Notti insonni passate a scrivere, giornate digiune passate a pensare per poi vedere gente comune passare.
"Sono io il problema" è ciò che pensai quando la gente pian piano iniziò ad abbandonarmi.
Vorrei solo spiegare alla gente cosa provo, vorrei far capire alle persone che ho dei sentimenti anch'io.
Ho uno scarabocchio al posto del cervello, e più giorni passano più quello scarabocchio diventa grande e confuso.
Voglio che la gente sappia che avere un solo disturbo mentale è faticoso e che averne sette e da suicidio.
Ricordo ancora la mia prima visita dalla psichiatra, mi ricordo che la dottoressa mi fece due domande un po' di volte durante quella seduta.
Voleva sapere se abbia mai fatto uso di sostanze stupefacenti o se abbia mai pensato alla morte come opzione, visto che nella maggior parte dei casi chi è nella mia posizione preferisce usare quelle come scorciatoie.
Le mie risposte furono che la mia droga è l'arte e che la morte non era un'opzione.
Mentì alla seconda domanda, mi venne molto difficile esprimere i miei sentimenti ad una sconosciuta, volevo sembrare forte, come se la forza fosse basata sulla menzogna o sul non avere dei sentimenti.
Non sapevo che essere forti significasse mostrare le lacrime nascoste sotto le palpebre, mostrare la vera tristezza ed ammettere il proprio malessere.
Iniziai a dire ai miei "amici" che stavo male, che non avevo più il pieno controllo delle mie emozioni e che non era colpa mia se avevo spesso attacchi di panico improvvisi e a volte inspiegabili.
Ad uno ad uno iniziarono ad abbandonarmi tutti, capii che erano falsi.
Notai che alla gente importa solo di loro stessi e se ne fregano di me.
Ho vent'anni e non ho amici, la gente mi prende in giro perché sono viva e non riesco più a sognare.
Ricordo ancora quando il mio sogno era quello di diventare una grandissima attrice e di far vedere alle persone il mio talento, o meglio, il talento che credevo avere ma che pian piano svanì.
Adesso il mio unico obbiettivo è trovarmi un lavoro, uscire di casa e campare per come posso.
Tutti si aspettano da me che sia socievole, sempre col sorriso stampato in faccia e sempre pronta ad aiutare gli altri.
No, quella persona è scomparsa ormai, non ho più nessuna intenzione d'indossare quella maschera felice e piena di vita in faccia, basta aiutare chi m'ignora, non si pensa più a chi non c'è mai stato per me quando ne avevo di bisogno.
"Non è un mio problema", ho imparato a dire questa frase ogni volta che sento il dolore di qualcuno o la morte di un altro.
E' da cattivi, lo so, ma chiunque diventa cattivo se colui che racconta la storia è l'eroe, e onestamente parlando, preferisco essere il cattivo vincente che il finto eroe disperato.