Oltre il paradisiaco
"Perfezione catastrofica nelle menti umane, indenni alla percezione di un misfatto o un dettaglio deturpato"
[...]
«Non credo di potercela fare... Mi sembra di morire, di essere strappato a metà da due fili che tirano e tirano nel modo più doloroso possibile... sino all'inevitabile morte del mio essere»
Erano quelle le parole che avevano rattristito lo sguardo dalla donna dagli occhiali spessi. La parvenza di serietà sulla sua maschera di ferro si era rotta per un attimo dalla pena, prima di tornare alla sua originale glacialità. Ella accavallò le gambe mentre sedeva su un masso e alzò lo sguardo per vedere il giovane seduto su un ramo, a metri d'altezza. Anche da là la sua bellezza deturpata e dannata traeva in inganno. La pelle splendeva sotto al sole rischiando di bruciarsi, nonostante non sarebbe mai stato possibile nella sua vera forma, mentre osservava il profilo degli alberi.
«Mio signore, il fatto che abbiate tenenuto duro sino ad oggi mi fa ancora una volta capire quanto forte siate. Nessuno di noi sarebbe riuscito a mantenere la calma, anzi, sono sicura che nessuno ci abbia mai provato... non ha senso rinnegare la nostra natura» la donna si alzò in piedi nei suoi pesanti stivali di pelle che, lunghi sino al ginocchio, graffiavano i polpacci e alzò le braccia, lasciando che l'altro cadesse tra esse per aiutarlo a mettersi in piedi in una nube di tessuti preziosi. Non lo guardò negli occhi, per rispetto si soffermò sulla fronte frastagliata dai capelli e tirò su lo spettro di un sorriso di incoraggiamento; era così poco abituata a farne che sembrò quasi un ghigno spento, a ritrarre il suo vero luogo di nascita. «Voglio solo che sappiate che se doveste cedere, nessuno potrebbe farvene una colpa, siete stato già molto forte, odio vedervi in pena»
«Non puoi davvero capire» la figura maschile gli dette le spalle e la sentì cadere in ginocchio; i capelli legati regalarono uno strappo nell'aria pregna di risentimento. «Ora siamo questo, non possiamo rovinare ciò che siamo riusciti a creare»
«Mi dispiace, mio signore, non era mia intenzione offendervi» il pugno premuto sul cuore pareva volerla infilzare, gli occhi fissavano la terra, dove una formica camminava indisturbata da loro. Attenta com'era colse quel sospiro e le dita si strinsero maggiormente, quasi incidendo la casacca pesante che le cingeva il busto, stretta dai diversi lacci in cuoio. I pantaloni larghi, costruiti su più strati, parvervo pungerle la pelle quando notò i piedi nudi del giovane girarsi per osservarla con la coda dell'occhio buono.
Il suo signore non disse altro, semplicemente si allontanò per rifugiarsi nel silenzio degli alberi.
«Puoi alzarti, se n'è andato» borbottò la terza persona, vestita esattamente come quella ancora in ginocchio. L'uomo di grande stazza e dai capelli biondo lunare, talmente corti da non smuoversi neanche con l'aria, smise di intagliare un pezzo di legno e se lo portò davanti agli occhi piccoli, dopo aver posato il coltellino nella terza cinghia. La sagoma di un Turten splendette sotto alle ombre degli alberi; lo passò alla donna che lo strinse e gli sedette accanto, rilasciando un po' della sua ansia « Siamo solo le sue guardie, non dovremmo intrometterci in affari così personali»
« È che...» ella passò un dito sulle curve dei denti affilati del Turten, poi sul corpo squamoso, reso ad arte da chi lo aveva intagliato in meno di un'ora: «Non l'ho mai visto così addolorato, nenanche tra le fauci del Turten»
L'uomo sbuffò una risata ironica, poi si accese una sigaretta, girando il filtro tra le dita della mano sinistra che si era abituato ad usare quando il pollice e l'indice di quella destra, erano stati tagliati via; il moncone coperto dalle garze sembrò bruciare richiamandolo al ricordo. Stettero in silenzio, ad ascoltare i passi del loro signore fermarsi davanti allo srosciare dell'acqua. Per quanto temibile quella sofferenza fosse, per quanto impattava sulla loro pelle come schiocchi di frusta, non potevano fare alcunché, essere al suo fianco era già più di ciò che potevano immaginare.
STAI LEGGENDO
Come una scultura d'Iridio || Ereri/Riren FF||
FanfictionEren Jaeger, sembra essere nato con il dono della scultura e questo nessuno potrebbe mai contestarlo. Rendere suo ogni dettaglio, imprimere vita alla pietra e alla creta, è ciò che lo elettrizza a tal punto da fargli perdere l'ordine del tempo, così...