Capitolo 2

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Se prima non si parlavano più di tanto, dopo il suo coming out non programmato cessò qualsiasi contatto tra loro due. Damiano lo evitava, perfino con lo sguardo, anche se ogni tanto Ruben lo aveva sorpreso a scrutarlo di soppiatto, come se tenesse d'occhio i suoi movimenti. Aveva tutti i motivi per farlo, dopo aver saputo che il ragazzo che lo fissava con insistenza ogni giorno era attratto dal suo stesso genere. Probabilmente adesso aveva paura di lui. Ma forse era meglio così: le cose tra di loro non avrebbero mai funzionato.

Perlomeno gli altri studenti non avevano sparlato sul suo conto. In fondo a chi importava se un signor nessuno era gay? La maggior parte si era dimenticata di lui, molto probabilmente, anche perché quasi tutti erano ubriachi fradici alla festa.

L'unica cosa che Ruben aveva sentito circolare sul suo conto era che fosse un guastafeste, uno che non sapeva stare agli scherzi senza farne un dramma. Adorava quella sua nuova reputazione: con quelle dicerie nessuno lo avrebbe più importunato per fare amicizia.

Mentre rifletteva sugli ultimi fatti della sua vita, qualcuno gli sventolò un foglio davanti agli occhi. D'impulso lo afferrò fulmineamente, a una velocità sovrumana, facendo sussultare Irina dalla paura. La ragazza lo osservò con gli occhi sgranati.

«Scusa. Non volevo spaventarti. Ero sovrappensiero», si scusò Ruben, lisciando il foglietto tra le mani perché nel ghermirlo lo aveva spiegazzato.

«Non preoccuparti... è colpa mia.» Irina gli sorrise dolcemente appena si fu ripresa dallo spavento.

«Cos'è questo?» Ruben capovolse il fogliettino dalla tonalità rosa confetto e lesse cosa c'era scritto. Appena ebbe finito alzò la testa, ma proprio quando stava per aprir bocca, Irina lo interruppe. «Ti prego, non dire di no! Fede è arrabbiato con te perché stai rifiutando tutte le sue proposte di uscire con noi! Capiamo come ti devi essere sentito alla festa ma, ti prego, fidati di noi. Ti vogliamo bene», lo supplicò incrociando le mani, il labbruccio sistemato con maestria per intenerirlo. Ruben avrebbe dovuto farsi insegnare come riusciva a convincere così bene le persone, gli sarebbe stato molto utile nel suo lavoro.

«E tu?»

«Io cosa?»

«Sei arrabbiata con me?»

Irina spostò lo sguardo mortificato sul pavimento. «Un pochino sì...»

Quella ragazza era stata più che gentile con lui, e in un certo senso erano diventati amici. Seppure Ruben non sapesse bene come comportarsi con un'amica così premurosa, giunse alla conclusione che doveva rimediare alla sua turbolenta uscita di scena alla festa in villa e all'averla ignorata per tutto quel tempo. Era stato immaturo ed egoista. Aveva provato rimorsi per settimane per il suo brusco coming out, ma Irina e Federico gli erano stati accanto, messaggiando con lui fino a tarda notte per sostenerlo. Non meritavano di essere trattati così.

Ruben sospirò, rigirando il foglietto tra le mani come se la carta fosse in realtà una foglia d'ortica. «Ok... per questa volta farò uno sforzo e verrò. Ma rimarrò fino all'una al massimo, e non pensare che sarò un tipo super espansivo e partecipativo», precisò con un tono ironico.

Gli occhi della ragazza brillarono dalla felicità. «Davvero?! Fantastico! Allora ti aspetto.» Subito saltellò contenta verso le scale, pronta a distribuire i pochi altri bigliettini che aveva ancora con sé.

Ruben non desiderava partecipare a un'altra festa, visto quello che era accaduto la volta scorsa, ma Irina sembrava tenerci molto, quindi decise di sacrificarsi. Glielo doveva.

Piegò il foglietto e lo mise in tasca rimuginando: "Che regalo potrebbe volere per il suo compleanno?".

Quando Ruben suonò il campanello della casetta bianca di Irina, gli aprì quell'armadio di Federico, che portava una giacca sportiva su una maglietta bianca e dei semplici pantaloni col cavallo basso. Una catena fin troppo vistosa pendeva al suo fianco. Era la chiara definizione del "provo a vestirmi bene per la mia ragazza ma non ho la minima idea di come si faccia". Ma chi era Ruben per parlare di moda quando stava indossando i vestiti che aveva già quella mattina a lezione? Una semplice camicia nera su dei jeans strappati, lavati così tante volte da essere grigi anziché verdi come quando li aveva acquistati.

Il mezzosangue - vol 1 Saga Dying to live - ESTRATTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora