Sasha
Osservo la cartina dell'edificio, alzando il capo di tanto in tanto per capire se sto andando nella direzione giusta oppure no.Il corridoio è immenso e questa è la terza volta che giro lo stesso angolo; purtroppo non ho un grande senso dell'orientamento, anzi, forse non ce l'ho mai avuto in vita mia.
Sbuffo, sentendo scricchiolare le suole delle mie scarpe sul pavimento lucido. Alzo il capo, trovando finalmente l'aula centododici. Sono arrivata da poco alla British Columbia University e questo è il mio primo giorno di lezione... e sono anche in ritardo!
Mi armo di coraggio e busso alla porta, notando già molti studenti all'interno. Non vedo il professore però, forse è in ritardo pure lui. Entro in aula, trovando posto nella seconda fila. Nessuno si è accorto di me, per fortuna: sono troppo impegnati a chiacchierare su alcuni pettegolezzi.
Per seguire l'università ho dovuto lasciare i miei nonni da soli, e di questo non sono contenta: i miei nonni sono la mia vita, sono come dei genitori per me. Si sono presi cura di me sin da quando ero una bambina e sono sempre stati amorevoli e disponibili. Nonno Luke mi ha insegnato ad avere cura delle piccole cose, mentre nonna Tatiana è sempre stata una brava cuoca e mi ha insegnato a essere la donna che sono oggi.
Se sono arrabbiata con i miei veri genitori per avermi abbandonata? Sì, probabilmente sì. Ma non posso non esserlo: mi hanno lasciata davanti casa di nonna come se fossi stata un pacco inutile e ingombrante senza valore. Insomma, in tutti questi anni non mi hanno neppure telefonato e non so neanche dove siano finiti. Hanno scelto la loro strada e io ho seguito la mia, quindi non c'è più nulla da dire, ormai.
Mi riscuoto dai pensieri e poi sposto lo sguardo verso la porta, osservando il professore. «Buongiorno a tutti», esordisce, con un sorriso sulle labbra. Sembra simpatico, nonostante metta un po' di ansia. «Sono il professor Clinton, e d'ora in poi vi insegnerò letteratura inglese. Nel mio corso ci saranno almeno tre test e due tesine a fine anno che determineranno il vostro punteggio finale, perciò datevi da fare». Ci spiega ciò che studieremo durante questi mesi, e io tento di restare attenta il più possibile, anche se con fatica.
Qualche minuto più tardi, suona la campanella di fine corso e adesso dovrei avere una pausa di almeno venti minuti prima dell'altra lezione, che se non mi sbaglio è scienze umane. Mi metto in spalla lo zainetto e poi esco insieme agli altri, notando un po' di fila nel corridoio. Santo Cielo, spero che non sia sempre così drammtico uscire da qui.
Svolto l'angolo, e a un tratto finisco per sbaglio contro una ragazza. «Oh, cavolo! Scusami, non l'ho fatta apposta», le dico, aiutandola a raccogliere i fogli caduti a terra. La ragazza dagli occhi azzurri come il mare e dai capelli chiari come il sole riprende i documenti, spostandosi poi una ciocca dietro l'orecchio. «Fa' nulla, tranquilla», mi sorride, tentando di essere educata. Mi rialzo da terra, ammirando la sua bellezza: sembra una dea dell'olimpo.
Anch'io ho i capelli chiari, ma i miei sono biondo cenere con delle punte più chiare; mentre i suoi sono proprio biondi.
«Sul serio, mi dispiace. È che sono nuova e stavo cercando di uscire prima, ma con questa fila è impossibile», ridacchio, nervosamente.
«Sta' tranquilla. Comunque sono Camille», si presenta, porgendomi la mano con un sorriso.
La stringo senza pensarci due volte, trovandola molto gentile. «Sasha».
Annuisce distrattamente, rimettendosi la borsa sulla spalla. «Stavo andando a fare colazione al bar. Se vuoi, puoi venire con me», mi propone.
Non mi aspettavo una sua richiesta così velocemente, ma di certo non me la lascio sfuggire. «Sì, certo», esclamo contenta.
Mi guarda con un pizzico di divertimento e dopo mi fa segno di seguirla. Alla fine riusciamo a uscire dal corridoio in un modo o nell'altro, e quando arriviamo sui gradini, emaniamo un forte sospiro di sollievo.
«È sempre così, qui?» le domando curiosa. È pieno di gente, ed eravamo incollati come delle sardine lì dentro.
«Sì, ma non sempre. È soltanto questione di abitudine», mi rasserena.
Ci avviamo verso il bar all'angolo, percorrendo prima il grande prato del campus. Il bar dell'università è molto accogliente e ha un enorme bancone al centro, mentre le pareti sono di un beige chiaro. Avanzo insieme a Camille verso un tavolo accanto alla vetrata, sedendomi poco dopo.
«Dunque, sei di qui?» mi chiede, salutando il cameriere biondino con gli occhi verdi al bancone. Non appena siamo entrati l'ha guardata con interesse, e in base al mio intuito femminile, scommetto che lei gli piace.
«Sono di Vancouver; prima vivevo nel South Main.»
Si mostra interessata alla mia vita, e infatti mi fa molte domande. Credo sia una ragazza molto curiosa e probabilmente non se ne rende neanche conto, a giudicare dalle domande che mi pone. Arriva il cameriere e lei ordina un caffè e una ciambella; io invece opto per un cappuccino.
«Grazie, Nate» gli dice, facendolo arrossire.
Sì, ha una cotta per lei e ora ne ho la prova.
«Arrivo subito», sorride, facendo qualche passo verso la cucina.
«Dunque, cosa mi dici della Columbia? C'è qualcosa che dovrei sapere in particolare? Risse? Coppie che scoppiano?» mi incuriosisco, inclinando leggermente la testa.
«Be', qua non ci si annoia mai, in realtà: le risse sono all'ordine del giorno, di coppie che si lasciano ce ne sono molte e inoltre le voci circolano alla velocità della luce qui», sospira.
Non me l'aspettavo così drammatica quest'università.
Sono arrivata solo ieri e la prima cosa che ho fatto è stata sistemarmi nella mia camera al dormitorio, che stranamente non condivido con nessuna.
Il cameriere arriva con i nostri ordini e io lo ringrazio, beccandomi un suo sorriso gentile. Iniziamo a mangiare, chiacchierando con facilità; quasi come se ci conoscessimo da una vita.
«Hai avuto qualche storia?» mi chiede, asciugandosi la bocca con il fazzolettino.
«No, mai. Tu?»
«No, però per un periodo ho pensato di contare qualcosa per un ragazzo, ma forse mi sbagliavo», si demoralizza.
Non so esattamente cosa sia successo, ma di certo chi l'ha rifiutata è cieco e magari anche stupido.
«Per rifiutarti bisogna essere pazzi!» esclamo scioccata.
Mi ringrazia, dicendomi che anch'io sono una bellissima ragazza, facendomi anche imbarazzare per il complimento.
Angolo autore:
Questo è il primo capitolo del mio romanzo Forever, spero che vi faccia una buona impressione!
Seguitemi su Instagram per rimanere aggiornati. Per acquistare il libro completo potrete andare sul sito ufficiale della mia casa editrice la S4M EDIZIONI - potrete accedere al sito anche dalla pagina Instagram, che vi mostrerà il libro appena entrate.
Pagina Instagram: Car_mine01
![](https://img.wattpad.com/cover/326126488-288-k725045.jpg)
STAI LEGGENDO
Forever
ChickLitA volte bisogna fare i conti con un destino cinico e un passato nocivo per poter affrontare il presente e il futuro; e questo Sasha Weston lo sa benissimo. Cresciuta con i nonni in una piccola cittadina tranquilla, presto si ritroverà a dover metter...