Prologue

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Camminavo a piedi nudi sulla sabbia assaporando l'aria fresca dell'oceano. Inspiravo fino a riempire totalmente i polmoni ed espiravo lentamente, concentrandomi sulla sensazione della sabbia tiepida sulla pianta dei piedi. Tenevo in mano le mie scarpe a stento, non avevo la forza neppure per aprire gli occhi e vedere il mondo nuovo che mi circondava.
Ho sempre pensato che vivere in un mondo devastato fosse un'esperienza da provare prima o poi, che bisognava abituarsi e continuare a lottare per la propria vita. Ma il mio pensiero di abituarsi non era quello che credevo per questo mondo, non ti abituerai mai ad uccidere. Il sangue chiama altro sangue. Viaggi per le vie del pianeta Terra cercando un rifugio sicuro e ti accorgi soltanto dopo averne persi a decine, che un posto sicuro non esiste in quest'epoca. Dovrai dormire sempre con un occhio aperto per non farti uccidere.
Avevo trovato una comunità che pensavo fosse la decisiva, eravamo tornati al vecchio mondo, lo splendore del vecchio mondo. Se così si può definire. Ad ognuno di noi era stato assegnato un lavoro, non ci alzavamo la mattina per portare soldi in casa, ma per proteggere il nostro posto sicuro. Per essere certi di dare alla nostra famiglia una vita degna di essere chiamata tale, eppure eccomi qui. A cercare qualcosa che possa avere l'apparenza di casa.
I brividi scorrono lungo la mia schiena per via del fresco dell'autunno, le onde si stendono fino a raggiungermi le caviglie e pungermi col loro gelo. Scappavo da ciò che mi circondava da due anni. Se qualcuno mi avesse chiesto come mi fossi aspettato l'apocalisse, di certo non avrei risposto: i morti avranno una seconda straziante vita che prima o poi giungerà nuovamente al termine.

I morti sono fatti per restare tali.

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