Il marinaio e la tempesta

888 68 17
                                    

Il chiacchiericcio allegro della stanza affollata fu interrotto dal tintinnio di un coltello che colpiva un bicchiere di vetro e un discreto colpetto di tosse; il biondo si alzò, sorrise a tutti, timido ma tranquillo, e richiese l'attenzione agli ultimi invitati che non avevano colto il richiamo. Poi si volse verso destra a guardare il suo sposo, il quale non esibiva un immagine di sé che poteva essere definita il ritratto della serenità: il moro si muoveva irrequieto sulla sedia, tamburellava con le dita sottili, si mordeva le labbra, stropicciava il tovagliolo, beveva un sorso di champagne e ripeteva quella stessa routine ossessiva all'infinito. John gli strinse dolcemente la spalla e, dopo una lieve carezza alla zazzera bruna stranamente ammaestrata per l'occasione, tornò a guardare il pubblico.
"Grazie per essere qui" iniziò il suo discorso il blogger, per poi fermarsi, sollevare le sopracciglia, fare un cenno col capo e continuare dicendo "Di nuovo, per giunta."
Il pubblico sorrise assieme a John.
"È la seconda volta che mi ritrovo seduto tra le due persone che amo di più a questo mondo. Anche se in passato i sessi erano invertiti." ridacchiarono un po' tutti, soprattutto per la battuta di Harriet, la quale presenziava al suo fianco nel suo tailleur grigio perla come testimone di nozze, che citava tali parole: "Anche questa volta hanno qualcosa in comune: la prima volta era l'attrazione verso di te, la seconda l'attrazione per il loro stesso sesso" e strinse più forte la mano di Clara, con cui si era recentemente riappacificata, per immensa gioia del fratello.
Al fianco di Sherlock, Mycroft mormorò il primo "Buon Dio" del pranzo, e accettò di buon grado la gomitata di Greg Lestrade e il pestone di Sherlock.
"Non posso dire che questo contratto cambierà molto il nostro rapporto, escluso il fatto che adesso dovrò firmarmi John H. Holmes. Infondo, citando la nostra Mrs Hudson, bettibeccavamo da vecchia coppia sposata anche prima del mio precedente matrimonio. Il discorso che mi accingo a fare non sarà commovente: di lacrime ne abbiamo già versate troppe, sia per questo idiota, sia per la mia defunta ex-moglie. Ho sinceramente voglia di farvi divertire un po', raccontandovi alcuni aneddoti della mia vita condotta a Baker Street."
"In parole povere, hai intenzione di umiliarmi pubblicamente, giusto John?" sentenziò il più giovane, rendendo noto a tutti quel giro di parole.
"Precisamente, caro. Una vendetta per tutta la gente che hai insultato e che ti sei inimicato fino ad ora, e il riferimento a Sally Donovan giuro che è del tutto casuale" e si portò una mano destra al petto, mostrando la sinistra a palmo aperto ma indice e medio incrociati. La diretta interessata sbuffò e alzò gli occhi al cielo "Sempre detto che a stare a contatto con lo strambo ti saresti rovinato, dottor Watson" ma non potè reprimere un ghigno divertito: vedere quello psicopatico in veste più umana la intrigava troppo.
"Allora, come rompere il ghiaccio?" si strofinò le mani tra loro, fissò per qualche secondo in meditazione un punto nel nulla poi continuò "Oh sì! Quando scoprì le gioie della musica rock. Era un periodo particolarmente tranquillo e sinceramente tedioso, anche per me a lavoro. Ero andato a far la spesa, portando assieme a me ogni scorta di sigarette possibile e immaginabile, e l'avevo lasciato a casa per un'oretta così annoiato che anche il suono del violino lo irritava in modo insopportabile. Dunque prima di uscire gli ho prestato il mio ipod: sento musica abbastanza ritmata, non da discoteca ma neanche classica, in sostanza del buon rock/pop. Premettendo che ha sempre definito quel genere musicale scontato, ignorante, rumoroso e fastidioso, al mio ritorno l'ho ritrovato con le cuffie alle orecchie, la musica al massimo che si sentiva anche giù dalle scale, Hot for teacher dei Van Halen, e due matite che fungevano da bacchette mentre tamburellava ovunque o fingeva di suonare la chitarra ad occhi chiusi." nella sala si levo un'unisona risata, a cui si unì anche lo sposo, immerso nel ricordo. "Io ero immobile davanti allo stipite della porta, con le buste di Tesco in mano, ad osservare lo spettacolo e lui era così preso che non se n'è accorto fino a quando non ha fatto la scivolata rockettara sulle ginocchia e io sono scoppiato a ridere così forte da lacrimare." e scosse la testa, divertito.
Sherlock, al suo fianco, si rabbuiò: perchè ridevano di lui? Lui era Sherlock Holmes, non un fenomeno da baraccone; incrociò le braccia, preparando vendetta verso gli invitati e stava per parlare quando le dita del biondo che gli massaggiavano la cute lo fecero rabbrividire e dovette mordersi a fondo le labbra per non gemere. Lo guardò, tentando di fulminarlo.
"Jawn! Lo sai che ho i follicoli sensibili!" sibilò in un tono che voleva sembrare irritato e minaccioso ma somigliava più al miagolio di un gatto deliziato.
"Non essere arrabbiato con loro" gli sussurrò in risposta il blogger, chinandosi verso il suo viso mentre gli altri continuavano a sbellicarsi "non ridono di te, ma della situazione generale" e gli lasciò un bacio sulla tempia per poi scrutarlo in viso.
" Quanto sei bello in questo smoking, tutto arrossato per l'imbarazzo." gli disse a voce più alta, senza vergogna che qualcuno potesse sentirlo.
"Per l'amor di Dio..."si lamentò Mycroft, vedendo suo fratello fremere, la bocca spalancarsi appena e dopo rispondere "Oh, sono convinto che questo non sia il mio outfit migliore" e rivolgere un sorriso significativo al consorte, il quale deglutì e tornò a rivolgersi alla folla.
"Ridicoli" pensò, mentre ansimava per il dolore: la discreta signora Holmes, aveva allungato un poderoso calcio negli stinchi al maggiore dei due figli: Mycroft fulminò con lo sguardo castano il viso impassibile e serafico di sua madre, elegantissima nel suo tailleur rosso e le sue scarpe con tacco largo grigie, in barba all'età, alla fatica e al consulto medico che sconsigliava l'uso del leggero rialzo dati gli acciacchi. Greg, accanto a lui, soffocò un ghigno compiaciuto: l'avrebbe anche palesato, ma era meglio non svegliare il can che dorme, soprattutto se questo cane era nientepopodimeno che il mastino della Regina.
"La proposta di matrimonio invece mi ha fatto prendere un infarto." riprese a parlare dunque il più grande dei due festeggiati. "Stavo mettendo in tavola la colazione, lui era seduto di fronte a me, con gli occhi attaccati al pc e, proprio mentre prendevo il primo sorso del mio tranquillissimo the, mi guarda e fa 'Sì, penso che giugno sia il mese perfetto per sposarci'. Inutile dire che mi sono quasi soffocato. E poi mi ha ovviamente insultato per il fatto che non avessi notato di avere l'anello da ore sotto al naso, ovvero alla mano, quando era evidente come la luce del sole che me l'aveva messo al dito prima che io mi svegliassi, e non capiva come non me ne fossi accorto, e che tutto è riconducibile al fatto che la mattina sono 'particolarmente stupido', volendo citare. Cosa che io non ho mancato di ricordargli nei giorni a venire e soprattutto quando, per un caso, ha dato una fantastica esibizione di sé sul DanceDance Revolution contro un assassino aka gocatore più abile della Namco Station*. Gli avevo detto di non sfidare un esperto ad un videogame che non solo non aveva mai provato, ma che era anche parecchio complicato - da giovane mi sono quasi rotto una gamba per quel coso là, e non sono mai stato una persona goffa -, ma no, non ha voluto ascoltarmi. Il risultato è stato prima l'interprtazione di una scimmia imbizzarrita e come gran finale un fantastico capitombolo giù dalla pedana con annessa fragorosa risata da parte mia". Nella sala, tornò a levarsi il riso degli invitati deliziati dalle loro avventure, da quel duo buffo ed esilarante.
