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Tutta la sera pensai a cosa proporre come possibile recita da portare al festival della cultura.
La letteratura italiana era magnifica e ho dovuto lottare contro me stessa per scegliere quella che fosse più adatta o che potesse comunque trovare un punto d'incontro verso le esigenze di tutti.
Alla lavagna attualmente come proposte c'erano: Romeo e Giulietta, L'addormentata nel bosco e Cenerentola.
Queste tre proposte erano state fatte dalle ragazze che avevano scelto di fare le attrici e sapevamo tutti che il loro obiettivo era avere come co-protagonista Nakagawa così da avverare il loro desiderio.
"Santoro-san, qual è la tua proposta?" mi chiese il presidente.
"In Italia ho studiato Dante Alighieri, non molto approfonditamente purtroppo, ma sono quasi certa che portare l'Inferno con qualche canto sarebbe spettacolare e sicuramente mai visto. Tra i vari canti c'è anche Paolo e Francesca, che è comunque una storia d'amore tragica, per soddisfare le richieste di tutti."
Vidi lo sguardo di Nakagawa accendersi improvvisamente insieme alla curiosità di tutti i presenti. Si avvicinò a me, proprio come la prima volta, ma in questo caso decise di prendermi il viso tra le mani lasciando che un sorriso a trentadue denti si aprisse sul suo volto.
"Ah, Santoro-san, non finirai mai di stupirmi."
Per quanto le voci su di lui fossero orribili, invidiavo la passione che dimostrava e di come lasciasse uscire il suo lato eccentrico senza vergogna.
Con la coda dell'occhio vidi Tanaka lanciargli un gessetto precisamente in testa, facendolo allontanare dalla mia figura.
"Scrivi alla lavagna il nome, Santoro-san. Io mi aggrego alla tua proposta" mi disse proprio Tanaka.
Rimasi contenta di aver avuto già il mio primo sì, proprio dalla persona da cui me l'aspettavo di meno. Dopo averlo scritto mi ritrovai circondata da tutti gli iscritti del club che iniziarono a farmi mille domande sulla storia e di raccontarla.
"Se per voi va bene vedo di stamparmi i riassunti e i dettagli dei canti che sarebbero più semplici e facili da portare, così possiamo vederli insieme."
"Fantastico. Serve mettere ai voti la scelta o siamo tutti d'accordo?" prese parola il presidente e tutti concordarono con la mia proposta.
Mi sentii sopraffatta dall'essere riuscita a emergere in qualcosa per la prima volta.


Dopo la fine dell'incontro con il club, nel quale avevo dato un riassunto approssimativo dell'Inferno di Dante, mi ero andata a sedere su una panchina di fronte al vasto campo da baseball dove si stava allenando Hashimoto.
La vedevo da lontano nella tuta da ginnastica scolastica, sempre color borgogna, e con una fascia bianca sui capelli per tenerli indietro e fermi. Si vedeva sin da quella distanza quanto fosse felice e quanto si stesse mettendo d'impegno per un semplice allenamento.
Durante le lezioni le avevo detto che mi sarebbe piaciuto venire a vederla e lei mi era sembrata entusiasta.
"Santoro-san!"
Mi girai vedendo Matsuda venirmi incontro, anche lui in tenuta sportiva, sicuramente aveva appena finito gli allenamenti del calcio.
"Matsuda-san, ciao. Com'è andata?"
"Molto bene direi, mi hanno dato il ruolo di attaccante."
Si mise a sedere al mio fianco, mentre con l'asciugamano appeso al collo si puliva il viso dal sudore. Sotto la luce tiepida del sole che tramontava Matsuda mi sembrò più carino del solito.
Notai come l'espressione del suo sguardo cambiò quando vide Izumi correre da una base all'altra e come le sue labbra si aprirono in un piccolo sorriso.
Più passavo il tempo con loro e più credevo fortemente che a Matsuda piacesse Izumi.
"Hashimoto mi ha intimata di non andarmene fino a quando non avesse finito l'allenamento."
"Se vuoi aspetto qui con te."
Annuii sapendo che a breve avrebbe finito.
In questi tre giorni di scuola mi ero ambientata sempre di più e ogni qualvolta ripensavo all'Italia e alla classe delle medie, sentivo che la differenza era abissale.
I miei vecchi compagni non avevano mai voluto veramente provare ad approcciarsi con me, la maggior parte delle volte che mi rivolgevano parola era principalmente per chiedermi aiuto nelle materie in cui non riuscivano. L'unica ragazza che mi parlava più frequentemente era la mia compagna di banco, ma lo faceva prettamente per circostanza.
Nella mia classe attuale parlavo molto con Miura e Hashimoto, ma anche il resto degli altri compagni mi rivolgevano parola e spesso mi ritrovavo a scherzare con tutti. Erano affascinati dalla cultura diversa ed era abbastanza divertente fare dei paragoni tra le due nazioni.
"Sono contenta che ti sei trasferita in questa scuola, Santoro-san. Era da tanto tempo che non vedevo Hashimoto avere un rapporto d'amicizia con una ragazza" se ne uscì Matsuda, facendosi spazio nei miei pensieri. Mi accorsi in quel frangente che le ragazze del club si stavano salutando.
"Non andava d'accordo con le ragazze alle medie?"
"Cercavano di esserle amiche solo per arrivare a Tanaka, quando si rese conto di questo si chiuse per un periodo in se stessa."
Le persone in ogni parte del mondo si approfittavano degli altri, ma per quel poco che ho conosciuto di Izumi era una persona solare e piena di vita, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere nei suoi confronti.
"In realtà credo che la tua presenza influisca positivamente anche su Tanaka. Nel club di musica non avrebbe fatto altro che continuare a isolarsi con il suo violino, mentre nel vostro club ha più possibilità di socializzare."
"Non ha scelto il club di recitazione per me, l'ha voluto da solo."
Alla mia risposta Matsuda sorrise in modo leggermente inquietante.
"In ogni caso, sono grata di avervi conosciuto. Non mi sarei mai immaginata di fare amicizia così velocemente, a dire il vero non credevo di parlare con nessuno per i primi due mesi almeno."
Dopo la mia risposta venni avvolta dalle braccia di Izumi, che probabilmente era arrivata da poco.
"Santoro-chan, come sei dolce."
Nel sentire che avesse cambiato onorifico con il 'chan', usato in rapporti più confidenziali e in modo più affettivo, arrossii leggermente non aspettandomelo.
"Oi, oi, mi sto perdendo qualcosa di divertente?" sentii la voce calda di Tanaka alle mie spalle. Si mise a sedere in mezzo alla panchina, tra me e Matsuda, guardando come Izumi mi stesse ancora stritolando fra le sue braccia. Mancava solo Miura all'appello.
Quando finalmente fui lasciata andare notai passare dietro di noi una ragazza che riconobbi subito fosse del club di recitazione. Camminava a testa bassa e da quella distanza si potevano notare le lacrime in viso.
Vidi che Tanaka si accorse del suo passaggio e di come improvvisamente i suoi lineamenti diventarono duri insieme al suo sguardo.
Ero tentata di raggiungerla per chiederle se fosse tutto a posto, ma Izumi riprese la mia attenzione.
"Dato che a breve arriverà anche Miura, che ne dite di andare tutti insieme a un cafè vicino alla scuola?" propose, facendo si che il mio cuore avesse un piccolo sobbalzo: la mia prima uscita con degli amici.
Fui la prima a dire sì, forse con troppo entusiasmo, seguita poi da tutti gli altri.
Izumi decise di portarci in un cafè molto semplice, con arredamento prettamente in legno e dalle luci soffuse. Quasi tutte le persone che lo popolavano avevano un laptop davanti o un libro fra le mani mentre sorseggiavano la propria bevanda.
Eravamo seduti a un tavolo che faceva angolo e, giusto per rendermi la mia prima uscita difficile, di fronte si era seduto proprio Tanaka.
Ognuno di noi aveva ordinato una bevanda diversa, io personalmente avevo scelto il bubble tea alla pesca.
Ogni pallina che tiravo su dalla cannuccia e che successivamente esplodeva nella mia bocca mi faceva quasi ridere.
"Quindi al festival culturale inscenerete una recita ispirata alla letteratura italiana?" chiese Miura dall'altra parte del tavolo. Sia io che Tanaka annuimmo.
"Prima di quello però ci sarà il festival sportivo a ottobre" disse eccitata Hashimoto e già immaginavo con quale dedizione si stesse preparando per le partite di baseball.
"Direi di respirare, prima. Abbiamo ancora mesi di scuola davanti, le vacanze estive e poi i vari festival" si intromise Matsuda. Concordai pienamente con lui.
Ero felice di aver portato un'idea e di sapere che si sarebbe realizzata, ma al contempo ero anche ansiosa che se qualcosa fosse andato storto la colpa sarebbe ricaduta su di me.
Iniziai a giocherellare nervosamente con i capelli pensando a tutte le possibili varianti negative che si sarebbero potute manifestare. Dovevo studiare per bene i vari canti, capire se fosse fattibile crearne la scena e i costumi, oltre che recitarla.
Respirai profondamente e quando alzai gli occhi dal tavolo mi ritrovai quelli di Tanaka fissi su di me. Era impressionante come riuscisse a sembrare distaccato, completamente senza emozioni.
Stavo per dirgli di smetterla di fissarmi in quel modo così fastidioso, ma la ragazza dietro di lui attirò la mia attenzione: era bassa quanto me, i suoi capelli erano acconciati in boccoli color cioccolato che le contornavo perfettamente il viso delicato rosa pallido. Sembrava una piccola bambolina.
"Tanaka-kun, sei tu?"
Ci ritrovammo tutti a fissarla alla sua domanda. Il diretto interessato si girò svogliato e quando la vide abbozzò un sorriso che di falso aveva tutto.
"Oh, ciao Fukuda-san."
Non si alzò nemmeno dalla sedia per salutarla e questo sembrò deluderla molto.
"Sei iscritto alla scuola superiore qui vicino?"
Lui annuì.
"Da domani la frequenterò anche io, sono contenta che possiamo vederci più spesso."
Lui continuò ad annuire, rendendo il tutto davvero imbarazzante. Fukuda sembrò finalmente rendersene conto e lo salutò andandosene.
"Amico, chi è quella? È bellissima" commentò Miura, ancora incantato nel guardarla andare via.
"L'ho conosciuta al corso di ripetizioni di matematica che frequentavo alle medie. È insopportabile."
Non fui per niente sorpresa che nemmeno di fronte a una ragazza così bella si facesse problemi a discriminarla.
"Allora avete qualcosa in comune" commentai d'istinto e tutti si misero a ridere. Lui a sua volta si alzò dalla sedia e mi circondò il collo con il braccio, iniziando a scompigliarmi i capelli insistentemente con la mano.
"Ahi, ahi, mollami idiota."
"Così impari ad avere la lingua lunga."
Quando riuscii finalmente a districarmi da quella presa l'espressione dei presenti era identica su tutti: scioccati.
Inarcai un sopracciglio non spiegandomi perché fossero così sorpresi, ma quando guardai Tanaka tenere uno sguardo pacifico con un piccolo accenno di sorriso, non tardai ad avere la loro stessa reazione.

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