Sasha
«Sì, nonna! Ti ho detto che sto mangiando!» le ripeto per l'ennesima volta, sbuffando.
È da un'ora che continua ad assillarmi su cosa devo mangiare e cosa no, neanche fosse una nutrizionista! Mi siedo sul muretto, ascoltandola parlare per tutto il tempo. «Devi mangiare sano, Sasha. Persino tuo nonno mi sta dando ragione, ti rendi conto?» esclama, facendomi scappare un sorrisetto.
«Ti dà ragione perché altrimenti non lo fai dormire in camera», ridacchio, scostandomi una ciocca dalla guancia.
«Questo non è vero», mente, mentre alzo gli occhi al cielo.
Volto lo sguardo verso l'entrata dell'università, trovando gli occhi di Melbourn puntati nei miei. Mi fissa con indifferenza e una punta di seccatura, per poi guardare altrove. Accanto a lui c'è sempre la mora che tenta di attirare la sua attenzione, accollandosi al suo petto. Non mi pare che sia tanto preso da lei, d'altronde preferisce parlare con i suoi amici piuttosto che prestarle attenzione.
«Mi stai ascoltando?» nonna mi ridesta dai pensieri. Ritorno in me, dicendole che ormai è tardi e che devo entrare.
«Va bene, ci sentiamo tesoro», mi saluta.
Ricambio e poi mi alzo dal muretto, avanzando verso l'entrata dove ci sono loro. Salgo i gradini, sentendo addosso lo sguardo odioso della ragazza che credo si chiami Michelle: ho sentito che gli amici di Melbourn la chiamavano così. È chiaro che io non le stia simpatica: mi basta guardare il modo in cui si attacca a lui per marcare il territorio.
Apro la porta, mettendo piede nel corridoio per poi andare a lezione di psicologia, dove di sicuro incontrerò Camille. Mi domando se si sia ripresa, ma soprattutto se abbia chiarito con quel ragazzo di cui non so il nome. Quando entro in aula, la trovo già seduta in terza fila, ma non mi guarda perché ha gli occhi sullo schermo del cellulare. Salgo i gradini, schiarendomi la voce per attirare la sua attenzione.
«Ciao, come stai?» mi domanda, stupendomi un po'.
«Io sto bene in realtà. Tu piuttosto?» Mi incuriosisco, sedendomi al suo fianco.
Fa una leggera smorfia, ma comunque risponde. «Vado avanti, anche se Andreas non molla la presa», sbuffa.
Andreas? Quindi è questo il nome dell'amico di Melbourn. «Non sapevo neanche il suo nome», rimugino, ad alta voce.
«Da una parte è meglio non conoscerli: non sono dei bravi ragazzi, neanche i classici che presenteresti ai genitori», mi mette in guardia.
Ci ero già arrivata da sola a questa conclusione, ma alla fine chi sono io per poterli giudicare?
«Elijah è quello più imprevedibile di tutti» aggiunge. Credo che si riferisca a quello ricciolino dagli occhi verdi.
«Perché?» domando.
Vengo distratta dalle voci degli altri studenti che entrano in aula, ma nonostante ciò alla fine mi racconta tutto. «Sono tutti molto popolari con le ragazze, ma Elijah è quello più meschino. Non so di preciso cosa faccia ma, credo che spezzi il cuore a tutte», mi spiega a bassa voce, guardando gli altri entrare.
Entra il professore in aula e all'improvviso mi risveglio, ricordandomi di essere venuta qui per studiare e non per fare salotto.
«Molto bene, silenzio ora», reclama l'attenzione.
Estraggo il quaderno dallo zainetto, prendendo la penna per iniziare a scrivere. Per tutto il tempo non faccio altro che pensare a quello che mi ha raccontato Camille, chiedendomi spesso se quello che si dice in giro sia realtà o finzione. I minuti passano in fretta e quando finisce la lezione recupero tutte le mie cose, per poi uscire dall'aula. «Io vado un attimo in bagno», le comunico, ricevendo un cenno d'assenso.
«Ti aspetto fuori», mi avverte. Non appena prosegue per il corridoio, svolto l'angolo, entrando in bagno. Finisco quasi subito e poi vado a lavarmi le mani, sentendo delle urla provenire da fuori. Ma che succede adesso? Apro la porta, trovandomi davanti un Melbourn con occhi furibondi, intento a minacciare con lo sguardo un ragazzo calvo. «Ripetilo se hai il coraggio», lo sfida, alzando il mento. L'altro ragazzo stringe i pugni, ma allo stesso tempo cerca di rimanere impassibile.
«Ho detto che tu e i tuoi amici siete delle merde», ringhia, a un soffio dal suo viso.
Che diavolo dovrei fare? Non credo che finirà bene, anzi, probabilmente finirà con un bel pugno in faccia. A quelle parole Melbourn inclina leggermente la testa, mentre l'altro continua il suo sproloquio. «Vi scopate le ragazze degli altri, picchiate chiunque non abbassi la testa soltanto al vostro passaggio. Ma chi cazzo vi credete di essere?» continua, scatenando uno sguardo sadico nel volto del moro.
Melbourn alza il mento con fierezza, tenendo le mani strette a pugno. Maledizione, qui in giro non c'è nessuno che sia pronto a intervenire. «Dovresti stare attento con le parole, mezzo uomo», lo insulta, arrivando a un centimetro dal suo naso.
Fa un passo avanti, già pronto per colpirlo ma io lo fermo. «Melbourn!» lo chiamo, bloccandolo sul posto.
Non appena riconosce la mia voce, si volta con occhi gelidi. «Sta arrivando il rettore, smettetela», mento, tentando di sembrare preoccupata.
«Merda», borbotta l'altro, cascandoci in pieno per poi scappare via.
Non riesco a crederci che mi abbia creduto per davvero.
Al contrario del ragazzo però, Melbourn mi guarda con occhi rabbiosi: probabilmente ha capito la menzogna. «Mi hai rotto proprio il cazzo, tu!», mi punta il dito contro, voltandomi le spalle per andarsene via.
Certo che è proprio ingestibile. Lo seguo, seccata dal suo comportamento. «Che cosa avrei dovuto fare? Guardarti mentre prendevi a pugni quel poveretto?»
Si volta di scatto, facendomi finire contro il suo petto solido. I suoi occhi scuri mi stanno lanciando un chiaro messaggio: smettila di intrometterti.
«Hai ascoltato cosa ha detto, oppure stavi facendo la bella statuina?» mi provoca, fulminandomi. «Smettila di immischiarti in questioni che non ti riguardano, smettila di parlarmi, di guardarmi. Fai finta che io non esista, chiaro?» sibila, a qualche centimetro di distanza dal mio naso.
Non volevo intromettermi nei suoi affari, ma non potevo permettere che succedesse un putiferio davanti ai miei occhi. Mi lancia un'ultima occhiata, facendo poi un passo indietro. Lo guardo andare via, incapace di ribattere qua.
Angolo Autrice:
Se trovate errori è perché questa è la versione con poche revisioni.
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Forever
ChickLitA volte bisogna fare i conti con un destino cinico e un passato nocivo per poter affrontare il presente e il futuro; e questo Sasha Weston lo sa benissimo. Cresciuta con i nonni in una piccola cittadina tranquilla, presto si ritroverà a dover metter...