"E perchè, quando per arrestare un ladro dovemmo vestirci da clown e introfularci alla festa di una bambina e Sherlock iniziò a dedurre la vita di tutti i bimbi e io ho dovuto tappargli la bocca con un palloncino prima che dicesse a uno dei tanti che sua madre tradiva assiduamente il padre con il giardiniere? Lì mi sono sinceramente messo in ridicolo anche io, ho provato a fare i palloncini a forma di animali e, dopo averne scoppiati 5 o 6, ho consegnato a tutti i bambini la loro spada e ho bandito un torneo per intrattenerli mentre lui cercava per la casa prove schiaccianti della colpevolezza del proprietario." a questo aneddoto, il ghigno baritonale di suo marito si unì a quello della folla e il viso di John si illuminò di pura adorazione sentendo quel verso caldo e sensuale anche nella sua innocenza. "Ho dovuto vestirmi da pompiere, da Babbo Natale - e credetemi, è stato meglio che l'abbia interpretato io Babbo Natale, perchè la sua idea era quella di dire a tutti i bambini cosa i loro genitori avrebbero regalato loro per Natale e dirgli che no, Babbo Natale non esisteva e che sì, latte e biscotti venivano mangiati da loro padre, ecco perchè il giorno dopo non li trovavano più, e inoltre che se Babbo Natale esistesse sarebbe passabile di denuncia per violazione di domicilio- da ballerina di can can in un locale gay - un incubo, Sherlock ha anche provocato una rissa con un tizio che aveva pensato bene di allungare una mano sulla mia mercé-, da mimo... anche questa è stata bella, a Parigi, sulle Champs- Elysees. Una signora ha fatto per caso cadere un vaso che mi è quasi finito in testa e Sherlock le avrebbe fatto querela al momento se non glielo avessi impedito e per l'irritazione ha mollato un cazzotto al colpevole, poi ha chiamato la polizia". Ormai, la gente si teneva lo stomaco e si asciugava le lacrime con il fazzoletto.
"Visto? Non è così male come dicevi." si rivolse di nuovo al sociopatico "Ti diverti anche tu!".
"Che fai ora, il saputello? Quel ruolo tocca a me, lo sai." rispose l'altro, alzando il viso verso l'alto, reclamando un bacio che gli fu dato: un tocco leggero, ma così pieno d'amore che neanche Mycroft potè irritarsi a tal contatto, e per un secondo smise di pregare una divinità - Dio, Allah,Vishna o chicchessia - di non dover condividere genitori, cognome, sangue e parte di DNA con quell'infante di cinque anni che tubava con il suo meco come un adolescente in preda agli ormoni, e li osservò ammirato.
"Sono felici, Myc." sentenziò l'ispettore Lestrade alle sue spalle, posandogli le mani sul braccio in un gesto neutro, che a tutti sarebbe potuta sembrare solo una gentile pacca amichevole ma che alla geniale - anche se non quanto i suoi figli - Mamma Holmes non scappò affatto, così come non lo fece il timido rossore sulle guance del maggiore. E poi Sherlock era l'adolescente! Guardò Mrs Hudson, furba come una volpe, la quale le fece un occhiolino: si intendevano, loro due: infondo, grazie all'aiuto dei loro sotterfugi quella coppietta si era ritrovata a sposarsi. Mrs Hudson che "casualmente" sospirava guardando la fede del suo defunto marito proprio mentre Sherlock passava davanti a casa e diceva tra sé e sé "sarà pure stato un pessimo uomo, o un pessimo marito, ma la cerimonia fu davvero carina" e la riponeva, esultando mentalmente sentendo i passi del moro rallentare inconsciamente; o la loro madre che ripercorreva i loro anniversari guardando il marito con aria sognante e osservando la reazione di suo figlio con la coda dell'occhio il quale sembrava apparentemente preso dalla notizia del caso che aveva lui stesso risolto ma che ascoltava attentamente le loro parole e non la intimava invece di tacere, mentre John gli era seduto di fronte, totalmente preso da quei racconti e involontariamente lanciava delle occhiate al suo amato e sospirava leggermente.
Il sopraccitato riprese il suo discorso " In sostanza, con questo esageratamente prolisso discorso, vogliate scusarmi, quello che voglio dire è una cosa sola" prese la mano sottile del sociopatico " Io ti amo, William Sherlock Scott Holmes. Amo ogni tua sfumatura, ogni tua pazzia, ogni tuo irritante difetto. Amo vederti con gli occhiali da laboratorio a far pericolosissimi esperimenti nella nostra cucina. Amo le notte insonni passate a starti dietro nei casi, a costringerti a mangiare con minacce e mezzucci che sappiamo entrambi siano poco veri ma che comunque ti convincono a ingerire qualcosa." sorrisero all'unisono "Dopo quello che è successo, l'incidente a Mary, la sua morte, il mio lutto pensavo che non avrei mai potuto amare qualcun'altro. Mai. Poi però sono tornato a casa, a Baker Street e la consapevolezza mi ha colpito in pieno volto: ti ho sempre, sempre amato e non esagero dicendo più di lei e quando ti ho visto con la scopa in mano, una tuta da ginnastica addosso tutta consumata e rattoppata, la fascia in testa per tenerti i capelli all'indietro mentre ti affaticavi a mettere una parvenza di ordine in quel manicomio che è il soggiorno di casa nostra solo per il mio arrivo, il mio corpo ha saputo cosa fare. Ed eccoci qui, e io... io non so come ringraziarti e... e non posso non dar ragione a, non me ne vogliate signora Holmes, quello stronzo di tuo fratello sul fatto che mi comporto come un adolescente dato che sto anche incespicando nelle mie stesse parole, ma è esattamente come mi sento. Quando sono con te mi sento giovane, un ragazzino, mi sento vivo: mi hai riportato in vita per ben due volte e io ti devo tutto quello che ho, almeno quello che mi resta, dato che, metaforicamente parlando, il mio cuore l'hai preso già con quell'occhiolino a Bart's." concluse e riprese fiato, non essendosi accorto di essere andato in iperventilazione e di aver parlato a raffica fino a quel momento.
Il moro si alzò: il suo volto era radioso, il suo sorriso, uno dei più dolci del suo repertorio, risplendeva come il sole e gli occhi scintillavano di lacrime di commozione a stento trattenute.
Senza una parola lo attrasse e strinse a sé, mentre sentiva che un gocciolone gli scendeva giù per la guancia fino ad asciugarsi sulla giacca del tuxedo scuro di John.
"Avevi detto niente discorsi strappalacrime" mormorò roco " Guarda hai fatto commuovere l'unico consuente investigativo del mondo. " e rise piano, tirando su con il naso. Poi si allontanò appena, spostando la sua mano dalla schiena al viso tondo del capitano dei fucilieri, posandogli un bacio leggero come le ali di una farfalla sulle labbra.
Dal pubblico ci furono grida, applausi e anche fischi da parte di Harriet, Greg e Angelo**, il simpatico cuoco italiano che dal primo momento aveva sostenuto fossero una coppia, il quale si era affacciato per sentire quella parte del discorso e annunciare che la prima portata stava per essere servita in tavola quando la folla si fu acquietata.
"Dunque, signori" terminò il più alto dei due novelli sposi Holmes "godiamoci questo pranzo".
---
Era una reggia. Una dannatissima reggia.
L'ex militare si girò intorno, il naso per aria a guardare gli affreschi sul soffitto, e quasi andò a sbattere contro Mycroft, che lo osservava con un sorriso presuntuoso e sarcastico.
"Diciamo che è una gentile concessione di una mia cara collega, di nome Elisabetta II" rispose alla domanda implicita di John.
"Come dimenticare che tuo cognato è il Governo Inglese seduto in poltrona che sorseggia the al gelsomino."
"Non lo apprezzo molto il gelsomino, in realtà, preferisco bianco con estratto di rose o the nero. Comunque" riprese il discorso Mycroft "sai bene, John, che trovo la tua presenza accanto a mio fratello estramente distruttiva e fruttuosa allo stesso tempo..."
"Sì, sei stato molto chiaro su questo, dato che me lo ripeti quasi ogni volta che ci incontramo da quasi otto anni a questa parte." l'interruppe il biondo cenere
"La cosa che non ti ho mai detto però" continuò l'inglese, irritato per tale mancanza di rispetto "è che al tuo fianco, mio fratello è tutt'altra persona, e potrei affermare senza remore che è felice. È forse il ritratto della felicità."
John non potè trattenere un sorriso ironico davanti a quel giro di parole. " Questo è il tuo modo intricato per dirmi che sei contento che il tuo fratellino è finito nelle miei mani, traducendolo dall'Holmesiano alla lingua di noi comuni mortali, se non erro."
"Una cosa del genere, sì." annuì l'altro, con un cenno del capo, e fece per allontanarsi, facendo roteare l'ombrello, una mano nella tasca, quando la presa ferrea del suo neoparente lo fermò dalla spalla.
"Ah, Mycroft?"
Si voltò, incuriosito e sorpreso sia dalla forza di quella stretta sia dal contatto improvviso "Sì, John?"
"Tratta bene Greg. È un bravo ragazzo."
Il blogger si godette gli occhi castani, di solito socchiusi in una piega annoiata, spalancarsi allibiti e Mycroft esibirsi nell'imitazione perfetta di un pesce palla; la sua attenzione però fu attirata dalla voce bassa, intensa e sottilmente irritata di suo marito che chiedeva un minimo di attenzione, e subito John si voltò verso il palchetto, dove la figura elegante e spigliata del suo uomo si stagliava disinvolta, la coda biforcuta della sua giacca che gli faceva da mantello e si muoveva ad ogni minimo spostamento: tra le mani stringeva il suo violino.

Sua madre, da bambino gli raccontava una storia. La storia di un marinaio senza radice né origini. Il suo unico amore era il mare.
"Penso che ora sia il momento del mio discorso." pronunciò il riccio, seguendo lo spostamento di suo marito, che si pose frontalemente a lui nella posizione che lui amava definire del "suo soldato": mani unite dietro la schiena, petto in fuori, gambe leggermente divaricate.
Era anche spaventato però da esso: i suoi abissi erano profondi e le creature sconosciute, ma questo, invece che allontanarlo, incentivavano la sua rotta.
"John, sai che sono pessimo, pessimo davvero con le parole. Non so esprimere miei sentimenti vocalmente, è come se qualcosa mi bloccasse le parole in gola. Ma sai anche quanto sono bravo a parlare attraverso la mia musica. Questo dunque sarà il mio discorso" e posò lo strumento tra spalla e guancia, posizionò l'archetto sulle corde e, dopo un'ultima occhiata, iniziò a suonare.
Perchè il marinaio era drogato del brivido del pericolo e le onde verdi e blu erano ben più minacciosa di qualsiasi arma, droga o malattia di questo mondo. Quel marinaio si chiamava John Watson.
Le note si diffusero, si espansero per tutta la sala mentre il vibrato del metallo sfregato dal legno entrava attraverso la pelle di John e colpiva il suo cuore. Chiuse gli occhi, immaginano le frasi inespresse di quella canzone che volteggiavano attorno a lui, si dipingevano sulle pareti, gli accarezzavano la guancia, asciugando le silenziose lacrime che vi scendevano.
La musica procedeva nei suoi picchi e nei suoi bassi trasportando quel marinaio in un ciclone che di sicuro l'avrebbe fatto naufragare.
Continuava ad aleggiare quella melodia che raccontava le loro avventure ancora una volta, che parlava di loro e solo loro, del loro amore e della felicità che si erano regalati vicendevolmente e il militare rimase ad occhi chiusi fino a quando anche il suo eco non fu scomparso.
Poi li riaprì.
E dinnanzi a lui, l'oceano sconfinato delle iridi di Sherlock lo inglobarono totalmente.
E quel marinaio d'amore si buttò a capofitto in quell'acqua gelata.
Perchè se quella era la morte, lui l'avrebbe accetta a braccia aperte.

"Ti diverti?" John si avvicinò al meco, il quale si era nascosto nell'ombra dalla folla nel caso in cui a qualcun altro passasse per la mente la felice idea di trascinarlo in pista (vi erano stati i soliti lenti, in cui entrambi gli sposi avevano dovuto partecipare prima con un loro lento in cui per tutto il tempo John non aveva fatto altro che accarezzare con il naso il lungo collo da cigno del consorte e quello gli aveva annusato i capelli senza parlare, mentre voltaggiavano aggraziati nella sala; poi il povero Sherlock era stato acchiappato in ordine da sua madre, Harriet - la quale l'aveva sequestrato dalle braccia di suo fratello dicendo "Lo sposo deve sempre fare un ballo con il testimone dell'altra metà!" e a queste parole i due si erano guardati in faccia e scoppiati a ridere all'unisono, entrambi con l'immagine di John e Mycroft che ballavano un valzer: inutile dire che l'altro protagonista della fantasia aveva scosso la testa, deducendo i loro pensieri, pentendosi di aver smesso anche per un secondo di pregare di non aver alcun legame sanguineo con quell'infante - e anche Mrs Hudson che, dimentica dell'anca dolorante, fece un ballo con entrami i coniugi Holmes, mentre John invitò la dolce Clara a danzare con lui e in seguito la sua sorellona).
"Molto."mentì poco convinto il riccio, sopprimendo un sorriso che trascinò con sé una risata liberatoria.
"C'è un'uscita di servizio, possiamo scappare da lì."sussurrò il biondo, un guizzo di adrenalina che gli illuminò gli occhi, lo stesso che li percorreva durante un caso particolarmente interessante.
" E che aspettiamo?" e il più giovane gli tese la mano pallida, nell'altra manteneva la custodia del suo strumento, e iniziarono a incamminarsi verso la porta che li avrebbe portati nel grande giardino esterno alla enorme villa dove si trovavano, e di lì a casa.
Nel frattempo due figure eleganti sostavano all'angolo della grande stanza: Mycroft Holmes e Greg Lestrade guardarono allontanarsi ridacchiando.
"Strani, non trovi?"
"Chi è strano, Mycroft?"
"Sherlock Holmes e il dottor John Watson."
E l'audace yarder allungò l'arto sinistro a stringere le dita libere dall'inseparabile ombrello dell'altro, evidentemente sorpreso, ma affatto infastidito dal contatto leggero e subito ricambiato.
"Ti sbagli Mycroft." gli sorrise "Sherlock Holmes e il dottor John Hamish Holmes, al massimo, possono essere strani."***

Il marinaio e la tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora