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Watson leggeva e rileggeva quel bigliettino a ripetizione.

La sua mente confusa e annebbiata non riusciva più a mettere a fuoco dove lui si trovasse realmente in quel momento.

Non riusciva più a comprendere se stesse vivendo in un sogno, se fosse ancora nella vita reale, se aprendo la porta della propria camera fosse stato sbalzato in un universo parallelo o se si trattasse solamente di uno stupido scherzo di cattivo gusto.

Sapeva solo che il suo cuore batteva all’impazzata dentro al suo petto, le mani leggermente sudate iniziavano a tremare e il respiro si faceva pesante.

Se lui stesso non fosse stato un medico e non ne avesse riconosciuto i sintomi, avrebbe sicuramente pensato che stesse per venirgli un infarto.

Voltò nuovamente il biglietto che teneva stretto tra le mani e ne lesse il contenuto ancora una volta:

‘Per John
Buon San Valentino
Con Amore
SH’

Fece un grosso respiro ed afferrò saldamente il pacchettino dalla forma rettangolare che giaceva sul suo cuscino.

Una scatola color avorio con un fiocco di raso marrone e quel leggero aroma di un dopobarba che ormai conosceva fin troppo bene.

Si fece coraggio, inspirando un altro paio di volte a pieni polmoni, prima di voltarsi verso il salotto e tornare sui suoi passi.

In piedi, tra il divano e il tavolinetto da tè, girato di spalle, intento a suonare il suo amato violino, Sherlock non si accorse che il suo migliore amico era appena rientrato in quella stanza.

“Sh...Sherlock?! Cos...cos’è questo?! L’ho trovato sul mio letto!”

Con la voce leggermente tremante dall’imbarazzo alzò la mano che afferrava il pacchetto e la puntò verso di lui.

Il violino si arrestò all’istante con un suono leggermente stridulo e due occhi color ghiaccio si rivolsero nella sua direzione.

“Oh John, non ti avevo sentito. Credevo fossi andato a fare la doccia.”

Si voltò completamente verso di lui e, adagiando il violino sul divano che ormai aveva preso la forma del suo corpo, riprese a parlare con tono pacato e rilassato.

“Non hai letto il biglietto?! Se hai letto il biglietto credo sia piuttosto elementare mio caro John. Ma nel caso avessi ancora qualche dubbio: è un regalo di San Valentino...per te...da parte mia...”

Le palpebre di Watson si sollevarono fin quasi a sfiorargli l’attaccatura dei suoi capelli biondi e la sua bocca si aprì colma di perplessità.

Con il cuore che quasi gli schizzava fuori dal petto, provò a mettere insieme due frasi di senso compiuto.

“Per...perché?! Perché mi hai fatto...fatto un regalo?! E poi...poi tu odi San Valentino, lo hai detto anche questa mattina!”

“Sbagliato!”

“Come prego?”

“Ho detto: sbagliato! Questa era elementare perfino per una mente mediocre come la tua, mio caro John.”

Disse alzando gli occhi al cielo con tono di saccenza, mentre con due grosse falcate scavalcava il tavolino da fumo e azzerava la distanza tra loro due.

“Non ho mai detto che non mi piace San Valentino.
Ho detto che, date le sue origini, la trovo una festa insulsa e conformista, ma non ho mai detto che non ci tenga a festeggiarlo.
Soprattutto se è una cosa che piace a te che sei un inguaribile romantico.
E questo, caro John, è il mio regalo per te che sei la persona di cui mi importa di più al mondo.”

lo strano caso di San Valentino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora