L'aria era gelida, in quel sabato mattina di metà dicembre. Un timido sole illuminava i giardini di Villa Agreste, dove un ragazzo biondo, assorto nei suoi pensieri, stava immobile di fronte ad una statua di candido marmo.
Da quando tutte le maschere erano cadute e l'identità del loro acerrimo nemico era stata svelata, Adrien odiava quell'immensa casa con tutto se stesso. L'unico posto che non detestava era il giardino della grande villa, e più precisamente quell'angolo appartato del giardino ove, tra cespugli curati e fiori profumati, si trovava la statua dedicata a sua madre Emilie.
Spesso si rintanava in quell'angolo nascosto e, seduto sull'erba, lasciava andare i suoi pensieri, incurante delle lacrime che talvolta gli rigavano il volto.
In quei momenti anche Plagg se ne rimaneva in disparte, stranamente silenzioso, rispettando il dolore del ragazzo, che aveva solo bisogno di sfogarsi un po', prima di ricomporsi e tornare in mezzo agli altri un pizzico più sereno.
Ma ora che l'atmosfera del Natale aveva invaso le strade della città, i grandi viali illuminati, le vetrine dei negozi addobbate, ovunque lucine colorate, musiche allegre e canzoncine natalizie, tutto intorno un'aria di festa e di gioia, il suo cuore già provato era divenuto ancora più pesante.
Essendo il prato coperto di brina, Adrien era rimasto in piedi, gli occhi fissi sul volto delicato e sorridente di sua madre, le mani strette a pugno, in testa un groviglio di pensieri, nel cuore un vuoto incolmabile.
Una figura femminile gli si avvicinò con passo lieve e gli posò delicatamente una mano sulla spalla.
Senza neanche voltarsi, il ragazzo si limitò a piegare le labbra in un sorriso amaro, mentre una nuvoletta di vapore accompagnava le sue parole:
"Sai Nathalie, questo è il primo Natale che passerò veramente da solo, senza la mamma ed ora anche senza... senza di lui..." fece una piccola pausa, faticava persino a chiamarlo padre "Da un lato dovrei odiarlo, ma dall'altro vorrei che fosse qui con noi, con me."
All'ex assistente di Gabriel si strinse il cuore nel sentire la profonda tristezza nel tono del giovane Agreste, e cercò le parole giuste per confortarlo.
"So cosa provi, Adrien, ma ricorda che non sei affatto solo, e non lo sarai mai: anzitutto ci sono io accanto a te. E poi c'è Marinette. Quella ragazza è speciale e ti adora!"
Al solo sentir pronunciare quel nome il suo cuore si rianimò e i suoi pensieri divennero un po' meno grigi, un po' meno cupi.
"Già, Marinette..." un dolce sorriso gli distese il viso, già arrossato per il freddo e ora anche per il pensiero della ragazza che amava con tutto se stesso.
Da quando i due eroi avevano sconfitto Monarch, e tutto il suo mondo era crollato, lei lo aveva salvato, impedendogli di precipitare negli abissi della disperazione più totale. Lei, la sua timida, goffa, adorabile compagna di scuola. Lei, la sua forte, coraggiosa, determinata partner in battaglia. Lei, la sua Marinette, la sua Lady, il suo tutto...
Non riusciva neanche ad immaginare una vita senza di lei al suo fianco. Anche solo la remota idea di perderla lo faceva impazzire, gli bloccava il respiro nel petto, gli faceva contorcere le viscere.
Guardò di nuovo la statua di Emilie davanti a lui e una strana sensazione gli invase il petto.
"Lo so che quello che ha fatto mio padre è sbagliato, e non so se riuscirò mai a perdonarlo, ma ora posso capirlo..."
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Calendario dell'Avvento
FanfictionRaccolta di storie che partecipano al Calendario dell'Avvento indetto dal gruppo telegram Miraculous Fanfiction