel che appena la porta si apre fa leva sulle sue spalle per saltargli in braccio. Simone deve poggiare una mano contro il muro ed una sotto la sua coscia per evitare di cadere rovinosamente a terra.

«oh ma sei pazzo?» chiede ridacchiando.
«si pazzo de te»
«fa molto cinquantenne disperato questa frase» risponde Simone camminando verso il divano con un sorriso sul volto.
«però sei arrossito comunque» dice Manuel baciandogli una guancia.

Simone si siede sul divano sistemando Manuel sulle proprie gambe, così da poterlo guardare finalmente negli occhi.

«com'è andata?» chiede, sicuramente non si aspetta di ricevere in risposta una scrollata di spalle ed un cambio repentino di espressione da parte di Manuel, lo vede incupirsi all'istante ed una delle due mani poggiate sui fianchi si alza per raggiungere la sua guancia ed accarezzarne l'accenno di barba. «è successo qualcosa?»
«'n'è successo niente» borbotta sistemandosi sulle sue gambe. «è che l'altri me sembrano più bravi de me, me sembra sempre de sta indietro rispetto a loro o comunque de non piace' a nessuno, manco ai professori»

Simone non dice nulla subito dopo quello sfogo, continua ad accarezzare quel viso imbronciato con tranquillità perché ha capito cosa fare dal primo istante in cui Manuel ha cominciato a blaterare quelle assurdità.

«puoi prendermi il telefono?» gli chiede.

Manuel aggrotta le sopracciglia ma si allunga comunque per afferrarlo dal davanzale della finestra, porgendoglielo. Non ci vuole molto prima che la registrazione stoppata al suo arrivo riprenda a suonare nella stanza e ci vuole ancora meno tempo affinché il maggiore capisca di cosa si tratta. Gli sfila il telefono dalle mani scorrendo sullo schermo per vedere quante altre registrazioni di quel tipo ci fossero, dopodiché alza gli occhi verso Simone che non ha smesso di guardarlo nemmeno per un istante.

Terzo piano. | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora