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Sasha

Non riesco a concentrarmi, è da più di un'ora che provo a scrivere questa maledetta tesina. Probabilmente il motivo della mia distrazione è Melbourn e il suo carattere freddo. Mi ha chiaramente detto di stargli alla larga, nonostante non lo faccia neanche apposta a incontrarlo. Mi alzo dalla scrivania, posando il quaderno all'interno del cassetto.

Oggi è domenica e la maggior parte degli studenti sarà in giro a fare baldoria, mentre io sono qui, rinchiusa in camera mia a non far nulla. A volte mi sento come un'ottantenne, ma quando provo a uscire di casa mi sento sempre a disagio o fuori posto; sono un controsenso unico. Sento il mio telefono squillare, perciò mi appresto a prenderlo per rispondere alla chiamata.

«Pronto?»

«Ehi, stavo pensando di andare in un locale qui vicino. Ti va di venire con me?» mi propone Camille.

Ieri ci siamo scambiate i numeri di telefono, però non mi aspettavo che mi chiamasse così presto. La sua idea non mi dispiace: d'altronde è sempre meglio di restare da sola.

«Va bene», mi rallegro.

Mi dice che verrà a prendermi tra mezz'ora, perciò chiudo la chiamata, andandomi a fare una doccia rapida e veloce. Mi massaggio tutto il corpo con il sapone al cocco e poi mi lavo anche i capelli due volte.

Quindici minuti dopo sono già fresca e pettinata, con i capelli perfettamente arricciati sulla schiena. Mi trucco con un po' di blush, un rossetto chiaro e alla fine traccio una linea nera sulle palpebre con la matita. Tra alcuni vestiti riesumati dall'armadio ne trovo uno rosa pallido a due pezzi, con un top a bretella ricamata e una gonna che mette in evidenza i miei fianchi. Devo assolutamente comprare qualche vestito in più: non posso avere sempre gli stessi abiti nell'armadio. Mi spruzzo un po' di profumo e poi metto il telefono insieme a tutto il resto dentro la borsetta. Ormai Camille dovrebbe essere arrivata, quindi esco dalla camera, incamminandomi per il lungo corridoio con i miei tacchi argentati. Per fortuna che siamo a metà settembre ancora, altrimenti sarei morta di freddo con questo vestito.

Intravedo una macchina bianca sportiva, e non appena si abbassa il finestrino trovo Camille al suo interno, bella come il sole. «Ehi, complimenti», mi sorride, mentre entro in macchina.

«Ti ringrazio, ma anche tu non scherzi», le faccio l'occhiolino, vedendola scoppiare a ridere. È davvero una bella ragazza, e ogni giorno mi domando come sia possibile che Andreas l'abbia ignorata per tutto questo tempo. Probabilmente avrà qualche problema mentale, altrimenti non si spiega la sua scelta.

Mentre guida, parliamo del più e del meno, dei professori e delle nostre famiglie. Scopro che è originaria di Boston e che ha un fratello maggiore. Io non ho mai avuto fratelli: sono sempre stata da sola, ma un fratello o una sorella non mi sarebbe dispiaciuto averli.

«I tuoi genitori?» mi chiede, toccando un tasto dolente.

Mi scosto una ciocca di capelli, indecisa se dirle la verità o evitare la domanda. Alla fine mi armo di coraggio e le racconto tutto: «I miei genitori non li vedo da quando avevo otto anni: hanno divorziato e io ho vissuto con i nonni fino a qualche mese fa», mi vergogno un po'. Non mi capita spesso di raccontare della mia famiglia, ma quando lo faccio mi imbarazzo: è come se riuscissi a percepire il disgusto della gente per i miei genitori e questo peso ricade spesso sulle mie spalle.

Camille resta un attimo in silenzio, arrossendo per avermi fatto questa domanda. «Non lo sapevo, scusami. Mi sento un'idiota adesso», sospira sconsolata, svoltando in una stradina sulla destra.

«Fa nulla, tranquilla», tento di rasserenarla. Arriviamo davanti a un pub chiamato Corazón, Camille parcheggia accanto al marciapiede. «Sei mai stata qui?» chiede, uscendo dalla macchina.

Scuoto la testa, sentendo la musica già da fuori. Una volta dentro, noto un enorme bancone in fondo a destra e una pista al centro della sala, ormai occupata da molte persone.

«Vieni, andiamo a bere», mi incita con un sorriso. Mi prende dal polso e insieme cerchiamo di farci strada attraverso la folla. Sento caldo e sono qui da soltanto cinque secondi, bene.

«Che vi preparo bellezze?» ci chiede il barista dal cappello scuro in testa. Non sono un'esperta di drink, perciò dico il primo che mi viene in mente e di cui ricordo il nome. «Un Sex on the Beach...» cerco di farmi sentire. Il ragazzo annuisce, squadrandomi da capo a piedi con occhio lascivo. Che diavolo ha da guardare?

«Io voglio un Cuba Libre», lo informa Camille. Per colpa di questa musica non si riesce a sentire nulla e infatti deve ripetergli almeno tre volte il suo ordine. Qualche minuto dopo, sorseggiamo i nostri drink, guardando gli altri ballare in pista sulle note di Sorry, un pezzo di Justin Bieber. Canticchiamo il ritornello, ridendo divertite quando sbagliamo le parole.

«Sono negata», gracchio, bevendo un altro sorso.

«Andiamo a ballare?» Mi propone, muovendosi a tempo di musica. Annuisco, finendo il drink in un colpo solo. Qualunque cosa ci abbia messo dentro il barman, devo ammettere che ha fatto un ottimo lavoro: è squisito. Si passa a una nuova canzone e non appena la sento urlo felice come non mai: amo questo pezzo!

«Ti piace When the Beat Drops Out?» ride, facendomi fare una giravolta. Annuisco, cantando le parole per bene. Mi sto divertendo un mondo e non l'avrei mai detto. Non essendo molto festaiola credevo di annoiarmi ancora una volta, ma stranamente non è così: magari avevo proprio bisogno di distrarmi da tutto. Ci muoviamo a tempo, ondeggiando leggermente i fianchi ma non in modo esagerato. Le ragazze ci danno proprio dentro in pista; alcune sembrano essere persino ubriache fradice, altre si strusciano sui ragazzi come se non ci fosse un domani.

Non appena faccio un'altra giravolta alzo il capo verso l'alto, notando due pozze scure che non mi sarei mai aspettata di trovare qui. Melbourn, in tutta la sua bellezza è al piano superiore, aggrappato alla ringhiera con le braccia tese.

La sua bellezza dovrebbe essere illegale in questo momento.

Deglutisco, vedendo il suo sguardo calarsi sul mio per poi lasciarmi senza fiato in gola.


Angolo autrice:

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Spero vi possa interessare, un bacio!

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